Ninni Bruschetta: “C’è più cinema che impegno sociale”

Non ha nascosto il suo entusiasmo Pippo Scandurra, presidente della federazione antiracket italiana agli studenti dell’aula aut, che anche oggi, hanno rinnovato il loro impegno dopo le lezioni curriculari, per parlare di legalità. “State dando una grande lezione a questa città, la partecipazione per queste iniziative sia per la crisi politica, economica e morale sono assai scarse, per questo grazie a voi, noi adulti siamo incoraggiati.

E’importante ricordare le vittime della mafia, che spesso sono uccise due volte”. La parola poi è passata poi all’ospite d’onore dell’incontro, Ninni Bruschetta, attore e regista messinese, che nella sua lunga carriera ha avuto modo di recitare in film e fiction che hanno avuto come sfondo la mafia. I cento Passi, il Giudice ragazzino, la fiction Paolo Borsellino, sono solo alcuni dei titoli che lo hanno visto interprete. L’attore ha subito chiarito alla numerosa platea di giovani che hanno popolato l’aula magna che non si sente un alfiere contro la mafia e ha chiarito l’importanza dei mezzi di comunicazione che si usano per veicolare un messaggio importante come quello della legalità: “La televisione è un veicolo molto forte rispetto al cinema ma le fiction sulla mafia hanno un valore molto relativo. I film come i Cento Passi, che tra l’altro vanta la regia di Marco Tullio Giordana e la sceneggiatura di Claudio Fava hanno permesso che la storia di Peppino fosse conosciuta al grande pubblico. Tuttavia mi rendo conto che in generale in molta produzione c’è più cinema che impegno sociale.

L’attore messinese ha chiarito anche cosa sia la mafia, non risparmiando toni duri verso la quella classe politica inetta e inefficace che è responsabile della crisi in cui versa la nostra nazione: “ Il cinema non approfondisce la presenza della mafia all’interno del tessuto sociale. Il motivo dello status quo è che chi governa ha una mentalità criminale. La domanda che tutti dovremmo porci è come possiamo trasformare la società? Io rispondo ricordando un episodio, suggeritomi dal giudice Paolo Borsellino che chiarì tutto con un esempio.

Quando in Italia si fa un concorso, si presentano tre tipi di persone: Il raccomandato, il bravo e il cretino. Alla fine vince il cretino. Questa è la mafia. La crisi istituzionale deriva dal fatto che ci sono troppi cretini. Talvolta poi emerge qualcuno che è meno cretino degli altri. Abbiamo una figura come Silvio Berlusconi che è il meno cretino. Questo meccanismo diventa una cultura perché nei partiti, nelle associazioni che vogliono cambiare qualcosa viene scelto quello che sa dialogare con tutti. Questa è una condizione che deriva direttamente dalla mafia.

Ninni Bruschetta ha concluso l’incontro dicendo che il cinema e i film sulla legalità possono contare sulla potenza del racconto che rendono la storia interessante, ma il film in sé è sempre edulcorato e spesso mancano elementi veritieri. Tuttavia il mezzo cinematografico ha un merito. Molte persone, buona parte di chi sta a nord sta cominciando a scoprire un mondo- quello dei martiri della mafia- che prima sconoscevano completamente.