Messina e la cultura delle assenze

Che la cultura non abbia la giusta considerazione a Messina purtroppo non fa più notizia, ciò che però è preoccupante non è il disinteresse verso tutto ciò che rappresenta cultura e sapere, ma il fatto che ormai non ci si prenda nemmeno più la briga di salvare le apparenze. Sinceramente da cittadini messinesi duole il cuore nel vedere una città completamente abbandonata a sé stessa, una città che pian piano ha dimenticato il suo glorioso passato, dissolvendolo in una nube di disinteresse e immobilismo. Lo spettacolo che si è fornito alla città venerdi mattina, durante l’inaugurazione del II Salone del Libro al Palacultura, è stato senza dubbio alquanto desolante. Per carità gli organizzatori dell’evento non hanno certamente colpa, ma vedere il Professor Antonino Zichichi, che non ha certamente bisogno di presentazioni, tagliare il nastro inaugurale senza la presenza di nessuna delle autorità cittadine o provinciali lascerebbe sconcertato chiunque abbia un minimo di attenzione per certe tematiche. Certamente in questi casi rifugiarsi nella banalità delle frasi fatte serve davvero a poco, però sarebbe corretto domandarsi che cosa avrà pensato Antonino Zichichi nel tagliare il nastro senza nessuno con la fascia tricolore al proprio fianco. Non possiamo certamente mettere il naso sull’agenda dei nostri amministratori, però se solo ci fosse stato interesse a presenziare all’evento, anche solo un’assessore in grado di rappresentare l’amministrazione comunale o provinciale non sarebbe stato infondo un compito così proibitivo. Ciò che deve preoccupare i cittadini messinesi, non è soltanto il disinteresse palesato verso un luminare della scienza che tutto il mondo c’invidia, ma è anche il fatto che ormai la politica istituzionale non si prenda nemmeno più la briga di fare le solite comparse di routine. A rendere il quadro ancora più plumbeo subentra ormai la convinzione che, all’attenzione verso la cultura da molti sventolata a parole, non corrispondono poi fatti concreti. Purtroppo quanto avvenuto venerdi al Palacultura è lo specchio fedele di una città incapace di uscire dalla mediocrità più totale, causando la completa dispersione di valori che sono alla base di una società civile fino alla totale assuefazione a tutti i mali che hanno fatto il male della città negli ultimi quarant’anni. A Messina purtroppo l’unica cultura riconosciuta è quella del pianto, quella stessa la cultura che ci ha fatto convincere di essere figli di un dio minore e di ammirare sempre l’erba del vicino. Ormai da tempo a Messina si vive una sindrome di accerchiamento, che sta portando questa città ad una vera e propria autodistruzione, siamo interessati solo a protestare per gli sms delle donazioni senza andare a fondo e capire la fonte dei nostri mali. E così persino la presenza di fisico di fama mondiale come Zichichi, che ormai da decenni porta lustro alla bandiera siciliana, non merita la considerazione dei nostri amministratori. Il “piattume” che attanaglia la città è provocato dall’assenza di spazi che rendono possibile lo sviluppo dei talenti artistici messinesi e che ricordi ai cittadini quanto grande sia la storia della propria città. Portare a termine una struttura, seppur dopo decenni di attesa, come il Palacultura rappresenta un passo in avanti per Messina. Purtroppo però come spesso accade le cose iniziate vengono poi abbandonate a sé stesse, così gli eventi del Palacultura passano in secondo piano per le nostre istituzioni cittadine. Ormai da qualche anno l’unico sbocco culturale per la città è la famigerata “Notte della Cultura”, dove l’amministrazione comunale ha investito molto anche in termini d’immagine. Certamente vista la totale assenza di eventi culturali di rilievo, la Notte della Cultura può rappresentare una base su cui partire a patto che non sia una serata di massa fine a sé stessa e si creino gli apparati affinchè i cittadini, che di solito non frequentano mostre e musei, siano più interessati all’uscita di quanto non fossero all’ingresso. La Notte della Cultura è stata oggetto di polemica tra il Sindaco Buzzanca e l’Assessore regionale al Turismo Daniele Tranchida che da sempre ha ribadito il proprio dissenso verso l’attuale impostazione della Notte della Cultura “la politica culturale di una città non può ridursi a una notte o a una settimana – ha dichiarato Tranchida – non si riuscirà a fare qualcosa di veramente completo e duraturo se non si organizza un apparato unitario tra l’amministrazione, le associazioni culturali della città e le case editrici”.