Messina e la cultura negata

Il Teatro in Fiera rappresenta una delle tante, forse anche troppe, storie tipiche alla “messinese” dove non si sa bene di chi sia la colpa di quanto accaduto, come si sia potuto arrivare ad una simile conclusione in pratica si conclude il tutto con un bel nulla di fatto. Ciò che è certo che da circa un ventennio la città intera ha perso uno dei suoi principali poli culturali, autentico fiore all’occhiello di quella “città salotto” che attraeva i volti più importanti della cultura nazionale ed internazionale.
Di quella città non ci rimane pressoché nulla se non i racconti intrisi di nostalgia dei nostri padri e dei nostri nonni. Il Teatro in Fiera, dicevano, rappresenta la tipica storia alla “messinese” con le istituzioni competenti che fanno a gara nello scaricarsi le responsabilità l’un con l’altro sempre pur di non dare risposte certe ad una collettività sempre disinteressata verso un pezzo della propria storia. Il Direttore Artistico per la Prosa del Vittorio Emanuele Maurizio Marchetti, ha da sempre mostrato un vivo interesse per la questione relativa al Teatro in Fiera. Ciò che Marchetti fa veramente fatica a spiegarsi, e non solo lui a dir la verità, è il come si è potuto arrivare alla chiusura di uno dei principali poli culturali della città “ciò che è avvenuto al Teatro in Fiera è veramente uno scandalo – ha tuonato Marchetti – da tantissimi anni si discute sull’effettiva appartenenza della struttura però qualcuno, dalla sera alla mattina, ha messo il lucchetto chiudendolo definitivamente.
Allora io mi domando: se nessuno si è preso la responsabilità di far riprendere le attività del Teatro in Fiera come mai, allora, ci si è presi la responsabilità di chiuderlo?”. Anche sul tema dell’effettiva appartenenza dell’immobile il noto attore teatrale ha pochi dubbi “la legge regionale n.4 del 1995 parla chiaro visto che assegna al Comune di Messina la gestione del Teatro Vittorio Emanuele, della Sala Laudamo e del Teatro in Fiera. Purtroppo – continua Marchetti – si continua a usare i beni della collettività come beni privati senza che nessuno paghi le proprie colpe. In più mi è stato riferito che alcune poltroncine del Teatro in Fiera siano state smontate senza alcun motivo apparente. Adesso lo stabile è tenuto nel degrado più assoluto lì dove una volta pulsavano idee e cultura adesso si annidano topi, parassiti e muffa”. In questo contesto desolante non è difficile ipotizzare un futuro pieno di incertezze per il Teatro in Fiera “io posso dire con orgoglio di essermi sempre battuto per ridare alla città uno spazio culturale storico per il Teatro in Fiera. Io ho girato molto nella mia vita ed ho potuto confrontare varie esperienze; a Messina ho appreso molto, però ancora manca un concetto basilare che è quello di capire che investire sulla cultura è fondamentale per il futuro economico e sociale della città.
Io vedo, da parte dei messinesi, un’apertura totale verso certe tematiche, molto più di quanto si possa credere ma se, una società, l’unica etica che conosce è quella della pagnotta questa sarà destinata al decadimento più totale”. Certamente a questo punto è difficile credere in un miracolo (mica viviamo a Nazareth!), l’unica speranza che ha questa città per salvare un pezzo del suo glorioso passato sono le future generazioni, ma per tenere accesa la fiammella della speranza non bisogna nascondere i problemi sotto il tappeto altrimenti, tra non molto tempo, quando un giovane messinese sentirà parlare del Teatro in Fiera crederà di aver vissuto in un’altra città. Obbiettivamente è molto difficile capire il momento in cui è iniziato il decadimento socioculturale di questa città.
Un momento chiave, se non proprio quello iniziale, è stata proprio la chiusura del Teatro in Fiera a cui ha fatto “compagnia” la biblioteca dell’Ospe e il Teatro Romolo Valli, quasi a voler creare un cimitero della memoria di una città caduta sempre più in basso. Nessuno crede, purtroppo, nella possibilità che la città possa usufruire a distanza di così tanti anni di tutti questi centri culturali. È però altrettanto innegabile che i giovani messinesi abbiamo la necessità di riscoprire i valori della Messina che fu grazie alla cultura.
La sensazione che si stia innescando un meccanismo d’implosione che può portare solo a situazioni estreme e cioè o al totale declino oppure ad un radicale cambiamento verso una nuova alba. Alle nuove generazioni, quindi, l’ingrato compito di non disperdere quel poco che è rimasto e di riappropriarsi, se non addirittura crearne dei nuovi, di quegli spazi culturali che possono essere l’unica fonte da cui far nascere dei nuovi, e si spera, migliori amministratori.