Era il luogo d’incontro delle famiglie messinesi, a due passi dalla pista ciclabile e dalla passeggiata a mare. Lì i bambini potevano andare a giocare nella vicina villa Sabin, mentre i più grandi si allenavano sull’asfalto con lo skateboard davanti allo spettacolo dello Stretto. La sera tardi quello spazio romanticamente affacciato sul mare diventava il nido d’amore dei giovani che non avevano un altro posto dove stare.
Adesso il parcheggio dietro al Baby Park e alla villa Sabin, due degli ultimi spazi di socializzazione rimasti in una Messina sempre più soffocata dal cemento, è pericolante. Nonostante ciò, continua a essere frequentato da diversi ragazzi che lì vicino aspettano l’autobus o il tram dopo la scuola.
È in una zona che ha le potenzialità di uno dei fulcri turistici della città. Potrebbe diventare meta di visitatori, considerata la vicinanza con il museo regionale, e si potrebbero sviluppare varie attività per ridare vita a una delle parti più belle della costa ionica.
Ma oggi la zona mostra chiaramente i segni dell’erosione del mare, che si sta mangiando le basi su cui poggia l’ampia strada, ma anche lo stesso Baby Park. Sono state messe delle reti e l’area che sta franando sullo Ionio è stata recintata con delle alte transenne.
Però l’accesso è tutt’altro che impedito. Basta passare attraverso una rete bucata per ritrovarsi a strapiombo sul mare. Oppure scostare leggermente una transenna per arrivare davanti al marciapiede sprofondato in una voragine.
Senza interventi presto potrebbe franare tutto: il parcheggio, il Baby Park, villa Sabin, il terminal degli autobus. L’erosione sta facendo scivolare un casotto e un grande cartello giallo che allerta le navi in entrata nel porto del pericolo di incagliarsi.
È un fenomeno che sta interessando tutta Messina: per limitarci al capoluogo, senza andare in provincia, l’erosione costiera ha fatto perdere già buona parte delle spiagge tra la rada San Francesco e l’Annunziata.
Adesso sono in pericolo due degli ultimi spazi a misura di famiglia.