L’appuntamento si rinnova ogni 21 marzo. Un giorno speciale in cui tanti giovani studenti messinesi sono scesi in piazza per ricordare le vittime di mafia.
Le manifestazioni cittadine sono state numerose. Alle ore nove e trenta l’associazione Addio Pizzo ha allestito un piccolo palchetto per attendere le scuole messinesi che hanno sfilato in corteo per poi nominare 800 vittime che hanno perso la vita. La giornata odierna però non è stato solo un momento per ricordare chi non c’è più, ma anche un’occasione per rinnovare l’impegno che deve coinvolgere tutta la società. Proprio su questa tema i ragazzi dell’associazione studentesca R.A.S al salone delle bandiere di palazzo Zanca hanno organizzato un incontro dal titolo: “Quando la cultura fa più paura della legge”. I portavoci Francesco Greco e Andrea Calapso ci hanno chiarito il senso della giornata:”Il signor Caniglia è l’ospite d’onore, è la persona che meglio di altre può dare un messaggio di speranza. Perché questa giornata non prevede solo il ricordo ma anche l’impegno della società civile che deve essere sensibilizzata.
La memoria fine a sé stessa non serve. Noi vogliamo introdurre questi temi a scuola. I temi della legalità e quelli della costituzione sono i principi fondamentali sui cui la democrazia deve costituirsi. Abbiamo solo bisogno di cittadini consapevoli perché la mafia si insidia ovunque. Non bisogna dunque delegare a nessuno e soprattutto non bisogna vendere la propria dignità in cambio di un favore al potentato di turno” Sonny Foschino presidente dell’associazione Peppino Impastato ha sottolineato che la cultura antimafia può diventare un’arma. “Bisogna sviluppare una cultura critica diventando cittadini attivi. Ci vorrebbero spazi per leggere la costituzione e la storia contemporanea. Su Messina però Foschino ha un giudizio critico”: “E’ una città dormiente. Il nostro sogno però di sconfiggere la mafia si può concretizzare creando i presupposti per il cambiamento”. Il vice prefetto, il dottor Romano ha spiegato agli studenti i compiti che spettano alla prefettura: portare la legalità dove manca. Spesso la prefettura infatti deve riportare l’idea di stato e lo fa in quei comuni sciolti per mafia dove: “la mafia è un imprenditore che aggiunge al fattore economico la violenza”.
In coda all’evento abbiamo intervistato il testimone di giustizia che ha speso parole di elogio per lo Stato che fino a questo momento lo ha sempre tutelato. “Se mi dovesse succedere un’altra volta non esiterei a denunciare Ho perso la privacy ma ora sto lavorando meglio di prima. Ho sessanta operai e quadruplicato il lavoro nonostante la crisi e la globalizzazione. Chi paga il pizzo è un uomo senza libertà e senza dignità”.