MCL a seguito degli ultimi provvedimenti in tema di economia del Consiglio dei Ministri

L’Esecutivo provinciale del Movimento Cristiano Lavoratori, riunitosi per discutere sull’evolversi degli eventi che stanno interessando il Paese, diffonde la seguente nota:
A fronte del disorientamento delle principali forze sociali sullo stato attuale della situazione-Paese, il Movimento Cristiano Lavoratori di Messina ritiene di dover condividere le preoccupazioni dei Vescovi italiani e dell’associazionismo, circa il perdurare di uno stato di incertezza nell’azione della maggioranza di governo, alla luce delle accuse mosse dai giudici al Premier e alla sovraesposizione delle figure istituzionali nello scontro tra poteri dello Stato.
L’anarchia dei valori diffusa nel mondo politico, che la Chiesa definisce senza mezzi termini “disastro antropologico” e l’uso improprio dei mezzi della comunità – messi in taluni casi a servizio di interessi particolari e privatistici – non possono non richiedere una riflessione attenta, ancorché è viva la preoccupazione che quanto si stia consumando ai vertici del Parlamento, alimenti la sfiducia dei cittadini verso le Istituzioni e i partiti, traducendosi nell’annoso fenomeno dell’astensionismo o addirittura nel rifiuto degli stessi mezzi democratici della rappresentanza.
Sul fronte economico, il governo ha annunciato un pacchetto di misure per il sostegno della ripresa e della crescita. Il via libera del Consiglio dei ministri, di alcune azioni di modifica alla Carta Costituzionale e nello specifico il disegno di legge costituzionale recante modifiche all’articolo 41 della Carta Costituzionale, sulla libertà di impresa, “l’iniziativa economia è libera, ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge”, rappresenta un tentativo inutile che non riuscirà a sortire effetti positivi per il rilancio dell’economia. Ci chiediamo se fosse tanto necessario un provvedimento di questo genere per il rilancio della crescita del Paese o se nelle ipotesi più accreditate, si tratta solo di un annuncio mediatico per colpire una norma costituzionale che nei fatti non prevede alcuna restrizione per le imprese e che non ha impedito all’Italia il boom economico degli anni cinquanta e sessanta e l’adesione alla normativa europea della concorrenza e dell’antitrust agli inizi degli anni novanta.
La nuova fase del lavoro del governo, tutta tesa a provvedimenti per il rilancio dell’economia, della crescita e dello sviluppo, così come annunciato dallo stesso Premier, rischia solo di piegare le norme costituzionali ad una visione che va nella direzione contraria agli altri paesi europei e che elude i reali “lacci e laccioli” così come invece ipotizzato dal responsabile all’Economia Giulio Tremonti.
Esaminando la giurisprudenza della Corte Costituzionale è evidente che l’art.41 tanto discusso, ha invece consentito più volte di espungere dall’ordinamento norme limitative della libertà di impresa. L’anello debole delle ragioni della maggioranza sta forse nelle difficoltà interne e nel rapporto con la Lega Nord. Con l’approvazione della modifica al Titolo V della Costituzione, è risaputo che il compito di incentivare e o restringere l’intraprendenza delle imprese è stato già devoluto alle scelte delle Regioni. Forse Formigoni, Galan o Zaia, hanno mancato al loro compito di garantire le realtà più produttive del Paese? O siamo alla presenza di una inversione di tendenza sul tema delle liberalizzazioni? Per non mettere in discussione il Titolo V – approvato da una maggioranza di centrosinistra proprio per provocare una rottura nell’alleanza della allora Casa delle Libertà, che di li a poco avrebbe vinto le elezioni – si interviene invece con leggi statali e quindi invasive di quell’autonomia degli enti locali, tanto sbandierata da Bossi e Calderoli.
La scelta di modificare la fisionomia dello Stato italiano è contrario allo spirito di servizio al bene comune quando una parte del paese (il Nord) vuole imporre a tutti i costi all’altra metà ( il Sud) decreti o proposte di legge poco solidali nel merito e privi di effetti concreti; dimenticando, nel contempo, le pressanti richieste del mondo produttivo, delle piccole e medie imprese e degli artigiani di misure e incentivi che possano in brevissimo tempo scuotere sul serio l’economia del nostro paese.

 L’Esecutivo provinciale MCL Messina