Microcredito per concedersi una possibilità

Stringere i denti per arrivare a fine mese; stringere i denti per pagare la scuola o l’università; stringere i denti per realizzarsi nel lavoro, per comprarsi un tetto sopra la testa, per curarsi. A volte, le misure per dare sussidio a chi viene colpito direttamente dalla crisi finanziaria e da tutte le manovre del governo volte a tappare i buchi e a cercare di salvare il salvabile non bastano o non sono efficaci. Mai sentito parlare, a proposito, di microcredito?

Il microcredito è uno strumento economico che permette alle persone in condizioni di povertà e di emarginazione di accedere ai servizi finanziari; i soggetti solitamente esclusi dal settore finanziario, a causa della loro vulnerabilità economica e sociale, possono, con un piccolo aiuto, sostenere spese di emergenza e avviare attività imprenditoriali. In realtà come quelle dei paesi in via di sviluppo esistono milioni di famiglie che vivono (o meglio sopravvivono) con i ricavi delle loro piccole imprese agricole o grazie all’impiego all’interno delle cooperative; poiché le banche tradizionali giudicano queste attività troppo “piccole”, e quindi inadeguate nel fornire garanzie reali, i programmi di microcredito si propongono come soluzioni alternative per accedere ad un prestito bancario. Questo tipo di aiuto economico, negli ultimi anni, è stato esteso anche ai sistemi più avanzati per venire in aiuto a quei cittadini che vivono in condizioni più o meno gravi di sussistenza, si trovano in gravi difficoltà e devono affrontare spese improvvise anche di valore basso, e che non possono usufruire dei canali tradizionali. In Italia nel 2006 è stato creato il Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito, la cui attività è orientata al sostegno di iniziative volte a favorire la lotta alla povertà e l’accesso a forme di finanziamento in favore di categorie sociali che ne sarebbero altrimenti escluse sia sul territorio nazionale che nei Paesi esteri.  Oltre il 20% dei programmi promossi nel nostro Paese è volto all’avvio e al supporto di attività economiche per combattere l’esclusione finanziaria; il 9,5% degli altri programmi previsti è, invece, a favore dei giovani che, dovendo affrontare gli studi universitari, hanno bisogno di un incentivo economico.

In Sicilia, la parola microcredito è comparsa solo di recente sul tavolo delle politiche regionali. La Regione Sicilia ha presentato, proprio verso fine gennaio, la “misura del microcredito per il sostegno economico – sociale delle famiglie disagiate” con l’obiettivo di dare una mano a livello finanziario ai soggetti deboli contrastando, così, anche i diffusi fenomeni di speculazione e usura. Che si tratti di esigenze di tipo abitativo, di tutela della salute, di ingenti spese necessarie o di sostegno all’educazione e all’istruzione di alcuni membri del nucleo familiare, la misura è stata varata proprio per venire incontro a questo tipo di difficoltà che, in un periodo di crisi economica come quello che sta attraversando il nostro Paese, si trovano sull’agenda quotidiana di pressoché ormai tutte le famiglie italiane, e siciliane in particolare. Un provvedimento, quello del microcredito, necessario non solo in periodo di recessione ma utile a fornire un aiuto ai cosiddetti “nuovi poveri” nati proprio all’interno della società globalizzata del XXI secolo; con questo servizio non è solo il denaro a essere messo a disposizione di chi non riesce ad accedere ai tradizionali prestiti bancari, ma vengono garantite in primis le possibilità di poter realizzare i propri progetti di vita e migliorare, quindi, le generali condizioni economiche, sociali e lavorative. E cosa c’è di più importante, oggi, dell’ottenere una possibilità?

Un’opzione, certo, non risolutiva dei problemi economici della Sicilia ma che può, invece, porsi come soluzione di una qualsiasi circostanza temporanea non grave. Ma come funziona? Il primo passo risale alla creazione nel 2010 del Fondo Etico della Regione Siciliana, destinato a prestare garanzia ( in misura dell’80% in tal caso) ai soggetti finanziatori che hanno il compito di indirizzare i versamenti alle famiglie che ne hanno bisogno, partendo da una dotazione complessiva iniziale di 12 milioni di euro. Ad occuparsi della distribuzione del microcredito, a livello regionale e locale, saranno le Onlus presenti sul territorio che lavoreranno in sinergia con Unicredit Spa e la Banca di credito cooperativo Antonello da Messina, organi bancari convenzionati per l’iniziativa; le associazioni in questione non si preoccuperanno solo di avviare le pratiche del prestito ma seguiranno con un’intensa azione di tutoraggio i beneficiari del prestito stesso, garantendo un corretto funzionamento dell’azione di aiuto.

Ogni singolo prestito può ammontare ad un massimo di 6 mila euro e, secondo quanto specificato nel documento che presenta l’iniziativa, ogni famiglia può usufruire di più prestiti esclusivamente se il finanziamento ottenuto precedentemente è stato già estinto; infine, le famiglie non possono chiedere prestiti complessivi che superino i 25 mila euro. Le esigenze per cui una famiglia siciliana può fare richiesta alle associazioni operanti in questo campo sono varie e di primaria importanza: spese sanitarie dirette e indirette connesse a malattie e infortuni come il pagamento del ricovero del malato o l’acquisto di protesi e altri ausili; spese legate all’acquisto o alla manutenzione di un’abitazione attraverso anticipi e contributi o anche spese connesse all’acquisto di mobilia ed elettrodomestici; spese per la partecipazione o la frequentazione di corsi scolastici o di qualificazione universitaria (ed anche post-universitaria e professionale), acquisto di testi o supporti scientifici e tecnologici per lo studio; avvio di nuove attività lavorative, trasferimenti, esigenze di stabilità sociale ed economica della famiglia stessa. Situazioni, progetti e condizioni di vita che oggigiorno ognuno di noi ritiene indispensabili e che dovrebbero essere parte del nostro diritto di essere cittadini italiani e che, quindi, per diritto dovremmo poter realizzare anche grazie alle Istituzioni.

Art. 3 – Costituzione Italiana: […] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4 – Costituzione Italiana: […] Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

E a Messina, quanto si sa del microcredito? Forse ancora poco, forse l’iniziativa ha bisogno di molto tempo per attecchire nella mentalità dei cittadini e forse c’è bisogno di vera comunicazione per far sì che se ne parli come di qualcosa di concreto. All’interno del perimetro messinese le associazioni Onlus che si occupano di elargire questo servizio, perché convenzionate direttamente dall’Assessorato regionale per l’Economia, sono cinque e tra le più importanti figurano: l’Arcidiocesi di Messina – Lipari – S. Lucia del Mela, l ‘Associazione Cirfen Messina e la Fondazione Antiusura Padre Pino Puglisi Onlus; anche, e soprattutto, la Caritas svolge un ruolo di primaria importanza all’interno del circuito degli aiuti sociali verso le famiglie bisognose e per quanto riguarda la gestione del microcredito.

Creare le condizioni ideali di sviluppo per un individuo o un gruppo familiare e permettere, con qualsiasi forma di aiuto legale e regolare, di superare le difficoltà e le problematiche che impediscono tale sviluppo ha un valore più forte di quello del denaro: un valore di tipo profondo ed etico che viene spesso, se non sempre, dimenticato e relegato in secondo (per non dire terzo, quarto..) piano rispetto a quello materiale del Dio denaro. Una società che “costringe” i propri cittadini a ricorrere a forme pericolose di prestito come l’usura, non è certamente una buona e attenta società; chiudere gli occhi davanti a queste realtà è solo un modo per fuggirle. Per questo, l’impegno delle Istituzioni dev’essere tempestivo ed efficace, non tardivo e saltuario.

Aiutare non è un verbo caritatevole né un’imposizione morale, è semplicemente garantirsi reciprocamente un miglioramento.