A Messina i partiti tradizionali sono in una crisi profonda, un tunnel infinito e nero da cui ancora non si riesce a vedere la luce. Ricordate ancora AN e l’ex sindaco Giuseppe Buzzanca? Ricordate ancora Nanni Ricevuto e il suo governo della Provincia? Ricordate tutti quei politici del PD, più o meno importanti, che come farfalle svolazzavano intono a Francantonio Genovese? Oggi a Messina vi sono i Grillini dello Stretto, il Vento dello Stretto, il Grande Sud, i Democratici Riformisti, i Progressisti Democratici, CMdB e tanti altri soggetti politici più o meno importanti che si caratterizzano, oltre che per i programmi e salvo qualche eccezione, per la giovane età dei loro rappresentati.
Questo non significa che i politici con esperienza siano del tutto scomparsi, quello che è scomparso è la politica del leader, la politica del capo che non ammetteva discussioni all’interno, che decideva la linea e il voto da dare sui vari provvedimenti ad es. in Consiglio Comunale. Senza nessuna discussione, confronto o programmazione, tutto veniva calato dall’alto, patito e subito senza poter dissentire in alcuno modo.
Se un merito deve essere riconosciuto all’amministrazione di Renato Accorinti è quello di aver riportato la politica in città. Sicuramente molto ha giocato l’inesperienza dell’attuale Sindaco di Messina e della sua Giunta, un’ingenuità politica e amministrativa che ha aperto le porte a movimenti, associazioni, unioni e comitati che sono andati a coprire quegli spazi, quelle preterie politiche che l’amministrazione Accorinti non ha saputo cavalcare.
In tutto questo sommovimento politico, quello che oggi emerge è il tentativo dei vecchi partiti tradizionali di ripresentarsi alla città. Ognuno a suo modo e attraverso differenti fisionomie, F.I., tramite il patto Miccichè- Genovese, si ripresenta a Messina attraverso il Grande sud, il PD commissariato tenta di riorganizzarsi, dopo l’abbandono dell’On. Francantonio Genovese e dei suoi adepti, attraverso i Renziani e il nuovo tesseramento, l’UDC che rivede scendere in campo, dopo un lungo periodo d’assenza per incarichi politici e di lignaggio ben superiori a quelli della piazza di Messina, l’On Giampiero D’Alia.
Che la vicenda giudiziaria dell’On. Francantonio Genovese abbia influito in modo determinante sul ritorno in città delle vecchie sigle politiche non vi è dubbio. Come altrettanto incontestabile è che il suo passaggio da sinistra a destra, dal PD a F.I., abbia costretto il centrosinistra cittadino ad interrogarsi e a riorganizzarsi, il tutto sotto l’ombrello della pax politica che l’avvento di Renato Accorinti, fuori dai giochi di potere e politici tanto famosi in città, ha generato con la sua vittoria alla sindacatura della città di Messina.
Sollecitati dai molti interrogativi che i processi politici attuali pongono abbiamo deciso di raccogliere il pensiero dell’ex Vicesindaco di Messina, Antonio Saitta. Eletto, nel lontano 2005, nella stessa coalizione di centrosinistra che portò alla sindacatura di Messina il più volte nominato Francantonio Genovese, Antonio Saitta è rimasto fedele al PD ed è Componente dell’Assemblea Nazionale del PD e della Direzione Regionale. Nell’attuale fase di commissariamento cittadino ci tiene a precisare, con molta correttezza e coerenza politica, che parla solo a proprio nome e non per il PD cittadino o per il commissario.
Il PD potrebbe candidarsi ad amministrare Messina?
“Io non ho nessun titolo per parlare a nome del PD, il PD è commissariato, quindi c’è un commissario. Io personalmente ritengo che innanzitutto l’amministrazione che è stata eletta deve portare a compimento il passaggio amministrativo e politico fondamentale, che è stato il piano di riequilibrio. Fin quando non si definisce il piano di riequilibrio secondo me, l’amministrazione ha il diritto di continuare a governare la città, perché è stato un atto importantissimo, molto controverso, condiviso dal consiglio comunale al quale sono legati comunque i destini del decennio prossimo della città di Messina. Quindi questo è un capitolo che si deve chiudere, perché se no la prossima amministrazione, quale che sia, come si pone con il piano di riequilibrio? O fa la campagna elettorale dicendo io difendo la campagna di riequilibrio Signorino oppure dovrà fare una campagna elettorale dicendo io non lo difendo, va dichiarato il dissesto. Né l’una né l’altra è possibile, quindi occorre che prima si concluda la faccenda del piano di riequilibrio, dopo si potranno fare valutazioni di opportunità e di bilancio.
Accorinti è stato eletto dai messinesi, molti dei quali sono elettori del PD. Ci sono cittadini che hanno votato PD alle Regionali, PD alle Nazionali… E’ stato un voto trasversale. E’ stato eletto un po’ come reazione a quella che è apparsa come una volontà di Genovese di egemonizzare definitivamente il quadro politico cittadino. La città ha reagito. Quindi quello che ha portato ad eleggere Accorinti è stato più un voto contro che un voto pro. E poi certo Accorinti ha interpretato la voglia di cambiamento diffusa nel Paese, perché è figlio della voglia di cambiamento il successo di Renzi nelle primarie, il successo dei Cinque Stelle alle elezioni del 2013. Io se prima non vedo concludere il capitolo dedicato al piano di riequilibrio non esprimo giudizi, su un’amministrazione che peraltro è a metà mandato e che ad oggi ha collezionato dei risultati positivi, ma anche molti risultati negativi, questo non si può nascondere.”
Tra Genovese che si trasferisce a destra e un D’Alia che ritorna in città insieme alla Finocchiaro, come questo può incidere sulla politica nazionale?
“Io penso molto poco. Intanto Genovese non si è trasferito: a Genovese non è stata rinnovata la tessera del PD, a Genovese e ai suoi. Molti giornali si sono eccitati per Genovese che andava via. No, Genovese è approdato a Forza Italia dopo che il PD ha avviato il rinnovamento delle tessere…”
Ma il passare al centrodestra non era un progetto antico? Noi ne parlammo già nel 2014, ampiamente…
“Allora, conoscendo Genovese, che quella potesse essere l’approdo più coerente è un discorso. Ma se riguardiamo le interviste (e ne ha fatte numerosissime) all’indomani della scarcerazione, in tutte le intervista in cui gli si chiede: On. Genovese, lei si sente ancora del PD? Genovese risponde: Non dipende da me. Critica Renzi, critica la sua linea politica ma dice che non dipende da lui, il che significa se ci fossero le condizioni, sì. Anzi, in alcune interviste fa alcuni discorsi su come recuperare la linea politica originaria. Queste interviste lui le ha rinnovate sino ad una settimana prima del passaggio con Forza Italia, quindi…”
Ma questo può avere determinazione nella politica sia locale che nazionale?
“Ritengo di no. Forza Italia è un partito fallito in senso tecnico, che chiude la sede centrale, licenzia i dipendenti. Ha subìto tre scissioni e forse si sta preparando la quarta, medita se non presentare più liste alle amministrative, i sondaggi lo danno in caduta libera… Che cosa deve cambiare?”
Il ritorno dell’On. D’Alia nell’agone cittadino insieme alla Finocchiaro a Messina…
“D’Alia è il presidente di un partito che è allegato organico del PD al governo. Il PD e l’area popolare oltre l’UDC governano numerosissime città, governano regioni. E’ un’alleanza: può non piacere ma è un’alleanza nazionale, solidissima. Io non credo che l’On D’Alia si muova in una linea totalmente contestante rispetto alla linea del partito del quale peraltro lui è un autorevolissimo esponente. Mi sembrano le classiche chiacchiere messinesi. Anche perché noi pensiamo che Messina è il centro dell’universo, poi invece basta leggere i fatti e vediamo che Messina è una città che purtroppo nello scenario politico nazionale ben poco cambia. Poi dico, ad avere proprio curiosità morbose, mi piacerebbe che interesse potrebbe avere l’On D’Alia a sostenere un progetto politico come quello che sta cercando di portare Genovese, che mi pare più un progetto per salvare sé e il suo gruppetto di persone che lo seguono a uno schioccar di dita che un progetto politico.”
In questo momento Messina da una parte manifesta momenti di rinascita, vedi per esempio l’ATM, dall’altra parte manifesta invece sue carenze ataviche, come l’AMAM, come gli acquedotti. Quali sono le priorità di una Messina che deve essere restituita ai messinesi?
“Messina ha bisogno innanzitutto di ridare efficienza alla macchina amministrativa del Comune e di tutta la galassia di strutture che fa capo al Comune. La città di Messina ha bisogno di una forte credibilità nel confronto politico-istituzionale, regionale e nazionale. Messina ha bisogno di una classe dirigente, e per classe dirigente intendo politica, sindacale, istituzionale, imprenditoriale che faccia squadra e che nelle situazioni in cui si trova individui quattro o cinque assets su cui puntare e investire su quello, mettere a valore le potenzialità che la città ha, di uomini, di impresa, di potenzialità territoriali e puntare su quello. Siamo in mezzo alla revisione del piano regolatore, in un momento fondamentale. Siamo in una fase in cui Messina deve trovare la sua strada. Io capisco che le condizioni del Masterplan sono state emergenziali e non determinate dalla città, ma quella è un’occasione… Alla fine abbiamo indicato quello che avevamo. Invece ci vuole un’idea di crescita della città, che poi secondo me non può essere un’unica, perché non è che Messina può vivere solo di turismo, di traghettamento, di diversità.”
Anche perché negli ultimi due decenni è stato perso molto del terzo settore a Messina.
“Eh certo. Ma Messina può vivere, e può vivere dignitosamente e bene, mettendo tutti questi segmenti, legandoli l’uno all’altro. Messina, città universitaria, può essere anche una città turistica, può essere anche una città di servizi legati alla logistica, al trasporto, può essere una città che fornisca anche servizi sanitari di qualità per àmbito interregionale. Mettendo tutto questo assieme, Messina può avere un suo ruolo. Certo, dire Messina può vivere solo di turismo… Forse solo Venezia vive soltanto di turismo, ma è unica al mondo e ha trentamila abitanti. Neanche Firenze vive solo di turismo, ma vive di tante cose. E così deve fare Messina.”
A proposito di offerte sanitarie, qual è la posizione del PD?
“Io non ho nessun titolo per parlare a nome del PD, perché sono solo uno degli iscritti al PD di Messina. Io posso dire che uno dei temi che il commissario deve sviluppare è quello di far sì che il PD di Messina sviluppi posizioni nette sui temi principali, cosa che sinora non è avvenuta. Il PD non è che ha avuto un momento di dibattito sulla sanità, sul bilancio del Comune. Questo è uno dei compiti al quale il commissario deve attendere, perché un partito politico è innanzitutto elaborazione di posizioni politiche, cosa che fino ad oggi il PD non è stato.”
In questo momento, se chiamati, vi sentireste pronti per affrontare la conduzione della città? “Diciamo che intanto le circostanze richiedono la necessità di affrontarle. Io credo che il PD debba rapidamente concludere la fase del commissariamento e anche grazie al commissariamento che ha svolto un ruolo fondamentale – il primo è stato quello di non rinnovare, insisto, la tessera a Genovese – deve fare quello che è il dovere di un partito politico, cioè sviluppare posizioni politiche, progettualità politica, selezionare una classe dirigente e quindi affrontare le elezioni. Fare proposte alla città. Oggi il PD per tutte le vicende che sono successe, per l’egemonia che c’è stata fino a qualche tempo fa, questo momento di elaborazione di una posizione non c’è. Fin quando ci sono stati i partiti politici storici, anche con tutti i limiti – paghiamo ancora le conseguenze dei partiti storici a Messina – si sapeva qual era la posizione della Democrazia Cristiana sugli approdi dei traghetti, o quella dei socialisti, o quella del PC. Oggi questo non si sa più: se io dovessi chiedere qual è la posizione di uno qualsiasi dei partiti politici su uno dei grandi temi messinesi, al massimo si può sapere la posizione dei parlamentari regionali o nazionali. Secondo me un partito politico come il PD, che piaccia o non piaccia, ha un ruolo centrale nel panorama politico internazionale, regionale e anche locale, deve anzitutto sviluppare la propria organizzazione, la propria struttura e la propria progettualità, la propria posizione, frutto di dibattiti e confronti. E poi su questo si affrontano le elezioni. Se poi le condizioni dovessero precipitare tutti le affronteranno ma secondo me non è il momento di dare discontinuità all’azione, come ho detto all’inizio. Anche se non nascondo che un consiglio comunale che è stato azzoppato dalle inchieste giudiziarie, dalle transumanze politiche, che comunque già in questi due anni e mezzo ha dimostrato posizioni poco leggibili – perché tutti i gruppi hanno sempre dato voti trasversali, si sono spaccati tutti, quelli sotto il segno di Accorinti, quelli che sulla carta erano contro Accorinti – e l’amministrazione che ha collezionato alcuni risultati significativi, ma anche una serie di gravi “gaffes”, di gravi risultati negativi, non è che ci possa far dire che le cose vanno bene. Le cose vanno male, intendiamoci.”
Cioè sono un po’ borderline, un po’ sul filo…
“Beh intanto ancora è in itinere la cosa fondamentale, che è il piano di riequilibrio. Sull’urbanistica, anche qua dovremmo cominciare ad entrare nel concreto, perché dopo due anni e mezzo dovremmo avere qualcosa di più concreto di cui discutere, rispetto alla pura variante di salvaguardia. Ci sono settori in crisi, i risultati stentano a vedersi, anzi. La città è più sporca, alcuni servizi quantomeno non sono migliorati rispetto al passato, interventi strutturali se ne sono visti praticamente nessuno…”
Tutto questo però è legato anche alla situazione economica vigente
“Eh infatti, io sto dicendo che quello è il passaggio fondamentale. Della ristrutturazione della struttura amministrativa del Comune si sta cominciando a parlare a metà mandato, quando invece dovrebbe essere una delle prime cose alle quali si mette mano, e con provvedimenti quantomeno discutibili.”
Porzioni della città che vengono a mancare ai cittadini, come l’affaccio al mare e la fiera, possono trovare soluzione?
“Se vogliamo immaginare un futuro per la città, queste porzioni di territorio DEVONO trovare una soluzione, perché lo sviluppo della città passa dai cittadini che la abitano e dal territorio su cui sono insediati e quindi fette così importanti devono avere una prospettiva di rilancio. Ma deve essere una prospettiva produttiva! Sull’affaccio al mare io spesso mi smarrisco nel dibattito, anche giornalistico. Cioè, non capisco: questo affaccio al mare, cosa dev’essere? Una lunga passeggiata che i messinesi faranno portando i cagnolini e i nipoti che faranno visita ai nonni che sono rimasti a Messina? La via del mare… io ancora non ho capito se si fa riferimento ad una strada che deve essere percorsa dai camion che escono dall’autostrada e che devono raggiungere il porto e la zona produttiva della zona falcata, o deve essere una strada appunto dove portare i bambini a far volare gli aquiloni. Perché non è la stessa cosa, anche dal punto di vista strutturale. Se deve essere una strada che deve avere i guard rai alti 1.80 mt o se deve essere una strada fatta con le piazzole.”
Anche perché i camion si potrebbe risolvere ________
“Sì però il porto deve essere collegato, perché guardi, giochiamo di fantasia: se oggi un armatore decidesse di fare una linea che scarica mille container la settimana nel porto di Messina, noi dovremmo ogni giorno avere una processione di camion carichi di containers che passano da Via La Farina e da Viale San Martino. E’ possibile? No, è evidente. Quindi se un porto deve essere anche commerciale, deve essere collegato.”
Se no tanto vale mandarlo a Catania o a Gioia Tauro…
“Come è! Poi si parla di turismo. Si, fai turismo se ci sono i collegamenti. Perché senza collegamenti avremmo solo qualche avventuroso… ma se uno ha voglia di fare turismo d’avventura va in posti esotici, non va a Messina.”
Mentre raccoglievamo le dichiarazioni dell’ex Vicesindaco di Messina Antonio Saitta, il commissario del PD l’On. Ernesto Carbone dichiarava che era giunto il momento di staccare la spina a Renato Accorinti, una sorta di sfiducia all’amministrazione lanciata tramite FB. Reso edotto dell’intervista rilasciata dal Prof. Antonio Saitta, rilasciava la seguente risposta: “Io credo che Messina abbia bisogno di un sindaco vero. Il prima possibile. La città va governata, adesso purtroppo non è così.”