Ancora risuonano le parole a dir poco offensive che sono state rivolte alla consigliera di CMdB durante la trasmissione dell’Emittente televisiva di T.C.F “Malalingua ”. “Oggi insieme a mio marito, Nino Urso, continua la consigliera, abbiamo presentato formale denuncia a mezzo raccomandata postale contro ignoti sia per il reato di diffamazione subito da mio marito e sia per l’attività di persecuzione di cui sono stata oggetto da quando sono stata eletta, oppure ho ricevuto tutte le volte in cui mi sono recata in una trasmissione televisiva. La prima volta quando sono andata alla R.T.P. e poi ora a T.C.F. dove tra le tante cose mi hanno detto che sono indegna di stare nel movimento di CMdB e soprattutto sono entrati pesantemente nella mia vita familiare e personale, come quando hanno chiesto se mio marito fosse quell’Urso che era dietro la segreteria di Genovese ?” E’ chiaro che il riferimento alla recente vicenda dello scandalo su gli enti di formazione, che ha visto coinvolto l’On Francantonio Genevose, unitamente alla circostanza che la Consigliera, come centinaia e centinaia di Messinesi, ebbe a svolgere anche’essa attività d’insegnate in un Ente di formazione, fanno acquistare al riferimento rivolto al marito, un senso e significato sulla cui valenza penale oggi sono chiamati i Giudici.
Ma non basta ed oggi durante la seduta del Consiglio Comunale la Lo Presti ha rincarato la dose. “In quest’aula io ho l’obbligo di dare una lettura politica degli eventi, sono stata oggetto di alcuni attacchi attraverso le redazioni giornalistiche e questo è un fatto che investe il piano personale e i miei più cari affetti e di cui si faranno carico i miei avvocati. Nel mio caso, a differenza dell’attacco fatto all’Assessore Cacciola con gli squali ( il riferimento è alle recenti minacce subite dall’Assessore della giunta Accorinti), sono solo piccoli topolini di fogna che hanno alzato il tiro nell’anonimato e inviando SMS, in puro stile mafioso, con il solo scopo di colpirmi negli affetti più cari e intimi. Pensando di essere in possesso di chissà quale verità nascosta al fine d’affrettare la mia fine politica. Questi signori non s’illudano di essere tanto diversi di chi svolge la sua forza mafiosa esercitando intimidazioni o estorsioni, perché sotto il profilo culturale sono uguali a uno Sparacio o a un Ferrara. Non so, continua la Lo Presti, se c’è continuità con alcune lettere anonime del passato o un filo conduttore con alcuni episodi di qualche anno fa. Una cosa è certa, io non ho paura e porterò avanti le mie azioni politiche per chi mi ha dato la dignità, per chi ha creduto in me e per chi ha sperato in me.
Concludo, invitando questi mafiosetti a non affannarsi nel tentativo di affibbiarmi un “padroncino” reale o presunto per scoprire chi o cosa si nasconde dietro la mia azione politica. La mia bandiera è sempre la stressa. E’ rossa, come quella di chi combatte contro l’ingiustizia e la diseguaglianza. Pertanto, come per i palestinesi, Intifāda sia. “ Pietro Giunta