Non è un supereroe. Né l’uomo invisibile. Non è il buon samaritano che distribuisce lavoro ai giovani. O il misterioso benefattore che aiuta le famiglie povere. O il bravo Pigmalione di onesti politici. E’ un latitante. Un crudele demonio, un assassino spietato anche di bambini innocenti. Un pericoloso mafioso che sottrae denaro pubblico al futuro delle famiglie siciliane. Un nefasto manipolatore della politica siciliana.
La sua latitanza è un bluff? Il maresciallo Saverio Masi ha dichiarato di averlo visto a fare visita ad una casa di Bagheria, dove probabilmente risiedeva la sua amante. Ma, come Masi ha testimoniato al processo sulla trattativa Stato-Mafia, questo fatto non erano “interessante” per i vertici del maresciallo, il quale per queste dichiarazioni risulta sotto processo. Può lo Stato processare se stesso per una dichiarazione tanto coraggiosa? Sembra un controsenso: lo Stato impiega più energie a processare un onesto maresciallo dei carabinieri che voleva arrestare il terzo latitante più pericoloso al mondo, che a scovare il latitante stesso. Eppure è così. E intanto lui se la gode e si arricchisce prosperando con l’accordo di mafia e massoneria.
E che importa a noi di tutto questo? Importa, specie a chi come noi si occupa di proteggere e “salvare” i bambini a rischio, un mare magnum, che cresce sempre più a misura della sottrazione di risorse economiche dalle casse dello stato e della regione. Se questo vi apparisse distante dal vostro vivere, se non vi tocca umanamente, vi spiego che effetti disastrosi avrà sulla vostra vita, la povertà dei bambini, determinata dal dominio silente di una macchina sanguisuga guidata da Matteo Messina Denaro.
1. Un bambino povero è nutrito male. Essendo cagionevole di salute ricorrerà più spesso al servizio sanitario pubblico, pesa sulla collettività da bimbo e da adulto per via della sua precaria condizione di salute. Quindi richiederà maggiori risorse alla sanità. E di risorse economiche già poche, ve ne saranno sempre meno per tutti.
2. Un bambino in povertà assoluta non va a scuola e se ci va non può permettersi libri e quaderni, gite scolastiche o extra. La differenza tra lui e gli altri sarà sempre più marcata. Rischiando di diventare un depresso a cui saranno per una prassi assurda somministrati farmaci in seguito a vari interventi sanitari di neuropsichiatria. Farmaci e trattamenti che hanno un costo per la collettività. Per non parlare delle ricadute sulla vita sociale del ragazzo quando diventerà adulto. La sua depressione potrebbe spingerlo a commettere reati, o a compiere atti di violenza su sé o gli altri. Anche questo accresce la spesa pubblica.
3. L’aumentare delle differenze e delle difficoltà a scuola, possono produrre effetti quali bullismo, e anche qui va considerato il costo di un intervento pubblico per arginare questa reazione. Oppure può essere causa di rassegnazione quindi di annullamento della propria dignità, con conseguente emarginazione che da adolescente e da adulto lo esporrebbe al rischio di delinquenza: quindi i costi per la collettività saranno determinati dal recupero della persona e qualora non si riesca, dalle misure di polizia e di giustizia nei suoi riguardi. Per finire, dal mantenimento nelle carceri.
4. La povertà causa la dispersione scolastica. La dispersione richiede interventi che vanno dai servizi sociali alle reti educative. I costi di questi interventi sono sempre più elevati. Il tempo di un bambino non è uguale al tempo di un adulto. Poiché una volta perso non lo si recupera più. Per questo la povertà assoluta e quella relativa dei minori sono fattori che incidono nel bilancio di uno stato pesantemente: perché sono la ragione e l’indice della regressione culturale ed economica di un paese che DIVENTA IRRECUPERABILE.
5. La povertà dei ragazzini li spinge a spacciare droga con l’illusione di ricevere un’entrata. Un’attività che nella maggior parte dei casi li porta a diventare anche consumatori di droga e quindi a richiedere l’assistenza sanitaria o la reclusione nelle carceri, con una pesante ricaduta sulla spesa pubblica.
Non si possono recuperare infatti i costi che derivano dalla povertà, materiale e culturale, di milioni di bambini.
L’esistenza di intere generazioni perdute nelle maglie di un sistema economico-mafioso che accresce il numero dei minori poveri è un fatto che dovrebbe portare chi ha guidato il paese negli ultimi decenni alla sbarra di una corte di giustizia come quella del processo di Yalta.
Un olocausto di bambini, ragazzi e giovani senza speranze e futuro a causa dell’avidità orribile di un latitante considerato tra i più ricchi al mondo, tanto da far pensare che potrebbe comprare lo Stato italiano con i suoi miliardi.