MISTRAL, il vento ingiusto del disagio sociale.

 “Noi siamo quelli del progetto Mistral. Non ci hanno preso perché dicono che non ci sono i soldi, dichiara una delle più intraprendenti, che il progetto non era propedeutico all’inserimento lavorativo dei soggetti disabili e disagiati ma era un progetto autonomo. Hanno detto che si devono aggiornare e che poi forse in seguito si potrà attuare qualche cosa. E’ da oltre tra anni che aspettiamo, dai tempi del vecchio Sindaco (Giuseppe Buzzanca). Ci hanno fatto tagliare l’erba e ci hanno dato tra le 200 e le 300 euro”.

Il progetto finanziato dalla Regione Siciliana si chiamava Mistral e rientrava nel programma finanziato dall’Unione Europea 2007/2013. Il Comune di Messina era capofila ed aveva presentato progetti per 3 milioni di euro anche se ha visto finanziamenti solo per 2 milioni e 250 mila euro.

A Palazzo Zanca, sede del Comune di Messina, su queste basi e con queste numeri, si sono presentati una quindicina di persone appartenenti alle categorie protette e disagiate chiedendo lavoro all’amministrazione Accorinti.

Se la dovessimo mettere in poesia potremmo dire che in Francese Mistral è il vento di Maestrale, il vento del Nord. Se la dovessimo mettere in termini di speranza, potremmo dire che Mistral era un’occasione che l’unione europea nel 2009 aveva dato, con un finanziamento di 2 milioni e 250,000 euro, affinché i soggetti disagiati, disabili e le categorie protette di Messina e provincia potessero avere una chance in più per poter trovare un posto di lavoro.  Se invece la mettiamo in termini d’ingiustizia e iniquità, come dobbiamo purtroppo metterla, possiamo dire che è stata l’ennesima occasione in cui sulla pelle dei disabili ci hanno mangiato tutti ed ancora continuano.

Ma prima di raccontare la storia del progetto Mistral (Messina inclusione sociale e turismo responsabile per l’avviamento al lavoro) è bene precisare che l’assunzione dei disabili avviene esclusivamente in due modi: o tramite la chiamata nominativa, in base alla quale è direttamente il datore di lavoro a identificare la persona da inserire, oppure tramite la chiamata numerica, con la quale il datore di lavoro fa riferimento alle liste reperibili presso i Centri per l’impiego, il vecchio collocamento obbligatorio.

Ciò detto, non si comprende chi abbia voluto approfittare di una quindicina di soggetti disabili e svantaggiati promettendo loro la possibilità di un posto di lavoro. I quali, irretiti dalla promessa di un posto si sono presentati a Palazzo Zanca con un papello, una nota non protocollata e non firmata su carta intestata del consigliere Nicola Cucinotta, con il quale si invitava il Sindaco Renato Accorinti “con estrema urgenza a porre in essere tutte le iniziative necessarie affinché tutti i soggetti in condizione di disaggio che hanno partecipato… al progetto Mistral ….possano, realmente, essere avviati al lavoro presso il Comune di Messina o anche attraverso Società Partecipate o Cooperative Sociali”. 

Bisogna riconoscere che Il papello sventolato dai disabili e dai soggetti svantaggiati è ben articolato nei contenuti e nelle normativa richiamata. Dalla legge istitutiva delle cooperative sociali alle norme che dettano le quote di disabili che devono essere comprese per legge nei concorsi pubblici, e forse proprio per questo se ne deve stigmatizzare la malafede e la slealtà nei confronti prima che dei partecipanti al progetto Mistral in quanto tali, nei confronti di persone deboli per antonomasia a cui deve essere riconosciuto il diritto e la dignità alla verità. In questo senso, il Comune di Messina, come qualsiasi ente pubblico, può assumere i disabili o disagiati solo attraverso la chiamata numerica, le graduatorie del Centro per l’impiego e un concorso pubblico che comprenda anche tutti gli altri richiedenti lavoro.

Per esclusione ne deriva che la chiamata diretta o nominativa può essere fatta solo attraverso l’assunzione da parte di datori di lavori privati, società o cooperative che ovviamente devono avere delle attività lavorative per poter assumere. Se questo discorso lo rapportiamo alla pubblica amministrazione è come se autorizzassimo il singolo Dirigente del Comune ad appaltare ad es. il taglio dei rami degli alberi in qualche in via cittadina a quella cooperativa sociale che per l’occasione assumesse i lavoratori indicati.

Eppure se un tempo questa era la prassi, soprattutto nelle somme urgenze, tanto che molte cooperative sociali giravano per Palazzo Zanca in cerca di lavoro, oggi i principi della trasparenza e imparzialità della pubblica amministrazione, l’istituzione dell’albo delle imprese di fiducia del Comune di Messina e il ricorso anche informale ad un verbale d’aggiudicazione degli appalti comunali non solo impedisce questa prassi ma la stessa è da considerarsi assolutamente vietata.

Anche per le Partecipate del Comune il discorso non cambia, e al di là di qualche generico atto d’indirizzo, come è stato fatto recentemente per gli ex lavoratori Agrinova, dei quali si è chiesto all’AMAM di tenerne conto nella costituenda NewCo che dovrebbe accorpare tutte le partecipate, l’assunzione non può che avvenire nel rispetto delle quote obbligatorie per legge, previste per le categorie protette e tramite le graduatorie degli elenchi dei Centri per l’impiego.

Se queste sono le premesse si comprende bene come il progetto Mistral altro non era che il classico carrozzone della formazione regionale Siciliana rientrante a pieno titolo nella definizione di “corsi d’oro”, un corso di formazione per disabili con il quale l’Ente di turno, Università, Comune o le varie Onlus, offrivano un monte ore di formazione attraverso corsi di orientamento finalizzato all’inserimento lavorativo. Dopo il corso si rilasciava un semplice attestato di frequenza che non dava nessun titolo preferenziale ma che eventualmente poteva servire a fare punteggio in un eventuale concorso pubblico. Sicuramente non si garantiva nessun posto di lavoro.

Se poi, in ultimo, volessimo sapere che fine hanno fatto i 2 milioni e 250 mila euro, possiamo benissimo fare un giro in internet e vedere quante Onlus si sono allora affrettate a fare apposite pagine Web per attrarre i disabili e i corsisti, perché senza inscritti ai corsi non si sarebbero ricevuti i finanziamenti.

Per il Comune di Messina i promotori politici del progetto Mistral furono gli ex assessori della Giunta Buzzanca, Melino Capone per il lavoro e Dario Caroniti per le politiche della famiglia, come ancora oggi si può leggere in una nota pubblicata su FB, i quali predisposero lo schema che poi fu finanziato dalla Regione Siciliana.

Mentre per i costi per la collettività e per le casse comunali basta ricordare che sin dalla sua nascita il progetto Mistral è stata l’occasione di accese dispute sindacali e politiche come riportato da un articolo della GdS a firma di del giornalista Mario Cucè .“il 27 maggio 2011, con determinazione n. 77 il sindaco (Buzzanca) individua il gruppo di lavoro che beneficerà della somma prevista pari a 29.650 euro, destinata al personale dell’Ente per svolgere l’attività amministrativa interna (finalizzata alla realizzazione del progetto Mistral). Tre i soggetti individuati dal sindaco: l’ing. Raffaele Cucinotta (10.500 euro per 13 mensilità); il dott. Sebastiano Ravì (9 mila euro per 13 mensilità) e Pietro Ricciardo, dell’ufficio di Gabinetto del sindaco (10.150 euro per 13 mensilità). E questo è il passaggio che fa saltare dalla sedia la Cgil, la Commissione consiliare e anche il Partito Democratico”.

Pietro Giunta