Nave Diciotti, intervista a Claudio Fava

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La nave “Diciotti” ferma a Catania da giorni: Claudio Fava ha deciso di salire a bordo
Da quattro giorni la nave “Diciotti” della Guardia Costiera Italiana è bloccata nel porto di Catania, con a bordo centinaia di persone, la maggior parte delle quali di origine eritrea che il governo italiano non intende, ad oggi, fare sbarcare. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini è quello più deciso a portare avanti la strada del “no categorico” fin tanto che gli altri stati europei non si impegnino ad esaminare la richiesta di protezione internazionale dei migranti, compito che vista la situazione spetterebbe proprio all’Italia. Nei giorni passati sono stati fatti scendere a terra alcuni minori non accompagnati, che dalle testimonianze dei soccorritori risultavano fortemente denutriti e debilitati. Gli atri 150 passeggeri devono invece restare a bordo. Nessuno ha il permesso di approdare sul suolo italiano. Neppure uno può scendere giù dalla nave ma più di qualcuno, invece, è voluto salire. Alcuni tra i politici italiani, hanno deciso di toccare con mano la reale condizione delle persone a bordo. Ieri mattina, Claudio Fava, ex candidato alla Presidenza della regione Sicilia alle ultime elezioni regionali e attualmente Presidente della Commissione Antimafia, ha potuto costatare a sua volta, la difficile situazione. Noi de ilcarretinonews.it lo abbiamo intervistato per comprendere meglio la reale entità di questa nuova emergenza.

In che condizione di salute sono state trovate le persone a bordo?
Prostrate: fisicamente e moralmente. Debilitate non tanto da questi giorni di forzato soggiorno a bordo della nave sulla quale vengono trattati con grande umanità e grande professionalità dall’equipaggio, quanto dall’esperienza stessa che li ha portati in Italia. Sono stati in ostaggio dei clan libici per mesi, in alcuni casi per anni, subendo ogni sorta di atrocità; com’ è facile intuire dal racconto cha ciascuno di loro fa.

Si parla della presenza a bordo di persone ferite da colpi di arma da fuoco. Può confermarci queste voci?
C’ è una ragazza con una ferita alla mano. A colpirla è stato un proiettile vagante sparato durante un conflitto a fuoco tra due gruppi criminali che se la contendevano come fosse un bottino di guerra. Era loro intenzione stuprarla e costringerla con il ricatto a pagarsi il viaggio. Così ha dovuto fare, restando in Libia per due anni mettendo assieme, uno sull’altro, 8.000 dollari.

E’ riuscito a parlare con l’equipaggio e con il comandante della nave: che rapporto si è venuto a creare tra loro e queste persone, che vivono una situazione estrema e dolorosa?
Mi ripeterò ma sono molto professionali e molto umani. Il nostromo parla eritreo perché sua nonna era eritrea, e questo ha permesso, anche, una facile comprensione. Vi è grande attenzione alle necessità, alle preoccupazioni, ma anche alle abitudini di queste persone. Per esempio si è cercato di fornire loro una dieta alimentare che provi ad essere il più vicina possibile alle loro consuetudini. Si prova a fare tutto quello che si può fare, considerando sempre che ci sono a bordo 150 esseri umani, tutti affetti da scabbia e costretti a dormire su di un ponte. Luogo in cui vivono da otto giorni in seguito al naufragio della loro nave.

Le persone a bordo sono tutti eritrei e somali? Perché in questo caso parliamo di rifugiati e non di semplici migranti.

Uomini e donne che scappano da Paesi in guerra…
Quasi tutti sono eritrei. Credo che tutti siano in condizione di ottenere lo status di rifugiato in quanto provengono da un Paese dal quale non si scappa per ragioni di povertà ma per motivi di sopravvivenza fisica.

Lei come politico e come rappresentante della politica siciliana, appoggerà l’idea di un’inchiesta per sequestro di persona?
Questa più che un’idea è una scelta, una valutazione che compete all’autorità giudiziaria. Rispetterò se questa valutazione andrà in questa direzione, e onestamente credo che ci siano tutti i presupposti affinché ciò avvenga. Perché un ministro dell’Interno che via facebook, nemmeno firmando un ordine, che è cosa che comunque non può fare e non gli compete, pretende il sequestro di 150 persone, credo si ponga ben oltre ogni soglia di tolleranza giuridica e politica.

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