Diciamo le cose come stanno. Neanche 8 mesi fa, il periodo in cui si approvò un debito da 42 milioni dovuto ai costi della raccolta e smaltimento della spazzatura, i Messinesi si presentarono davanti alla casa comunale sventolando cartelle esattoriali e bollettini della Tares, gridando a squarciagola a Renato Accorinti, il nuovo Sindaco di Messina, che non era giusto che i costi di una politica che aveva portato la città al predissesto se li dovessero accollare loro e senza che i responsabili fossero chiamati a rispondere di alcunché.
Oggi, che la Giunta e il Consiglio Comunale hanno approvato un piano di riequilibrio da 370 milioni che prevede, tra entrate e tagli alle spese, il recepimento di ulteriori 37 milioni annue da aggiungersi ai 40 milioni di gestione ordinaria della città, non oso immaginare la reazione del Messinese medio che si vedrà tassato, tartassato, privo di servizi, investimenti e quant’altro almeno per prossimi dieci anni e sempre senza che i responsabili di questo sfacelo siano stati chiamati a rispondere del loro operato, neanche politicamente parlando.
Non sappiamo se per Messina era meglio dichiarare il dissesto o il Piano di riequilibrio, d’ altra parte noi non siamo Consiglieri Comunali, non è toccato a noi far parte dei quattro Consiglieri comunali che hanno avuto il coraggio di dire chiaramente che era meglio il dissesto, come non abbiamo fatto parte di quei 23 consiglieri che si sono assunti la responsabilità di chiamare la città a recepire almeno 80 milioni annue per i prossimi dieci anni. Peraltro siamo contenti di non aver fatto parte di quei restanti consiglieri del PD che con la loro astensione tecnica, quindi senza aver fatto nessuna scelta per non assumersi nessuna responsabilità politica, hanno di fatto mantenuto il numero legale necessario a far passare il piano.
E’ nella memoria collettiva della Città che sin dal suo insediamento la Giunta Accorinti ha sempre propeso per il Piano di riequilibrio, piuttosto che per il dissesto. Ed oggi il Vicesindaco Guido Signorino non solo può dire che la sua creatura ha visto la luce ma soprattutto che ha trovato successo e consenso il suo progetto politico.
L’essere cioè riuscito a coinvolgere e portare a suo fianco quelle maggioranze del Consiglio Comunale che pur facendo parte di quella vecchia politica che ha creato e determinato la massa debitoria da ripianare era, purtuttavia, ancora necessaria ai fini del voto d’aula per il raggiungimento delle maggioranze necessarie.
Se il fine giustifica i mezzi possiamo tranquillamente dire che il Vicesindaco Signorino pur di ottenere per Messina il Piano di Riequilibrio è passato sopra il “cadavere” di CMdB e la fuoriuscita di due Consiglieri, Lugi Sturniolo e Nina lo Presti che sono passati al Gruppo Misto, dimostra come il “cadavere” inizi a perdere i suoi pezzi.
Che poi il disegno politico sia di lunga data e fin dall’inizio dell’avventura politica di CMdB, l’attesta la frase che Sindaco Renato Accorinti ebbe a dire la prima volta che si presentò al Consiglio Comunale, quando affermò che i suoi Consiglieri non erano solo i 4 eletti nella sua lista ma tutti i 40 del Consiglio Comunale.
Nascono dalle stesse considerazioni politiche generali le accuse che gli attivisti del movimento fanno alla Giunta di essere stata distante, di calare dall’alto le sue decisioni senza condividerne i contenuti con la base e di fare degli “inciuci” politici con la vecchia politica dei partiti.
Per avere una qualche risposta su queste accuse le domande le abbiamo rivolte all’Assessore Patrizia Panarello, recentemente molto attiva nel tentativo di cucire e ricucire i rapporti con il Consiglio Comunale a proposito dell’Isola Pedonale e strenua sostenitrice del Piano di riequilibrio approvato dal Civico Consesso.
La Giunta Accorinti è stata accusata di poca partecipazione. Si sente responsabile ?
“ Io non mi sento responsabile, perché ho sempre lavorato con tutti quelli che ne hanno fatto richiesta e addirittura molto spesso sono stata io a coinvolgere… Sistematicamente incontro i gruppi tematici del movimento di CMdB inerenti la Scuola le pari opportunità o l’ambiente… io lavoro costantemente con gli altri e lavoriamo insieme”.
E l’accusa che vi rivolgono di aver abbandonato il progetto e che gli interessi non sono più quelli dal “basso” ma altri, diversi e “maggiori,” rispetto a quelli del programma elettorale ?
“ Non vi sono altri interessi, noi stiamo lavorando al quel progetto nello stesso modo di quando ci siamo canditati… Se poi all’esterno sembra che si sia cambiata rotta dobbiamo dire che non è vero. Non abbiamo cambiato rotta perché non avevamo i motivi per cambiare rotta. Noi siamo trasparenti, quello che diciamo facciamo, non ci sono cose nascoste…. Ci sono errori. sicuramente e poi vi è un’intera macchina amministrativa da far funzionare e quindi le responsabilità sono in parte degli amministratori e in parte dell’inefficienza della macchina stessa. Probabilmente molti si aspettavano che appena mettevamo piede nel palazzo già cambiava tutto…questo non è pensabile”
“Oltretutto, vi è un approccio diverso. Non siamo per punire o come molti pretenderebbero per mettere al rogo le vecchie amministrazioni o la vecchia politica. Noi non siamo per questo, noi invece siamo per una forma di risanamento dall’interno, che passa dalle buone relazioni, dal dialogo, che passa anche dalla spesa e dalla necessità di rispettare i tempi di realizzazione delle cose…noi non puntiamo il fucile a nessuno e forse per questo ci accusano di essere poco incisivi.”
Allora le responsabilità del passato che hanno determinato 370 milioni di debito non devono emergere ?
“Certamente. Per quello che è già oggetto d’indagine della Procura le responsabilità vanno perseguite, d’altra parte c’è una forma di giustizialismo spicciola che…(non può essere accettata).
Non avendo in Consiglio Comunale le necessarie maggioranze per fare passare il piano di riequilibrio avete dovuto trovare delle “soluzioni” politiche e quindi fare delle promesse alla vecchia politica ?
“Assolutamente no. E i 23 voti favorevoli della vecchia politica ?… Non li hanno dati a noi, ognuno di loro ha ritenuto in coscienza che il Piano di Riequilibrio fosse la soluzione migliore la città. D’ altra parte nessun consigliere, salvo quei quattro, vorrebbe accostare il suo nome al dissesto. Ed infatti, una volta che la Giunta ha presentato il Piano la responsabilità del dissesto non era più della Giunta ma del Consiglio Comunale. Il quale, votandolo ha fatto un atto di responsabilità, saranno poi gli organi esterni (il Ministero e la Corte dei Conti) che diranno se il piano è buono o meno”.
“Pertanto, non vi sono state larghe intese per fare approvare il piano e non vi sono nemmeno cose che noi abbiamo promesso a qualcuno… cosa dovevamo promettere. Non c’è niente, da promettere perché non è nel nostro stile…”
Checché ne dica l’Assessore Panarello e pragmaticamente parlando è chiaro a tutti che senza una qualche collaborazione politica con il Consiglio Comunale gli atti della Giunta Accorinti non hanno nessuna possibilità di realizzarsi ed il fatto che una lista civica come quella di Renato Accorinti sia riuscita a vincere solo al ballottaggio ha la sua rilevanza se consideriamo che al primo turno solo 4 Consiglieri su 40 riuscirono ed essere eletti negli scranni del Consiglio Comunale.
Pertanto, le maggioranze necessarie ad esitare gli atti della politica di Renato Accorinti abbisognano necessariamente dell’apporto di quella vecchia politica tanto avversata e ostata dalla base elettorale degli Accorintiani. Si pensi al provvedimento sull’Isola Pedonale o a quello del Registro delle unioni civili che oltre a ad aver generato centinaia di polemiche e fiumi d’inchiostro, hanno dimostrato chiaramente che il Consiglio Comunale è meglio tenerselo buono.
Considerando che nel 2013 la città è stata chiamata a coprire con la sola Tares 42 milioni di euro, pensa che sia in grado di accollarsi altri 37 milioni all’anno per un totale di circa 70/80 milioni annue per i 10 anni del piano di riequilibrio ? Non era meglio il dissesto ?
“Il Piano di riequilibrio non è un aggravio di tasse, il piano è una pianificazione strategica nei prossimi nove anni dell’efficientamento della macchina amministrativa, della riduzione degli sprechi e del potenziamento delle partecipate. Il Piano realizza le sue entrate con la riduzione della spesa da una parte e l’efficientamento dall’altra parte, quindi non è un piano di lacrime e sangue finalizzato a pagare solo i debiti e non prevede l’aumento delle tasse che d’altra parte sono già al massimo”.
Pietro Giunta