Natale: tempo di regali?

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Siamo giunti al periodo dell’anno che si attende – forse – con maggior desiderio: il Natale. Ma forse dovremmo essere aiutati meglio a vivere una festa che, insieme alla Pasqua, riveste un carattere fondamentale nella fede cristiana, e non solo.
Per tutti, infatti, credenti e non, piccoli e grandi, uomini e donne, il Natale è sempre un momento particolare, un evento che viene vissuto con intensità.
C’è tanto clamore a Natale, c’è tanto movimento a Natale, ci sono tanti regali a Natale, c’è un luccichio di luci e di colori a Natale, si fanno tante cose a Natale, …ma il rischio è proprio quello di fare tante cose e di dimenticare il “festeggiato”! Al di là del “buonismo” che in questi giorni tiriamo fuori, c’è da recuperare il messaggio centrale, la notizia di gioia che gli angeli, ancora, fanno risuonare su tutta la terra: «Ecco, vi annunzio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide, il Salvatore, che è il Cristo Signore! (Lc 2,10-11)».

 

Vi annunzio una grande gioia che sarà di tutto il popolo…
In un tempo tormentato, come il nostro, è difficile parlare di gioia. Si sperimenta spesso la stanchezza, si va avanti quasi per inerzia, si giunge a completare la settimana a stento e, per molti, la domenica non è altro che una pausa per riprendersi e per ricominciare. I fatti che in questi ultimi mesi hanno coinvolto i nostri villaggi, la nostra gente, non smentiscono questa difficoltà, ma la ampliano…
Ma l’annunzio degli angeli, se ci facciamo caso, non elimina la fatica, il dolore, la sofferenza presente nel mondo. Gesù nasce “nella città di Davide”, cioè in un luogo concreto, con tutte le difficoltà del momento; nasce nella povertà di una stalla, per condividere fino alla fine la sorte dei poveri; nasce così come ognuno di noi viene al mondo, tra i dolori del parto; eppure Gesù nasce in quella notte che rischiara tutti i tempi, tutti gli uomini di ogni epoca, luogo e nazione.
È proprio così! La gioia di Dio è una gioia per tutti, nessuno escluso. E non è una gioia effimera, passeggera, ingannatrice. È la gioia che Dio viene a donarci attraverso Cristo Gesù, l’Emmanuele, il Dio-con-noi.
È il primo passo da compiere per vivere cristianamente il Natale.
L’Arcivescovo ha invitato la nostra città, nel messaggio natalizio di quest’anno, a «concentrare l’attenzione della mente e del cuore sul divino Bambino ed ascoltare, attraverso la sua fragilità, il grido dell’umanità che da ogni parte della terra si alza per invocare aiuto e protezione», perché «il bambino deposto nella mangiatoia è la parola-risposta di Dio al dramma e al grido dell’umanità povera e rifiutata, esposta alla disperazione e all’angoscia. Risposta concreta ed originale, quella divina: Dio si fa uomo per gli uomini, si cala nella loro storia e nella loro vita, assume la loro condizione umana per promuoverla e redimerla. Dio si fa vicino all’uomo, si fa prossimo all’uomo, ad ogni uomo. Dio ha scelto di percorrere le vie dell’uomo. Dio ha scelto la via della solidarietà e della condivisione. Dio sceglie di percorrere anche oggi le stesse vie attraverso le nostre scelte e le nostre azioni» (dal Messaggio dell’Arcivescovo alla comunità ecclesiale e civile – Natale 2009).
Vivere il Natale, allora, significa umanizzare un po’ il nostro mondo della tecnologia, della frenesia e del consumismo; significa riscoprire la ricchezza della nostra umanità con tutte le potenzialità che ne derivano; significa vivere “a tu per tu” con l’umanità di Gesù per imparare da Lui ad essere “veramente” uomini.

Oggi vi è nato nella città di Davide il Salvatore…
Gesù non è un salvatore qualunque, ma è «il Salvatore», l’unico Salvatore dell’umanità. E il Natale ci chiama a fare questa professione di fede in Lui, perché “non c’è altro nome sulla terra nel quale possiamo essere salvati!”. L’unica strada da percorrere per uscire fuori dalla nostra disperazione, dalla nostra angoscia, dalle nostre paure, è solo Lui. Ci chiede solo di “accoglierlo” nella nostra vita!
L’uomo di oggi, spesso tentato di ricorrere a pratiche magiche (esoterismo, magia, oroscopo, lettura delle carte, scrittura automatica, ecc.) per risolvere i problemi dell’esistenza umana, non si rende conto che così facendo si costruisce una fede “fai da te”, autoescludendosi dall’orizzonte salvifico di Dio; vuole uscire fuori dalle paure e dai problemi che lo tormentano, pensando che può farcela da solo, o attraverso l’aiuto dei moderni “supermercati della felicità”, per niente economici, ma allettanti nella proposta e nella merce che espongono.
Se una persona confida in un cornetto rosso e ripone le sue speranze di felicità nel fatto di non rompere mai uno specchio, non può aver fede e sperare nel Signore Gesù. È veramente contraddittorio che preghi, faccia la comunione in Chiesa e lodi il Signore se custodisce gelosamente un portafortuna nella borsetta o teme una sciagura o se le capita di aprire l’ombrello in casa. Loderà Dio con la bocca, ma il suo cuore sarà lontano da Lui.

Come gli Angeli, anche noi messaggeri di gioia…
Il Signore, oggi, manda anche noi come suoi messaggeri di pace e di verità ai tanti uomini del nostro tempo che non sanno nemmeno che egli è nato, si è fatto uomo, si è manifestato come il Signore della storia e come l’unico Salvatore del mondo. Siamo chiamati a essere “angeli” di consolazione e di speranza nelle tante situazioni di scoraggiamento in cui versano i nostri fratelli, “angeli” di pace nei diversi conflitti che lacerano la nostra esistenza quotidiana, “angeli” di verità che smascherano le mille falsità con cui l’uomo del nostro tempo viene spesso abbindolato.
In genere, l’augurio che ci si scambia in questo periodo è: “Sereno” Natale… o “buon” Natale… Ma penso che dovremmo augurarci un Natale “sconvolgente” nella vita di ciascuno di noi, ricolmo, cioè, di una gioia intramontabile e infinita che continua a risuonare per tutta la terra: «Oggi è nato il Salvatore!». Auguri a tutti voi, carissimi amici!

P. Giuseppe Lonia

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