Nigiotti e simpatico e
alla mano; e il tipo per cui le ragazzine urlano fischiando e lanciandogli da
sotto il palco, parole perlopiù incomprensibili. Sul palco sembra divertirsi un
mondo, ma i suoi assoli di chitarra sono un po’ troppi e un po’ troppo lunghi e
alle volte inutilmente scenici per convincere davvero. A guardarlo bene fa
pensare ad un adolescente chiuso nella sua stanzetta che si muove infervorato,
mentre immagina di suonare di fronte ad una strabordante platea.
E tutto questo entusiasmo è dote rara.
Se la cava in ogni caso, molto meglio quando è intento a cantare i testi che scrive, quelli che ha scritto col cuore per intenderci, perché si avverte in qualche modo, una qualche urgenza di raccontarsi e raccontare. I suoi omaggi ai suoi colleghi più illustri sono sinceri e arrivano diretti. Il ragazzo è bravo e può fare di più. Bella la canzone scritta in onore di Alda Merini.
C’è solo una vera grande domanda: vuole essere un cantautore e si sente tale, o vuole essere un cantante dei tempi che corrono (con quel che ne consegue) che scrive una melodia orecchiabile alla ricerca di testi che vantano ricercatezze intellettuali?
Alle volte rischia di fare il passo più lungo della gamba; tuttavia Nigiotti piace a grandi e piccini, perché sembra avere un cuore puro. E non è poco