Uomini e donne che camminano scalzi, o meglio, marciano.
Perché quando si marcia, lo si fa per raggiungere un obiettivo, per comunicare un messaggio. Un messaggio di condivisione, di rispetto, e di denuncia. A piedi scalzi come chi arriva sulle nostre sponde, etichettato come immigrato, prima che come essere umano. Disumanizzato. A piedi scalzi, e con un bagaglio fatto di speranza. Non la speranza di vivere una vita migliore, ma di avere la possibilità almeno di viverla, quella vita.
Una marcia che vuole coinvolgere tutta Italia, a partire da Venezia, città che domani si raccoglierà in Piazza Santa Maria Elisabetta alle ore 17, per raggiungere la Mostra Internazionale di Arte Cinematografica.
Su iniziativa di una rete di associazioni e di realtà politiche e sociali, anche Messina, come una trentina di città italiane, aderisce alla “Marcia delle donne e degli uomini scalzi”. L’appuntamento è venerdì 11 settembre, alle 16.15, in Piazza della Repubblica ( Stazione Centrale di Messina). La Marcia si concluderà alla passeggiata a mare, nei pressi della Fiera.
I promotori chiedono un netto cambio delle politiche migratorie europee e globali, contro ogni forma di proibizionismo. Un cambiamento ben condensato in quattro punti fondamentali: certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti; creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il Regolamento di Dublino.
Promotori dell’iniziativa messinese, Arci Messina, Circolo Arci Thomas Sankara, Rap – Casa rossa, Cambiamo Messina dal Basso, Movimento 5 Stelle Messina, Associazione Culturale Energia Messinese 2.0, Comunità di S.Egidio, L’Africa chiama, La comunità per lo Sviluppo Umano, Anymore, Teatro Pinelli Occupato, L’Altra Europa – Messina, Prc, Sel (Sinistra Ecologia Libertà),Libera a Messina – Presidio Nino e Ida Agostino.
Messina si unisce così all’Italia, in una marcia-denuncia che la coinvolge e la presenta come realtà in primo piano all’interno del problema. Una città bagnata da quel Mediterraneo da troppo tempo chiamato cimitero.
Non solo una marcia che denuncia quindi, ma una marcia che unisce nord e sud. Dal Veneto alla Sicilia, per parlare all’Europa. “Un Veneto che fa intercultura nelle scuole per sensibilizzare al problema dell’immigrazione – afferma il regista Andrea Segre, in collegamento Skype da Venezia durante la conferenza stampa tenuta alla Camera dei Deputati. – Ed è un Veneto che darà anima alla manifestazione. E’ un incontro tra la cultura e il mondo della società civile. O si vogliono fare i corridoi umanitari, o si rischiano di creare delle parentesi umanitarie. Credo che la marcia, oltre ad avere un valore simbolico, abbia anche il dovere e la voglia di trasmettere dei contenuti molto chiari.”
Contenuti importanti non solo per l’Italia, ma per l’ Europa intera. Come afferma Grazia Naletto, gruppo ‘Sbilanciamoci’: “Marciare venerdì lancia un messaggio importantissimo da un lato alle istituzioni europee e nazionali, e quindi a chi avrebbe il potere di prendere le decisioni giuste e di porre rimedio a quelle migliaia di morti di cui le istituzioni hanno parte di responsabilità. Dall’altra parte è un segnale importante che lanciamo alla società civile diffusa. Perché probabilmente forse è giunto il momento di riconoscere che la mera delega non è più sufficiente. Non si può aprire a certuni e non ad altri. Non possiamo concedere asilo agli immigrati siriani, dimenticandoci completamente di quello che sta succedendo in Africa”. Continua Gianni Rufini, Amnesty International: “Come cittadini europei stiamo mandando un messaggio potente. Noi siamo esseri umani e crediamo negli esseri umani. Noi vogliamo recuperare e far vivere quel principio di umanità che è scolpito nel Diritto Internazionale ed è scolpito negli atti che hanno costruito l’Europa. Non possiamo rinunciare a questa componente della nostra identità. Come europei abbiamo fatto la seconda Guerra Mondiale, abbiamo vissuto tragedie epocali. Non dimentichiamoci cosa vuol dire salvare gli esseri umani dalla guerra e dalla violenza”.
A Messina, certo, non hanno dimenticato come si salvano gli esseri umani dalla violenza. E domani si marcerà non solo per comunicare un messaggio di solidarietà già abbastanza concretizzatosi in anni di fatti e di accoglienza. Domani si marcerà forse anche con rabbia, con quella stessa rabbia di cui parla Don Armando Zappolini, CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza): “Noi cammineremo scalzi, ma non con il sentimento di chi cammina scalzo verso le frontiere.
Noi dobbiamo farlo con molta forza, ma dobbiamo farlo anche con molta rabbia. Perché deve essere un camminare scalzo che denuncia. Perché altrimenti si diventa funzionali al sistema”.
Gaia Stella Trischitta