Dopo aver letto un articolo riguardante la storia di Rita Atria, una ragazza, figlia di testimoni di giustizia, ha inviato questa lettera, autorizzandone la pubblicazione.
La lasciamo al commento dei vostri cuori, perché si possa sempre ricordare che tra noi ci sono angeli invisibili, che hanno combattuto per un mondo migliore.
Ciao Angelo, ho letto dal tuo sito la storia di Rita Atria, che già conoscevo, ma che ieri ha avuto un effetto nuovo…
Io non ci credo più nello Stato, non ci credo più… Sono stanca, sono passati tanti anni ed io sono ancora qui a cercare di riprendere in mano la mia vita che ormai mi sfugge sempre più.
Siamo stati sottoposti, con la mia famiglia, a visita psichiatrica per quantificare il nostro danno biologico. Ma ti rendi conto? dopo 14 anni di non vita, pure la visita psichiatrica mi devono fare? Dopo che hanno distrutto la mia vita e quella dei miei fratelli, dopo questa guerra di nervi?
Sono esausta, mi sento stanca di vivere, non credo più in niente. Mi sembra passata una vita da quando credevo nella giustizia.
La nostra è una storia irreale, infinita, ingiusta. E non posso raccontarti passo passo come, giorno dopo giorno, hanno logorato la mia speranza, la mia voglia di vivrre perchè ne uscirebbe un libro. Ma credimi sono esausta…
La Calabria non sarà mai diversa perchè allontana i suoi figli che lo Stato prontamente contribuisce ad uccidere in una estenuante danza sull’orlo del baratro della tua mente…
È una morte interiore lenta, subdola, inesorabile…
All’inizio ti ripeti “Ce la faccio, io ce la faccio, tanto finisce presto.” Ma poi, quando ti rendi che non è così, è troppo tardi per pensare. Ormai ti rendi conto che ci sono solo le macerie della tua stanchezza e ti dici che forse era meglio tacere, era meglio se i tuoi genitori tacevano e non immolavano le proprie vite e quelle dei figli sull’altare della legalità: un altare spoglio di concretezza e speranza, pieno solo di dolore, morti e bugie…
Scusa lo sfogo, ma penso tu possa capirmi…
Ti racconto un episodio. Mia madre in passato è stata male, e mio fratello che non è sottoposto al programma è andato a trovarla. Il N.O.P. (Nuclei di Protezione, N.d..r.) l’ha visto ed ha avuto il barbaro coraggio di diffidare mia madre dall’ospitare suo figlio. Ma ti rendi conto?!? Il Servizio Centrale ha diffidato una madre dall’ospitare il figlio nella propria casa…e questo è solo un episodio di mille!
La legge è pessima, ma la cosa peggiore è l’ignoranza e l’insofferenza di chi ogni giorno si rapporta con noi. È una guerra di nervi sul baratro della tua mente. Mantenere la lucidità non è facile. Non ti nascondo che, dopo tutto questo tempo, anch’io faccio fatica. Vorrei solo che tutta questa storia non fosse mai iniziata. È troppo alto il prezzo, davvero troppo alto…
P.s.: ti chiedo di leggere una lettera alla società civile che ho scritto quando avevo 18 anni, cioè solo 5 anni fa. Mi sembra una vita. Oggi, alla luce di questi ulteriori 5 anni di programma di protezione, non riscriverei queste cose, perchè non ci credo più.
Questa la lettera:
Cara società civile, questa mia non vuole essere una delle tante già scritte, non vuole essere il solito effluvio di belle parole che va ad un unirsi alla moltitudine e non vuole essere neanche un attacco. Semplicemente vuole essere una testimonianza, un invito alla riflessione. Ogni giorno viviamo una realtà deprimente, una Calabria bloccata in uno stato di torpore perenne, con una popolazione che sembra essersi ormai rassegnata alla contingenza con la criminalità organizzata. Bisogna denunciare chi commette un reato, bisogna avere il coraggio di schierarsi. Il nostro Stato non è perfetto, ha molte lacune, non è preparato a fronteggiare ad armi pari la criminalità ma non per questo va denigrato! Bisogna amarlo così com’è, bisogna affiancarlo, collaborare con esso e non solo per la legalità ma maggiormente per amore e per dignità! Amore verso la nostra amata e amara Calabria, verso i nostri figli, verso noi stessi!
Respiriamo il profumo della libertà, libertà di poter vivere con la testa alta, libertà di poter godere appieno dei frutti del nostro lavoro senza dover abbassare la testa innanzi al boss del quartiere, non possiamo e non dobbiamo permettere che la nostra dignità di cittadini italiani venga calpestata in questo modo! Non si raccontano favole, non si può dire che dopo aver denunciato è tutto semplice e in discesa, anzi…deve essere dura, deve essere difficile accettare il fatto di non essere più padroni in casa propria, deve essere doloroso doversi staccare dalla propria vita di sempre, dalla propria famiglia, dalle proprie abitudini, ma si è forse padroni in questo modo? Si è forse padroni quando bisogna sopportare soprusi di ogni tipo? Si è forse padroni quando bisogna sottostare a leggi mafiose pena la vita?
E’ pesante, nella nostra terra, decidere di schierarsi con lo Stato, la situazione pesa tantissimo quanto la convinzione che è così solo perché sono in pochi, troppo pochi coloro che scelgono la libertà…tutti coloro che pagano il pizzo, che voltano la faccia dall’altra parte, che fanno finta di non vedere, che subiscono in silenzio (perchè il silenzio è la loro vera forza) sono complici della ‘ndrangheta, sono colpevoli delle difficoltà dello Stato, responsabili del disagio dei testimoni di giustizia, assassini morali di tutti i morti di mafia.
Chiunque decida di intraprendere un percorso di lotta alla criminalità organizzata non è un kamikaze né un eroe né un superuomo, è una persona normale con una coscienza civile. Pazzi che amano talmente tanto la propria terra da essere convinti di poterla migliorare, di poterla cambiare, di poterla aiutare a sollevare il capo, aiutarla a guarire da questo cancro terribile che l’affligge! Perché, cara gente di Calabria, non è normale chi subisce in silenzio, non è normale avere una classe politica come quella attuale che di giorno riceve intimidazioni e di sera siede per interessi al tavolo delle trattative con questa gente, non è normale avere omicidi impuniti, non è normale essere ormai assuefatti dalla violenza che dilaga, dalla corruzione, dalla collusione! E’ questo che è anomalo! E non abbiamo bisogno di forze dell’ordine in più, superprefetti con super poteri, associazioni e movimenti nati oggi e morti domani!
La ribellione deve essere in ognuno di noi, perché il concetto di società civile non è un concetto astratto, la società civile sono io, sei tu, è lui…e se non cambio io, non cambi tu, non cambia lui, individualmente, separatamente, consapevoli del proprio operato, non cambierà mai nulla!
Avv. Angelo Greco — http://avvangelogreco.it/wp/studio/