Messina, uno su mille ce la fa a farsi pagare dal Comune

I misteri dell’Amministrazione Comunale

di Messina non hanno confini e limiti.

Il 30 Luglio del 2015 con un provvedimento pubblicato sul sito del Comune viene previsto il pagamento di 2.406,60 euro al Dott. Fernando Coglitore. Somme portate in precetto e dovute per interessi e spese legali sul ritardato pagamento di quanto chiesto con il D.I. n° 308/2015 emesso dal Tribunale di Messina sez. lavoro.

Rispetto alle somme che sono in giuoco nel Comune di Messina si tratta sicuramente di poca cosa, salvo che il creditore è l’ex Ragioniere Generale del Comune, colui al quale sono stati attribuiti, secondo la Procura di Messina, tutta una serie di atti e provvedimenti economici prodromici ai bilanci comunali sfociati nella famosa inchiesta penale per la mancata dichiarazione di dissesto del Comune. Mancata dichiarazione, sempre secondo la Procura di Messina, dovuta proprio a bilanci, diciamo così, taroccati.  Inchiesta che, pur avendo visto l’archiviazione della posizione di oltre una quarantina d’indagati tra consiglieri comunali e dirigenti, un punto fermo l’ha mantenuto; il reato di falso e l’abuso d’ufficio per i quali la Procura di Messina ancora oggi indaga ben 32 persone e tra i quali vi è anche l’ex Ragioniere Generale Ferdinando Coglitore.

Ma il provvedimento lascia perplessi anche in merito all’opportunità e legittimità amministrativa dello stesso.  E quello che interessa di più in questo contesto è domandarsi come sia stato possibile pagare nel 2015 oltre 2.400 euro al Ragioniere davanti ad un Ente, come il Comune di Messina, che ha avviato la procedura di riequilibrio finanziario sin dal Settembre 2014. L’art. 243 bis del TUEL è chiaro. “Le procedure esecutive intraprese nei confronti dell’ente sono sospese a far data dalla deliberazione di ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale (N.d.A. Settembre 2014) e fino alla data di approvazione o di diniego di approvazione del piano di riequilibrio pluriennale”. Se, invece, partiamo dal Piano di riequilibrio del Commissario Croce, non approvato dal Consiglio Comunale, la sospensione delle azioni esecutive contro l’ente Comunale di Messina la possiamo far partire addirittura dal 2011.

E mantenendosi sulla stessa lunghezza d’onda non vi è dubbio alcuno che il precetto, notificato all’Ente solo nel 2015 dall’ex Ragioniere Generale, sia l’atto prodromico del processo esecutivo e cioè l’atto senza il quale la procedura esecutiva non può essere avviata, e quindi in re ipxa perfettamente rientrante nella sospensione di cui all’art. 243 bis del TUEL (Testo Unico Enti Locali).

E’ ovvio che non sono poche migliaia di euro che salveranno l’amministrazione comunale dall’eventuale dichiarazione di dissesto. Ma è altrettanto ovvio che davanti a migliaia di creditori che si sono visti le proprie posizioni congelate per legge, qualche dubbio di poca trasparenza amministrativa e diseguaglianza tra le parti sorge.  E così, mentre gli oltre 13 mila e cinquecento creditori del Comune di Messina, come censiti dall’Ente, si trovano con la bava alla bocca dovuta alla rabbia che li prende dal dover, dopo anni di vana attesa, aspettare tuttora le decisioni che il Ministero non ha ancora assunto in merito al piano di riequilibrio, prima di poter sperare di vedere qualche soldo.

E dopo che ad alcuni di essi, creditori, hanno perfino rinunciato ad una sostanziale fetta del loro credito pur di vedersi soddisfatti – “presto, maledetto e subito” – di quanto dovutogli. E comunque e pur sempre dopo la chiusura della procedura di riequilibrio deliberata nel 2014. A qualcuno, in barba al piano di riequilibrio, i forzieri del Comune di Messina sono stati aperti.

Ma forse le perplessità maggiori nascono se entriamo nel merito della liceità e regolarità del provvedimento amministrativo. Per essere più precisi, le somme richieste e ricevute dall’ex Ragioniere Generale sono del tutto legali e legittime il problema, se di problema si vuole o si può parlare, è se le stesse erano poi dovute dal Comune di Messina e cioè se il Comune era tenuto a pagarle.

Ma andiamo per ordine e ricostruiamo la storia proprio partendo dal provvedimento amministrativo. Ne deriva che ai Dirigenti degli Enti Locali, per il solo fatto di essere tali, spetta oltre lo stipendio e al di fuori di qualsiasi valutazione di merito, un’indennità di posizione che per i Capo Area, come era l’allora ex Ragioniere Generale, è pari al 10% della retribuzione maggiore dell’Area. Per farla breve e nel nostro caso si tratta di ulteriori €. 14.545,09 da aggiungersi alla già lauta retribuzione dei Capo Area che si aggira sui 130/140 mila euro l’anno.

In considerazione di quanto sopra, nel Febbraio del 2014 l’amministrazione comunale provvede a liquidare le indennità di posizione relative alle annualità 2011/2012 ai Dirigenti dell’Ente e a questo punto le cose si complicano perché un mese dopo, Marzo 2014, l’ex Ragioniere Generale mette in mora l’amministrazione per vedersi riconosciute le superiori somme.

Ma non finisce qui e davanti ad un provvedimento di liquidazione delle spettanze dovute ai Dirigenti nel 2014 il materiale pagamento sembrerebbe essere stato fatto solo nel Giugno del 2015, un ritardo di oltre un anno difficilmente giustificabile. Per fare un esempio è come se la banca onorasse un assegno emesso da un suo correntista solo dopo un anno.

Nel frattempo il Ragioniere non è rimasto con le mani in mano e nel Marzo del 2015 notifica al Comune di Messina il D.I. 308/2015 esecutivo, con il quale il Tribunale gli riconosce il diritto di vedersi corrisposta la somma di €. 14.545,09 oltre le spese legali e gli interessi. Ovviamente, essendoci la sospensione di cui all’art. 243 bis del TUEL il Decreto Ingiuntivo congelato dalla procedura di riequilibrio si sarebbe dovuto aggiungere a quello degli altri 13 mila creditori del Comune. Crediti, questi, per la massima parte discendenti proprio da provvedimenti giudiziali di condanna dell’Ente Comunale (Sentenze o Decreti Ingiuntivi)

Però è lo stesso ragioniere che riconosce che nelle more il Comune il 2 luglio del 2015 gli paga la sorte capitale (€. 14.545,09), dando adito in questo modo a tutta una serie d’interrogativi e speculazioni. A che titolo gli sono stati dati i soldi? Ed invero, delle due l’una. O il ragioniere è stato pagato perché rientrava nell’elenco del provvedimento del 2014 relativo a tutti i dirigenti del Comune di Messina ed allora non si comprenderebbe la messa in mora del Marzo 2014 oppure le somme gli sono state riconosciute a fronte del D.I. 308/2015 ed allora si sarebbe superato poco opportunamente lo sbarramento e la sospensione dell’art. 243 bis del TUEL.

Pur volendo propendere per l’errore amministrativo e riconoscere che il Ragioniere non era ricompreso nel provvedimento del 2014 e solo dopo la messa in mora vi sia stato ricompreso, staccando in questo modo la procedura giudiziale dal pagamento dell’indennità, il pagamento del Precetto da parte dell’Amministrazione Comunale a luglio del 2015 rimette tutto in gioco e non è un bel gioco.

Perché in questo caso il precetto è stato azionato proprio perché l’ex Ragioniere voleva oltre l’indennità anche le spese legali e gli interessi per il ritardo riconosciute dal D.I. 308/2015 e quindi con palese violazione del disposto inerente la sospensione delle procedure esecutive.

In questo senso la somma di € 2.406,60 corrisposta all’ex Ragioniere Generale del Comune di Messina non solo è da considerarsi inopportuna in riferimento agli altri 13 mila creditori che ancora non hanno visto un euro ma forse è da definirsi anche non dovuta.

Quantomeno in questo periodo in cui vige ancora la sospensione di cui all’art. 243 bis del TUEL.

 @PG