di Dino Sturiale
Il prossimo mercoledì 21 giugno, a Barcellona Pozzo di Gotto, arriverà Lea Melandri, saggista e storica del femminismo. L’incontro pubblico, organizzato dal Centro Antiviolenza Frida Onlus della città del Longano, avrà come argomento principale “Amore e violenza”.
Questa prestigiosa presenza interesserà anche la città di Messina. Infatti, il 22 giugno, a partire dalle 11:00, la stessa Melandri sarà ospite per un saluto a Palazzo Zanca. L’appuntamento è stato fortemente voluto dall’assessora Nina Santisi della Città Metropolitana che ha appoggiato il CAV di Barcellona anche con un patrocinio gratuito.
Lungo i corridoi del palazzo municipale siamo riusciti a strappare qualche dichiarazione all’assessora in merito alla questione femminile.
Dott.ssa Santisi, lei è femminista?
Dipende da cosa si intende per femminismo.
Abbiamo raggiunto tanti successi e tante conquiste, ma ci sono ancora tante cose da fare.
Cosa pensa delle quote rosa?
Sulla questione delle quote rosa io ho una mia personale posizione. Io trovo che sia triste dover ricorrere a esse, perché vuol dire che ancora questa consapevolezza della parità non è così interiorizzata nelle nostre culture. Quello che penso è che abbiamo bisogno delle quote rosa non avendo interiorizzato questo valore e questa cultura, quindi abbiamo bisogno di questo intervento che definisce la necessità delle quote rosa. Non so se sono riuscita a farmi capire: sul piano del principio le quote rosa non mi trovano d’accordo. Ma sul piano della realtà e della concretezza sono uno strumento necessario che va verso la logica delle pari opportunità.
Per me nella questione delle donne, nella questione femminile, se la possiamo definire così, c’è una parte alla quale non si dà molta attenzione… che è la parte dell’occupazione femminile. È un problema gravissimo: le donne che hanno un titolo di studio diciamo più elevato possono avere delle chances. Ma io penso a tutta quella parte della popolazione femminile che ha approdato alle scuole superiori e che fa veramente la differenza. C’è una forte disparità all’interno della popolazione femminile stessa. Pensiamo a tutte le donne che non accedono all’opportunità del lavoro. Il lavoro è indipendenza economica, è pari opportunità, è simmetria nella relazione uomo donna.
E questa differenza tra uomo e donna esiste anche nella disabilità?
In che logica? Nel senso che le donne disabili sono più discriminate rispetto agli uomini?
Anche… ma anche a livello di contributi economici.
Nella mia esperienza questa differenza non l’ho trovata, perché lì prevale la dimensione della fragilità, più che dell’essere donna e dell’essere uomo. È più forte la condizione di vulnerabilità anziché quella dei generi.
Allora, l’esempio che mi viene in mente: ospedale psichiatrico di 10 anni fa… È più sopportabile per una donna disabile o per un uomo disabile?
Io penso che una condizione di questo tipo abbia comunque i suoi effetti devastanti, come tutte le situazioni securitarie. Quindi è chiaro che esiste una psicologia femminile e una maschile. Non so leggerla nella logica della disparità, ma nella logica delle differenze. Però credo anche nella soggettività, non riesco mai a fare queste separazioni così nette.
Queste le parole dell’assessora Nina Santisi, certamente importanti in vista dell’arrivo di Lea Melandri. La presenza della saggista riaprirà, infatti, scenari molto importanti, dibattuti fin dall’inizio del femminismo storico e che vedono aperte ancora molte questioni. Sarà proprio Melandri che in qualche modo, con il suo intervento, riaccenderà il confronto e il dibattito su un tema così sentito come quello della violenza di genere agita dagli uomini contro le donne e che sottende una considerazione delle stesse come esseri antropologicamente inferiori.