Michael: il clochard che regala emozioni

Stamani, mentre correvo verso la stazione Termini con un mio carissimo amico ho notato qualcosa  di strano. Un “clochard” che con dedizione e interesse scriveva “qualcosa”  su delle pagine bianche. La mia mania di sapere mi ha fatto pensare: “saranno appunti, poesie?” Mi avvicino e gli chiedo: scusami – ho notato che scrivevi e mi sono incuriosita.  Il suo “Sorry?” mi ha portato in un mondo nuovo, Michael non è italiano. E quelli non erano appunti, ma progetti. Ci siamo messi a parlare in inglese e da lì è venuto fuori un mondo che ignoravo.

 Io e il mio amico abbiamo dato un senso alla nostra giornata. Michael è un ingegnere elettronico; è sveglio, intelligente, tranquillo, spiritoso e fiero di essere quello che è. Per un attimo mi sono esiliata  da rumori e  odori provenienti da quella strada super trafficata e da quel gradino pieno di coperte e oggetti personali,  e mi sono sentita lieta di stare nel suo “bellissimo ufficio”, quello  di un ingegnere elettronico che cercava di spiegarmi il suo magnifico progetto. Proprio così, mi ha spiegato il suo progetto di vita. La gioia non è in ciò che ci circonda, ma è in quello che hai in testa. Ci sono progetti, sensazioni, ricordi, amori, viaggi. E’ tutto racchiuso lì e non ti serve nessuno per dare sfogo alla tua testa, solo te stesso.

Questo è il mondo di Michael – lui non vuole amici, non vuole parlare con nessuno, vuole avere solo tempo per scrivere e decifrare i suoi pensieri. Lui che tra un sorriso ed un altro mi mostra la sua cassetta piena di pezzi di cartone riempiti da  progetti mentre  gli regalo dei fogli e delle penne convinta che li userà meglio di come li uso io, lui in cambio mi regala un suo progetto sull’elettricità, ma soprattutto mi lascia  la felicità che è racchiusa dentro di noi, noi che siamo sempre affannati nella ricerca di qualcosa e di qualcuno  per poi scoprire che quel qualcosa e quel qualcuno è proprio a pochi passi da noi.

Basta osservare attentamente la strada che percorri giornalmente, basta guardarla a fondo per capire che ha sempre qualcosa da regalarti. A me, quel numero 14 (il numero civico del suo gradino) mi ha fatto capire che: le persone davvero grandi, quelle con un cuore ed un cervello unico hanno sempre le biografie più brevi e più nascoste.

Michael  tu non sei italiano, di dove sei?

Vengo dalla Nuova Zelanda . Abitavo vicino Wellington  che è la capitale . Lì facevo l’ingegnere elettronico, poi l’azienda è fallita ed io mi sono ritrovato senza lavoro. Ho iniziato a viaggiare per trovarne uno. Alla mia età ormai è tardi e qui neanche i giovani hanno lavoro. Adesso studio per me stesso.

Cosa ti ha portato in Italia?

La mia sete di sapere. Ho viaggiato tanto. Sono stato in  Spagna, Germania, Gran Bretagna, Russia, Francia e poi stufo di viaggiare mi sono fermato a Roma

Come hai affrontato i tuoi viaggi?

 Ho sempre viaggiato in autobus o in treno. Io adoro viaggiare in treno perché si incontra tanta gente e si vedono tanti posti. Mi diverto ad osservare e a pensare.

La città italiana che ti è piaciuta di più ?

Milano la preferisco per la tecnologia e le scienze. Sono rimasto due giorni davanti al Museo nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci”- uno dei progetti  che ho nella mia “cassetta” è proprio inerente un porticato che costruirei lì.   Roma, invece la amo  per la sua arte e la sua storia. Milano è il cuore tecnologico,  Roma il cuore storico.

Come affronti la giornata in strada? Cosa ti dà da vivere?

Resto sempre stabile in questo angolo vicino alla stazione, da qui vedo il mondo passare.  Per vivere chiedo l’elemosina e in cambio offro i miei bracciali fatti con corda riciclata che trovo per strada. Mi accontento di poco. Mi regalano sigarette, cibo, qualche indumento. Non serve altro per vivere.

Le popolazioni che ti sono piaciute di più?

La Spagna la preferisco per le persone, sono ospitali e gentili e l’Italia per il clima e la sua arte. Gli italiani non mi piacciono tanto (ci fa un bel sorriso)

Hai famiglia? Qualcuno che ti aspetta nel tuo paese?

Ho solo delle cugine in Nuova Zelanda. Non ho amici, né mi sono creato una famiglia.

Hai affermato di non avere amici. Perché? Come passi il tuo tempo?

Vedi questi? (due cassette piene di pezzi di cartone con i suoi scritti) sono i miei progetti, passo le giornate scrivendo e pensando. Mi aiuta ad essere felice. Non servono amici con cui parlare. Serve solo il cervello per pensare e gli occhi per guardare.

Con l’augurio più vero e sincero che Michael possa regalare a tanti le emozioni che ha regalato a me.