Sui quotidiani la storia di una scuola di Catanzaro: la dirigente avrebbe escluso un ragazzo con sindrome di Down da una visita di orientamento formativo in un istituto alberghiero, ricevendo dal resto della classe il rifiuto a parteciparvi in assenza del compagno. Ancora da accertare l’esatta dinamica dei fatti, ma sulla vicenda arrivano numerose interpretazioni: e i ragazzi diventano protagonisti. Aipd: “La loro reazione? Pochi decenni fa sarebbe stata impensabile”. Anffas: “Cittadini modello”
A volte dire no è più complesso del dire sì. Ha più risvolti. Ha bisogno di ragioni solide da sostenere. E fa venire al pettine nodi che spesso si preferisce nascondere per non doverli affrontare. Il “no” che avrebbe detto una dirigente di una scuola media di Catanzaro ad un ragazzino down di 14 anni alla sua partecipazione ad alcune attività della scuola non è passato inosservato. Oggi la vicenda è su tutti i giornali, mentre si cerca di capire come siano andate effettivamente le cose.
Secondo quanto ha raccontato l’avvocato Ida Mendicino, responsabile del Coordinamento regionale della Calabria per l’integrazione scolastica, “la dirigente circa una decina di giorni fa è andata in classe a dire ai compagni del bambino di non far sapere le date delle future uscite didattiche, pena l’annullamento per tutti”. L’uscita in questione è un’escursione di orientamento di un solo giorno a Soverato: una visita cioè ad un istituto alberghiero, di quelli che si fanno per far conoscere ai ragazzi le differenti proposte per il loro futuro scolastico. “Perché tanto non vale la pena e vi dà solo impiccio”, avrebbe detto la dirigente scolastica spiegando le ragioni del divieto di far partecipare il ragazzo down all’uscita. “Se i fatti saranno confermati – spiega l’avvocato – ci attendiamo delle sanzioni”.
La dirigente scolastica in questione, però, non ci sta e (versione riportata sul “Corriere della sera”) si difende raccontando una versione dei fatti differente. “Il bimbo l’abbiamo seguito sin dalla materna e mai l’avrei discriminato: quella mattina purtroppo non era disponibile l’insegnante di sostegno” e dunque per questo avrebbe ipotizzato di non far partecipare il ragazzo. Secondo la dirigente, poi, non ci sarebbero mai state pressioni su alunni e insegnanti. “Sono andata in classe e mi sono raccomandata con gli insegnanti di spiegare bene cos’è l’orientamento: non serve portarci tutti, soltanto i ragazzi che sono davvero interessati a quel tipo di studi”. Per far luce sulla vicenda, forse, occorrerà aspettare un’ispezione del ministero dell’Istruzione.
Prima delle sanzioni, però, sono arrivate le reazioni. La prima è proprio dell’avvocato che ha reso pubblica la storia, che mette in evidenza come non si dica no soltanto per escludere, ma anche per cambiare le cose, quelle che sembrano andare avanti a forza di sì distratti. E un no forte a questa storia c’è e non è quello che avrebbe detto la dirigente. È il no dei compagni. “Senza di lui preferiamo non andare in gita”, avrebbe detto una sua coetanea, racconta Mendicino. Una voce seguita da quella degli altri ragazzi, un no inaspettato e “rivoluzionario”. “Rispondere ad una dirigente scolastica e scegliere, a quella età, di rinunciare a delle gite – afferma l’avvocato – è fantastico: sono dei ragazzi più maturi di quanto si crede. E, ovviamente, tutto questo conferma la straordinaria qualità del lavoro dei docenti”.
Un no, quello dei ragazzi, detto da una “voce che proviene dal cuore”, scrive Massimo Gramellini nella sua rubrica quotidiana sulla Stampa. Un no detto dalle loro piccole voci ad una dirigente che “ordina addirittura ai suoi compagni di tacergli la data del viaggio – continua -. Ma uno di loro sente la voce pulsare dentro di sé e risponde alla preside: se lui non può andare in gita, allora non ci vado nemmeno io”. Sempre sul Corriere della Sera, invece, Isabella Bossi Fedrigotti plaude al coraggio dei ragazzi. “Grazie a voi ragazzi di quella terza media di Catanzaro che siete stati più generosi, più civili, più veri uomini e vere donne della vostra preside. Grazie per aver detto no a uscite, no a gite, no a giornate di orientamento fuori sede se uno dei vostri compagni di classe avesse dovuto, per ordini superiori rimanere a casa”. Di “grave episodio di isolamento” parla Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (Ido). “Il fatto che un dirigente scolastico abbia cercato di favorire l’isolamento di un soggetto disabile invece di cercare l’integrazione in questo periodo è un fatto ancora più grave in quanto assistiamo a episodi di intolleranza in forma diffusa tra gli adulti e, per fortuna in forma ridotta, tra i giovani. C’è da augurarsi che quanto denunciato possa non corrispondere a realtà, altrimenti sarebbe un pessimo segnale da dovere registrare e da tenere in considerazione”.
Di seguito le prime reazioni;
AIPD: “POCHI DECENNI FA SAREBBE STATA PURA UTOPIA”
L’associazione persone down evidenzia il positivo della vicenda di Catanzaro: “Fatta molta strada”. Dalla preside “poca disponibilità umana e professionale e un’ancora minore competenza nell’interazione con ragazzi che hanno ritardo mentale” e “parole pesanti, ingiuste e vili”: “Sembra uscita dalle pagine di Dickens”
Una preside che “sembra uscita dalle pagine di Dickens” e dei compagni di classe del ragazzo con sindrome di down che “lo conoscono, lo incontrano tutti i giorni, e più e meglio della dirigente hanno saputo valutare quale fosse il posto giusto per lui: lì con loro”. L’Associazione italiana persone down (Aipd) sceglie la metafora romanzesca per commentare la vicenda di Catanzaro, dove la dirigente di una scuola media avrebbe negato ad un alunno con sindrome di down la partecipazione ad un’uscita didattica invitando i compagni a nascondergli le date delle uscite in programmazione per via della scarsa capacità dello stesso ad apprendere a causa della sua infermità. Invito che sarebbe però stato immediatamente rispedito al mittente dai compagni di classe, concordi nel preferire la rinuncia collettiva all’uscita piuttosto che veder discriminato il loro compagno.
“Se le cose sono andate effettivamente come raccontate dalla stampa – scrive l’Aipd in una nota pubblicata sul sito web – c’è da augurarsi che la preside venga destinata ad altri e magari più prestigiosi incarichi, ma lontano dalla scuola e dagli alunni, vista la serie incredibile di sciocchezze commesse nel ruolo di dirigente scolastica: il rifiuto alla partecipazione di una uscita didattica, tra l’altro importante poiché la classe sarebbe andata a visionare un istituto superiore, e non a fare una “gita”; il ricorso alla forza pubblica per allontanare la mamma che reclamava un diritto sacrosanto, la minaccia di annullare future uscite se la classe avesse informato il nostro eroe delle date delle uscite stesse”. L’Aipd parla di “una preside che davvero sembra uscita dalle pagine di Dickens”, capace di spendere (il riferimento è alla frase “Tanto lui è malato, non capisce niente”) “parole pesanti, ingiuste, vili, che dimostrano poca disponibilità umana e professionale e una ancora minore competenza nell’interazione con ragazzi che hanno ritardo mentale, i quali possiedono un livello di comprensione molto alto, non sempre esplicitato, ma sempre più alto di quello che in genere ci si aspetta”.
Oltre alla “preside inadeguata”, ecco però, con il ragazzo con sindrome di down, anche una mamma combattiva e un gruppo classe fantastico. “Alla fine arrivano i buoni”, scrive l’Aipd, con i ragazzi a fare vera integrazione scolastica, con “la loro volontà a percorrere insieme al ragazzo con sindrome down il sentiero della vita: loro che lo conoscono, lo incontrano tutti i giorni, e più e meglio della dirigente hanno saputo valutare quale fosse il posto giusto per Manolo: lì con loro”.
“Episodi come questo – è il commento finale dell’associazione – ci fanno capire che negli ultimi anni tanta strada è stata fatta, nell’integrazione delle persone con sindrome di Down, e che è valsa la pena di lavorare tanto per raggiungere obiettivi che solo poche decine di anni fa sembravano pura utopia, ma che parallelamente ci dimostrano che ancora tanta strada deve essere percorsa per ottenere pieno riconoscimento di diritti fondamentali. Ed è per questo che Aipd lavora”. (ska)
ANFFAS: “I COMPAGNI DEL RAGAZZO CON SINDROME DI DOWN? DEI CITTADINI MODELLO”
Per l’Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale la vicenda di Catanzaro produce sentimenti contrastanti: frustrazione da un lavoro per la violazione di diritti fondamentali, speranza dall’altro per la reazione dei compagni di classe: “La discriminazione si combatte in classe”
Sentimenti contrastanti, con frustrazione per la violazione di diritti fondamentali, nonostante i pronunciamenti a livello nazionale e mondiale, e speranza per la reazione dei compagni di classe del giovane alunno con sindrome di down, che si sono dimostrati “cittadini modello” e “difensori dei diritti umani”. Anche l’Anffas (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) prende posizione sulla vicenda della scuola media di Catanzaro all’interno della quale la Dirigente Scolastica avrebbe negato ad un alunno con sindrome di down la partecipazione a gite scolastiche ed uscite didattiche, invitando i compagni ed i docenti a nascondere allo stesso le date delle uscite in programmazione adducendo quale motivazione “la scarsa capacità dello stesso ad apprendere a causa della sua infermità”. Invito, questo, che sarebbe stato immediatamente declinato dagli stessi, i quali avrebbero dichiarato di preferire rinunciare tutti alle gite piuttosto che veder discriminato il loro compagno.
“La notizia – afferma il presidente nazionale Roberto Speziale – suscita in noi sentimenti contrastanti perché da un lato siamo frustrati ed estremamente contrariati, nonché drammaticamente preoccupati, dal fatto che in assoluto contrasto a quanto ormai universalmente sancito e ribadito a livello nazionale ed internazionale e quindi nella più evidente illegalità, esiste ancora chi continua a violare i più fondamentali diritti delle persone con disabilità e delle persone con disabilità e paradossalmente spesso chi si rende protagonista di tali violazioni è tra coloro i quali invece dovrebbero farsene primi garanti”. “D’altro canto – afferma Speziale – questa notizia ci lancia un messaggio di civiltà e speranza per l’iniziativa di contrasto che, forse per la prima volta, proviene da una società e comunità che possiamo, in questo caso, davvero definire civile”. “I compagni di scuola del ragazzo con disabilità – continua – hanno mostrato, oltre che sensibilità ed attenzione, alto senso civico e responsabilità: crediamo, pur non conoscendo nello specifico i fatti, che si possano definire, nonostante la tenera età, dei veri e propri cittadini modello e dei piccoli difensori dei diritti umani. Ciò significa che forse la cultura della disabilità basata sui diritti umani sta penetrando nelle nostre comunità, magari saltando qualche generazione”.
“Non vogliamo qui annoverare – continua l’Anffas – tutti i dettami normativi e culturali che sanciscono il diritto degli alunni con disabilità alla partecipazione attiva e piena, in condizioni di eguaglianza con gli altri, a tutte le attività scolastiche (di cui gite scolastiche, viaggi di istruzione e momenti ludico-culturali e sportivi rappresentano componenti essenziali e fondamentali), né tanto meno soffermarci oltre a ricordare che nel nostro paese per fortuna esiste una specifica legge (la 67/06) che tutela le persone con disabilità dalla discriminazione in tutti gli ambiti della vita, ma ci preme soprattutto manifestare tutta la nostra solidarietà e vicinanza all’alunno con disabilità ed alla sua famiglia, nonché ai compagni di scuola ed insieme a loro a tutte le altre persone e famiglie che si trovano in situazioni simili. E’ per questo – conclude – che l’associazione desidera rinnovare e ricordare il proprio impegno di tutela dei diritti umani e civili delle persone con disabilità (in particolare intellettiva e/o relazionale) e dei loro genitori e familiari, rendendosi disponibile a ricevere segnalazioni e supportare, anche nelle sedi giudiziarie, iniziative di contrasto ad analoghe situazioni in tutto il territorio nazionale”.
UNIVERSITARI: “ASSURDO E INCOMPRENSIBILE”
Le reazioni locali alla vicenda di Catanzaro. Vincenzo Capellupo, presidente dell’associazione Ulixes, spera in “uno spiacevole e offensivo equivoco”, senza alcun intento “consapevolmente discriminatorio”. I docenti cattolici chiedono invece il licenziamento della preside
“La notizia che leggiamo sugli organi di stampa secondo la quale ad un ragazzo disabile, frequentante un istituto comprensivo del capoluogo di regione, sarebbe stata proibita la possibilità di partecipare ad un viaggio di istruzione ci indigna ed offende profondamente. E’ assurdo. E’ illogico. E’ incomprensibile. E’ amorale. E’ contro la legge”. Lo afferma Vincenzo Capellupo, presidente dell’associazione universitaria e giovanile Ulixes “Ci auguriamo – dice – che un simile atto di discriminazione così profondamente lesivo dei diritti fondamentali e della Carta costituzionale sia frutto solo di uno spiacevole ed offensivo equivoco e non di un comportamento consapevolmente discriminatorio. E’ assurdo che proprio dalla scuola – ha continuato Capellupo – alla quale riconosciamo il basilare ruolo di agenzia primaria per l’integrazione, la formazione dei nuovi cittadini e coscienze, partano simili preoccupanti segnali. Siamo vicini al giovane studente discriminato ed alla sua famiglia. Ma con orgoglio leggiamo di altri giovanissimi studenti che hanno sostenuto il loro compagno di classe, affiancandolo e rinunciando spontaneamente alla partecipazione al viaggio di istruzione. Un complimento a loro, alle famiglie ed agli insegnanti. E’ questa – conclude Capellupo – una nuova generazione di cittadini calabresi che si impegna per una Calabria diversa”.
Assai più dura la reazione del presidente dell’ Associazione docenti cattolici, Alberto Giannino: ”La dirigente scolastica che ha vietato a uno studente down di partecipare a una gita scolastica deve essere licenziata”. Secondo Giannino, ”il direttore dell’Ufficio scolastico della Calabria, Francesco Mercurio, deve chiamare un ispettore ministeriale per accertare i fatti. Il licenziamento della preside è previsto dalla legge Brunetta, in vigore dallo scorso mese di settembre, che dà questa facoltà al direttore dell’Ufficio scolastico regionale. La scuola, come sa bene il direttore Mercurio, è una comunità educante. Ha due finalità precise: trasmettere cultura e formare moralmente le nuove generazioni. La preside di uno degli 11 istituti comprensivi di Catanzaro ha disatteso gravemente i suoi compiti e le sue funzioni, senza contare che non ha favorito l’integrazione e la socializzazione tra gli studenti. Non serve a nulla – dice ancora il presidente dell’Associazione docenti cattolici – parlare a scuola di accoglienza e solidarietà verso clandestini, rom, ebrei, omosessuali, a coloro che vengono considerati a torto dei diversi se poi verso i disabili la discriminazione è quella che usavano gli spartani nella Grecia antica e i nazisti”.