Mimmo Lucano: Peppino Impastato ha contaminato la mia anima

Incandidabile, ma
candidato ed eletto. Nuovo sindaco, nuovi problemi per Riace che vede l’
attuale primo cittadino, Antonio Trifoli, eletto in quota Lega il
27 maggio scorso, a rischio decadenza dalla carica. Già dipendente dello stesso
Comune (vigile urbano), infatti, Trifoli non era eleggibile.

Domenico
Lucano, nel frattempo, dalla sua casa a Riace continua a programmare viaggi in
Spagna, Germania e Stati Uniti per rispondere, da ex sindaco e creatore del
borgo dell’accoglienza,  a quella che ci
spiega essere “una continua richiesta di narrazione di quel modello che ha
portato avanti fino alla fine e che cerca adesso di rimettere in piedi”.

Sull’attuale
amministrazione a trazione leghista, invece, la sua posizione ai nostri
microfoni è netta: “in sei mesi hanno fatto cose che io non ho mai neanche
pensato in 15 anni: gente legata alle mafie, gente ineleggibile…si stanno
caratterizzando per un’opera improntata esclusivamente alla distruzione. Anche
i messaggi che abbiamo creato quale il cartello d’ingresso in città “Riace
paese dell’accoglienza”, è tutto distrutto. E’ una cosa orrenda. “

Solo
due giorni fa Trifoli aveva deciso, infatti, di rinominare Riace “Paese
dei Santi medici e martiri Cosimo e Damiano”. Accanto a lui, a battezzare
il nuovo cartello di benvenuto, dopo aver sradicato il vecchio simbolo del
“modello Lucano”, i due sacerdoti Don Giovanni Coniglio e Don Giovanni
Piscioneri. Una foto che ha fatto molto discutere, fosse solo per l’errore
grossolano che li ha visti in posa davanti ad un Santo sconosciuto dato che il
nome dei Santi, in origine era 
“Cosma e Damiano”.

“I
legami con la Chiesa? – prosegue con rabbia Lucano discutendo dell’attuale amministrazione
– voi che siete Siciliani avete idea del fenomeno. Basti pensare al prete che
insisteva perché la processione passasse sotto i balconi dei boss “.

Della
Sicilia, però, Mimmo Lucano ha ben altra immagine scolpita in mente: “Ciò che mi lega alla Sicilia e non solo, è
la storia delle lotte sociali, di un altro mondo possibile, di un’utopia di
uguaglianza sociale. Idee racchiuse nella figura di Peppino Impastato che ha
contaminato la mia anima
. All’ingresso di Riace, quel cartello rimosso
diceva: “Paese dell’accoglienza. Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci …
cento passi”.  Se me lo
permetteranno, la Procura in particolare, voglio ricostruire la mia Riace.
Ammesso e concesso che non mi facciano nulla sul piano personale. Ma io non ho
più nulla da perdere. C’è già una comunità per recuperare la mission
dell’accoglienza. Stiamo ricominciando con progetti che vedono al centro mamme
e bambini. Riace, prima o poi risorge”.