Non l’uomo ma è il modello sociale di Monti ad essere handicappato.

Monti l’aveva detto che avrebbe colpito i disabili e le famiglie dei disabili, che avrebbe colpito le spese per l’assistenza dei disabili, che avrebbe reso più difficile il vivere quotidiano delle famiglie che hanno nel loro nucleo dei disabili In altre parole che il principio di solidarietà tra tutti i cittadini, il principio di integrazione del disabile e il principio di pari-opportunità della qualità della vita ci costavano troppo e andavano eliminati.
Detto, fatto. E’ stata approvata la nuova legge del Patto di Stabilità ( la vecchia legge finanziaria) che prevede una stretta sui permessi previsti dalla legge 104/1992 per il disabile o per la cura di parenti affetti da handicap, per cui la retribuzione per i giorni di permesso (tre al mese) scende al 50% a meno che i permessi non siano fruiti per le patologie del dipendente stesso della P.A o per l’assistenza ai figli o al coniuge.
Ciò significa che per l’anno 2013, chi usufruisce dei 3 giorni di permesso mensili, si vedrà una decurtazione in busta paga di un giorno e mezzo, e cioè una retribuzione al 50% , a meno che non si tratti dello stesso dipendente della PA che usa il permesso per sua patologia, o che si tratti di assistenza a figli o coniuge, mentre se il permesso dovesse servire ad assistere genitori disabili non ci sarà l’intera retribuzione.
E non si tratta solo dei tre giorni di permesso ma di una revisione complessiva in peggio, negativa, limitativa e discriminatoria dell’intero Stato Sociale (c.d. welfare state). Il quale giorno dopo giorno viene eroso dalle fondamenta a vantaggio di un modello sociale egoistico, individualistico e fondato sul concetto più gretto e meschino di capitalismo, sull’accaparramento e accumulazione di risorse e beni a discapito della condivisione e della solidarietà poste alla base dell’equo vivere sociale.
Le persone stanno perdendo l’assistenza, il supporto, i servizi se si considera che le riduzioni progressive in 4 anni hanno eroso i fondi per il sociale da 2 miliardi e mezzo a 270 milioni di euro, i tagli derivati dal Patto di stabilità in tema di Sanità e la già pesante sforbiciata dei trasferimenti alle Regioni stanno producendo effetti gravissimi nei servizi alle persone con disabilità e ai non autosufficienti, distruggendo una rete di protezione già estremamente esile. Con le misure prospettate dalla Legge di Stabilità, le politiche sociali sarebbero completamente annientate.
Da questo Governo che usa il termine equità ad ogni piè sospinto ci aspettavamo qualcosa di più serio, una svolta strutturale nella gestione delle politiche sociali. Al contrario pone ai primi punti della sua agenda la revisione dell’ISEE, lo smantellamento delle agevolazioni fiscali, la riduzione brutale degli interventi di sostegno e di contrasto all’impoverimento. Il massimo che fino ad ora è riuscito ad elaborare è la riduzione della spesa per i permessi lavorativi a chi assiste un congiunto con disabilità. Una scelta banale, demagogica e probabilmente anche del tutto inefficace.
E’ presto per valutare con precisione e in dettaglio le ricadute che la manovra avrà sulle persone disabili e, specie se minori, sulle loro famiglie, ma c’è da aspettarsi una riduzione piuttosto drastica delle risorse con effetti ancora maggiori su quelle che hanno inciso sull’organizzazione dei servizi nel 2011. Infatti, l’altro anno si sono effettuati tagli severi dei bilanci di Regioni, Province e Comuni nell’ottica del patto di stabilità tra stato ed enti locali, cioè nel rispetto di un insieme di regole che impedisce a questi ultimi di gestire i propri bilanci oltre certi limiti. Tutto questo, siano stati tagli diretti, che riduzioni sulle agevolazioni fiscali, agendo sulle detrazioni (cioè le agevolazioni fiscali che riducono l’imposta, per esempio la detrazione del 19% sulle spese mediche o sui trasporti con ambulanza) o sulle deduzioni (che agiscono invece sul reddito imponibile, come per es. quelle per i contributi previdenziali e assistenziali versati per colf o badanti), hanno avuto come risultato finale una minore disponibilità che le famiglie dei disabili e i disabili già oggi si trovano ad affrontare per sostituirsi alle carenze degli Enti Locali.
Una forbice peggiorativa che dal 5% dal 2012 passera al 20% dal 2013 , in questo modo se nel 2011 si è potuto detrarre 1000 euro per l’acquisto di un’auto, questo anno si potrà detrarre 950 euro, e 800 euro nel 2013. La differenza, su una pluralità di spese (eliminazione di barriere architettoniche in casa, adattamento di un’auto, spese mediche, figli a carico, mutuo, detrazione da lavoro dipendente…) può diventare un cifra di importante, soprattutto per una famiglia con disabile o per il disabile stesso.
Per la deduzione invece, si potrebbe verificare l’assurdo che una famiglia che si trovi nella parabola discendente della forbice peggiorativa del sistema debba pagare nel 2013 addirittura molte più tasse di questo anno pur avendo uno scaglione IRPEF più basso rispetto all’attuale.
Un ultimo rilievo riguarda i presidi ortopedici e Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria (LEA). Cioè le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) è tenuto a garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o in compartecipazione, grazie alle risorse raccolte attraverso il sistema fiscale. Alcune prestazioni socio-sanitarie erogate ai disabili come quelle dei centri diurni, le attività di riabilitazione domiciliare, il recupero semiresidenziale, con i tagli nel comprato sanità non saranno più garantiti come non saranno più garantiti i presidi ortopedici gratuiti ai disabili avendo il patto di stabilità previsto un abbassamento della soglia degli appalti e delle gare che gli organi della Sanità regionale possono indire.
Pietro Giunta