Moral suasion: quanto la “casta” non avverte il baratro

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In questi giorni si sta parlando tanto di manovra finanziaria e del ruolo che ciascuna forza politica sta esercitando nell’approvazione, in tempi contingentati, del testo economico che dovrà dare risposte certe all’economia del Paese e contrastare così i tentativi speculativi del mercato.

Lo spettro del tracollo greco agita non poche le acque soprattutto della maggioranza di governo. Pdl e Lega Nord si sono divisi sulle priorità della manovra finanziaria e come se non bastasse si contendono l’egida sul responsabile dell’Economia Giulio Tremonti. E’ proprio il superministro del Governo ad essere oggetto di forti attacchi, non ultimi quelli dello stesso Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che farebbero pensare alle dimissioni di Tremonti una volta approvato il testo sull’economia.

Dall’opposizioni si sono susseguite in questi giorni aperture per approvare la manovra nei temi utili con la disponibilità del Presidente della Repubblica a firmare il decreto per garantire l’operatività già lunedì stesso e porre fine alle pressioni che dall’Europa sono arrivate all’Italia in queste settimane.

Tuttavia c’è da chiedersi come mai il Governo ha rinunciato alla propria politica economica, ritrovandosi a dover varare una manovra così impegnativa che fino a qualche tempo fa sembrava impensabile?

Nel dettaglio, il testo che uscirà dalle camere prevede molti tagli e l’introduzione dei ticket sanitari anche per il pronto soccorso (da 10 euro sulle ricette mediche e da 25 sui codici bianchi), mentre sembrano ormai tramontati gli unici tentativi di liberalizzazioni seri che avrebbero messo in discussione anche la cosiddetta “casta” dei parlamentari.

E proprio l’abolizione degli ordini professionali, proposto da Tremonti nella manovra fiscale che mette in subbuglio il Popolo delle Libertà. 44 parlamentari avvocati del partito berlusconiano hanno minacciato di votare contro la fiducia in caso di sorprese. Nella stessa manovra, per la prima volta, spuntava un provvedimento che intaccava i doppi incarichi (questione annosa che riguarda in scala anche l’Assemblea Regionale Siciliana). Anche i tagli più utili come questo, sembrano destinati a sparire dal testo. Ma allora chi pagherà il debito italiano?

Andiamo per ordine: la parola ticket è sinonimo di malattia e la malattia la paga il malato. Così come il taglio delle pensioni, tema controverso, dove è difficile schierarsi soprattutto se a scrivere questo articolo è un giovane, sembra risultare comunque un provvedimento unidirezionale che grava sui pensionati senza togliere magari qualcosa alle rendite finanziarie di cui beneficiano le fasce più ricche del Paese.

In più, le accise sulla benzina, introdotte come temporanee, diventano definitive. Ma la cosa che più desta scalpore è la clausola che prevede, qualora la manovra risulti insufficiente, il taglio indiscriminato delle agevolazioni fiscali che verranno tagliate del 20% entro il 2014.

I tagli di Tremonti finiscono quindi dove non duole alla Casta e come se non bastasse viene introdotta la possibilità delle privatizzazioni su energia, acqua e municipalizzate.

Ma questo non era il Governo che rinnegava la crisi attribuendo il procurato allarme ai giornali e alle opposizioni?

Ricordo quando Francesco Rutelli, allora leader della Margherita, amava esordire nelle trasmissioni di approfondimento con tanto di rassegna stampa sulle dichiarazioni, spesso smentite dai fatti, del Premier Berlusconi. E non è difficile fare altrettanto sulle dichiarazioni che il capo del Governo ha rilasciato in questi ultimi anni sulla crisi o meglio sull’inesistenza della crisi (Fonte: L’Espresso):

«E’ dannoso per l’interesse di tutti noi che ci siano dei media che continuino a rappresentare la crisi come qualcosa di definitivo e di tragico». (Silvio Berlusconi, 5 marzo 2009).

«Sicuramente è finita la paura dell’apocalisse. E’ rallentata la caduta, dall’autunno in poi, del traffico e del commercio che è la nostra ricchezza. Guardiamo al futuro con qualche speranza». (Giulio Tremonti, 19 aprile 2009).

«Il rischio di un crollo, del peggio, è abbastanza alle nostre spalle. Su questo abbiamo una visione comune con gli imprenditor»i. (Giulio Tremonti, 29 aprile 2009).

«Il momento peggiore è passato e d’ora in poi ci saranno miglioramenti. C’è stato un diluvio universale, ma ora siamo qui e stiamo meglio di prima. Il governo ha fatto bene a diffondere fiducia. Non abbiamo peccato di ottimismo perché questa crisi, è stato dimostrato, ha grande origine nel fattore psicologico». (Silvio Berlusconi, 17 maggio 2009).

«La caduta sta finendo e l’Italia è messa meglio di altri. Una volta l’Italia faceva notizia perché erano dati negativi ma oggi la notizia è che l’Italia non fa più notizia, anzi alcune cose le iniziano a riconoscere». (Giulio Tremonti, 4 giugno 2009).

«Ciò che doveva accadere per banche e mercati è già accaduto. Chi doveva fallire ha fallito e tutti quelli che facevano speculazione non ci sono più. Oggi non ci sembra che ci siano altre situazioni che dobbiamo temere». (Silvio Berlusconi, 4 luglio 2009).

«Siamo in un momento difficile per la crisi del mondo: io sostengo che il peggio è passato». (Silvio Berlusconi, 6 luglio 2009).

«Il peggio è passato, siamo in fase di conclusione». (Silvio Berlusconi, 8 settembre 2009).

«La crisi sta passando». (Giulio Tremonti, 28 settembre 2009).

«Il peggio della crisi sembra che sia alle nostre spalle e che sia iniziata, sia pure lentamente, la ripresa». (Silvio Berlusconi, 29 ottobre 2009)

«Il peggio è ormai alle spalle. Non possiamo lamentarci. Non va malissimo. Ci sono forti segnali di ripresa, basta vedere i dati dell’Ocse. Stiamo procedendo bene nonostante il momento non sia certamente uno dei migliori». (Silvio Berlusconi, 7 novembre 2009).

«Riteniamo che il peggio sia passato e che ci sia la ripresa». (Silvio Berlusconi, 5 dicembre 2009).

«In Europa ci sono Paesi come la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l’Irlanda che sono in situazioni abbastanza preoccupanti, mentre noi ce la stiamo cavando meglio di tutti gli altri». (Silvio Berlusconi, 6 febbraio 2010).

«Dopo essere usciti da una forte crisi, stiamo iniziando la risalita, non è veloce, non ha forti numeri ma è certamente risalita». (Silvio Berlusconi, 11 marzo 2010).

«Grazie alla limitata esposizione alla bufera sui mercati finanziari internazionali e al collasso del settore immobiliare, gli effetti peggiori della crisi sono stati solo temporanei in Italia». (Giulio Tremonti, 25 aprile 2010).

«L’Italia sta meglio di altri Paesi ed è vaccinata da eventuali contagi». (Giulio Tremonti, 6 maggio 2010)

«La crisi è alle spalle. E noi ne stiamo uscendo meglio di altri paesi europei». (Silvio Berlusconi, 29 giugno 2010) .

«La crisi si sta concludendo, ci sono segnali di ripresa. Il peggio è passato, siamo in fase di conclusione della crisi. Lo hanno detto Obama, Bernanke, il Fondo monetario, la commissione europea: ci sono segnali, germogli di ripresa, ora bisogna mettere da parte coloro che inneggiano al catastrofismo». (Silvio Berlusconi, 8 settembre 2010) .

«L’Italia aveva bisogno di rigore e credibilità. Lo abbiamo fatto tenendo in ordine i conti pubblici e nello stesso tempo salvaguardando i redditi delle famiglie e dei lavoratori colpiti dalla crisi. E’ stata la scelta giusta. Ha consentito di superare la crisi e di non farci trovare nelle condizioni in cui si sono trovati altri Paesi europei alle prese con deficit pubblici giudicati non sostenibili dai mercati finanziari e quindi esposti ad attacchi speculativi». (Silvio Berlusconi, 29 settembre 2010)

«Abbiamo realizzato una vera e propria missione impossibile: abbiamo affrontato la crisi senza mettere mai, dico mai, le mani nelle tasche degli italiani» (Silvio Berlusconi, 10 maggio 2011)

L’appello del Presidente Giorgio Napoletano rimane l’unica nota positiva di questo ultimo periodo. Lasciando ad altri il giudizio sugli scandali che riguardano diversi parlamentari di centrodestra e il coinvolgimento di uomini del Governo su inchieste giudiziarie che non fanno altro che riportare la nostra mente alla triste vicenda della P2, la“Tattica di persuasione” esercitata dal Capo dello Stato nel pieno esercizio della propria autorità istituzionale per velocizzare la manovra economica è stata fondamentale. Da più parti il merito a Napoletano di aver tutelato l’interesse nazionale anche con il coinvolgimento delle opposizioni nel dialogo con il Governo. Merito anche all’opposizione che similmente ad altri contesti, ha dimostrato responsabilità rinunciando all’ostruzionismo parlamentare.

Qualche considerazione: questa politica nazionale dimostra così l’inefficacia dello strumento parlamentare laddove è commissariato da un esecutivo poco incline alle regole costituzionali. Lo sfilacciamento poi con alcune zone del paese – non ultima il mancato stanziamento di risorse congrue alle zone alluvionate del messinese – dimostra che la coperta corta del Governo è ormai sbilanciata verso il Nord. Con buona pace dei nuovi meridionalisti (ad oggi si registrano centinaia di sigle che rivendicano il Sud come avamposto da difendere ma nella contrattazione romana puntualmente perdono di identità anche solo per una poltrona di sottosegretario).

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