“Uscite dall’attesa e fatevi protagonisti”. “Ci sono poi anche uomini… pronti a chinarsi al dominio dell’opinione pubblica. Si intruppa con chi conduce il gioco e fa la moda, e diventa “numero mediocre” senza un proprio valore. Ma viene il momento in cui bisogna essere persone….che vivono…secondo idee luce” (Antonio Riboldi, vescovo di Acerra).
Queste sono le parole che Antonio Riboldi usò durante un’intervista nel 2000 e nel corso di una sua omelia risalente al 2010. Nell’intervista ricorda la resistenza dei siciliani alla prepotenza della mafia che si accanì, come un avvoltoio sulla carogna, contro una popolazione messa in ginocchio dalla devastazione del terremoto del Belice, anno 1968. E’ brianzolo don Riboldi, arriva in Sicilia nel 1958, accolto da una terra secca, arida e inospitale, già ferita dal cancro della mafia rurale prima ancora che dal terremoto di dieci anni più tardi. Monsignor Riboldi è un uomo di chiesa che interpreta il vangelo con l’umiltà e la povertà pretese dal Cristo di cui professa la fede ogni domenica. Perciò vive in un alloggio di fortuna, una costruzione di legno, dividendo con i suoi concittadini il disagio d’esser baraccato. Ultimo fra gli ultimi. Come Gesù. Segue i precetti del Vangelo: ama l’Uomo. Ed è per questo che lo si vedrà sfilare davanti al parlamento nazionale insieme alla popolazione ferita del Belice che chiede dignità. Perchè se Dio ama l’uomo e desidera il suo benessere, un prete non può agire diversamente. Perchè lo scatto di dignità prevede anche la ribellione, se necessaria, contro chi vorrebbe sottomettere un altro uomo o un’intera popolazione. “l’obbedienza non è più una virtù..è giusto disobbedire a leggi ingiuste” (Don Milani).
Giorno 28 settembre si è svolta a Palermo la manifestazione nazionale contro il Muos che gli americani pretendono di costruire a Niscemi, dentro il parco della Sughereta. Migliaia di persone si concentrano alle 15,00 in una Palermo ancora bollente, il clima è ancora estivo. E bollenti sono pure i mormorii, pronunciati sottovoce, di possibili scontri con le forze dell’ordine. Che, con la delusione di alcuni, non ci saranno. Polizia e Carabinieri circondano il corteo, accompagnandolo per tutto il tragitto, fin sotto Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento siciliano, uno dei più antichi del mondo. Si muove quest’onda umana, come un fiume inarrestabile; è fatta dai volti di tante persone e dai suoi mille colori: No Muos in rosso su campo bianco, svetta su tutti. Tanti i pullman giunti nel capoluogo da parecchie città siciliane e non solo. Siamo in parecchi alla partenza, so per esperienza che via via quest’onda crescerà, alimentandosi con l’acqua dei suoi “affluenti” che giungerà a ingrossare le fila di questo corteo.
E’ anche una festa, come sempre capita in queste circostanze: è occasione di incontro per i tanti amici che vivono sparsi altrove e con cui si condividono battaglie di impegno civile e convinzioni politiche. Certo, a essere sinceri, per essere una manifestazione nazionale gliene manca il respiro, l’ampiezza e la portata. Non che il problema che pone non ne abbia le caratteristiche, ma penso che da sempre la nostra è una terra marginale, un non luogo di confine. E così tocca ai “cugini” del No Tav avere la eco e l’onore dei tg nazionali. A noi no. Nemmeno il tg regionale fa poi troppo. Un servizio essenziale e stringato, che la scena è occupata dalla ben più importante vicenda Crocetta-Pd. E chi se ne frega se ci sono studi che registrano un aumento dei casi di cancro alla tiroide o ai testicoli. E chi se ne importa se i dati registrano un aumento di bambini autistici o depressi. E a chi vuoi che importi se la Sicilia, benché territorio italiano, venga occupata da un altro stato sovrano (gli Stati Uniti d’America) come base militare strategica, al centro del Mediterraneo, che consenta loro, impunemente, il lancio dei droni su uno spazio aereo finalmente liberalizzato dalle briglie delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali? Cosa vuoi che sia se, al di là di questo mare che ci restituisce così tanti brandelli di cadaveri che una volta furono uomini, donne e bambini in fuga da quelle guerre che noi occidentali alimentiamo a piene mani per aumentare quelle entrate che sono ossigeno per le nostre disastrate casse? Venditori di morte, venditori di armi micidiali. Noi, italiani brava gente. Morti senza volto, morti che non ci sono.
Nessuno verrà a reclamare quei resti. Rimarranno per sempre seppelliti negli abissi di un mare che orgogliosamente fu definito Nostrum. Cosa vuoi che sia se la realizzazione del Muos dovesse compromettere la sicurezza dei voli civili nei vicini aeroporti di Fontanarossa e Comiso? Cosa vuoi che sia una Costituzione ridotta a regolamento condominiale, assurta al più elevato ruolo di Carta Straccia e che pretenderebbe, fin dai suoi primi articoli, di bandire la guerra, di tutelare la salute pubblica e la sovranità popolare? “Uscite dall’attesa e fatevi protagonisti” disse monsignor Riboldi. A Palermo, invece, un negozio di vendita di paramenti sacri, a 20 metri dalla cattedrale, ha affisso un cartello sulla sua saracinesca: “A causa del corteo No Muos questo esercizio rimarrà chiuso sabato pomeriggio 28 settembre…”. Aspettiamo un nuovo monsignor Riboldi, una chiesa che scenda in campo accanto alla gente e non contro di essa! Perchè arriva un momento di “essere persone che vivono secondo idee-luce”.
Perchè l’Italia, ancora per fortuna, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”.
E il Muos offende il nostro e quello degli altri.