…. “Non solo donna” non allude al fatto che vi possano essere anche uomini vittime, pur se è vero che le donne non sono solo e sempre vittime. Nei delitti di coppia, di solito la moglie è vittima e il partner maschile è autore, ma forse questo cambierà in futuro in una malintesa corsa alle “pari opportunità” della violenza; già ci sono ricerche che segnalano dal 3 al 5% di abusi della moglie verso il marito.
In tema di violenza perpetrata dalle donne, ricordate, per esempio, l’atroce immagine della
soldatessa statunitense, Lyndie England, che tiene al guinzaglio il prigioniero irakeno. Ed ancora, è stato rilevato che su cento abusi pedofili, otto siano perpetrati da donne, che il 2% dei siti
pedopornografici sia a loro dedicato, che al 2004 vi fossero cinque associazioni femminili pedofile
che agiscono su Internet1.
Quando le cose dovessero mutare, passerò “dalla parte” degli uomini, perché non si è qui per stare con le donne ad oltranza, siamo “dalla parte” delle vittime, di qualunque genere esse siano…
(I. M. Betsos)
La situazione delle donne oggi, la avvertiamo dalle pagine dei mass media italiani. La famiglia uccide più della mafia, più della criminalità comune . La cosa allarmante è che in quelle famiglie in cui avviene un evento omicidiario, la vittima è spesso una donna. Infatti, mentre il numero di morti ammazzati per strada decrescere , aumenta la percentuale degli omicidi che avvengono tra le mura domestiche: 171 su 611 nel 2008, quasi un terzo del totale (E.U.R.E.S.)
Sono numeri allarmanti riferiti ad un solo anno, 2008, e solo all’Italia. Diventerebbe una cifra smisurata se mettessimo assieme i numeri delle violenze che le donne subiscono nei vari contesti, in tutto il mondo. In questa triste conta troveremo donne vittime di violenza di genere, troveremmo l’universo dei maltrattamenti domestici e delle violenze familiari, agite da padri, madri, fratelli sorelle, zii, nonni, etc .
Il fatto che esistano diverse locuzioni per individuare il contesto in cui si esercita la violenza maschile contro la donna, e che spesso questo contesto risulta essere quello domestico, non ci deve far pensare che la violenza contro la donna sia un fenomeno specifico della famiglia o della relazione sentimentale contemporanee. Va letto piuttosto come un fenomeno che si colloca lungo un continum di sopraffazione maschile sulle donne, una modalità di relazione degli uomini con le donne.
Benchè esistano da molti anni in Italia significative esperienze di contrasto e di aiuto alle donne vittime, nonché riflessioni sulla violenza maschile in “ famiglia” o tra partner, purtroppo lo statuto di problema sociale fatica ad essere riconosciuto . “Ci aspetteremmo che con il crescere della civilizzazione di un Paese, diminuiscano questi fenomeni. Consideriamo quindi “scandalosa” la violenza che ancora esiste”.
Per tale motivo veniamo ammoniti dall’ONU, per lo scarso e inefficace impegno nel contrastare la violenza maschile nei confronti delle donne. I femminicidi, vanno considerati dei crimini di Stato, perché tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita.
La violenza maschile contro le donne è senza dubbio indizio della crisi del patriarcato. Questa crisi ha comportato un’inversione di marcia, rispetto a quello che prima veniva accettato come qualcosa di naturalmente connesso all’esercizio di un’autorità riconosciuta, adesso ha le fattezze di un potere arbitrario, che lede la dignità delle donne , tanto da essere nominato come violenza e prevaricazione.
Tale violenza, si estende, si allarga, aumenta nella misura in cui le donne acquisiscono libertà e, a loro volta, quote di potere … situazione che viene vissuta come la concretezza della minaccia all’identità maschile tradizionale, soprattutto nella sua dimensione di “protezione”e tutela (delle donne, dei deboli). “Viene in mente Musil, quando scrive: “I teneri sentimenti della dedizione maschile sono infatti simili al brontolio di un giaguaro che ha fra le zampe un pezzo di carne e non tollera di essere disturbato”.
Finora abbiamo parlato di uomini che uccidono le donne. Prima di arrivare a questa soluzione estrema, molto spesso, le donne sono sottoposte a maltrattamenti fisici, psicologici e morali.
Rispetto al numero di maltrattamenti che avvengono tra le mura domestiche, il fenomeno dell’omicidio è un evento ancora più raro di quello che è normalmente. Si tratta di una violenza invisibile e silenziosa, una squallida quotidianità che non viene denunciata.
“Secondo l’OMS, che ha effettuato un’indagine in 48 Paesi, una percentuale tra il 10 e il 69% di donne ha dichiarato di aver subito un abuso fisico da parte del partner almeno una volta nella vita. Per l’Italia, l’ISTAT ha condotto una ricerca nel 2006, intervistando telefonicamente un campione rappresentativo di donne fra i 16 e i 70 anni, da cui risulta che 6 milioni e 743 mila Italiane sono state vittima di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita, il 31,9% della classe di età considerata. Il 14,3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner, e, se si calcolano anche gli ex partner, la percentuale sale al 17,3%”. Soprattutto, nel 93% dei casi di violenza da parte del partner, cioè la quasi totalità , le violenze non vengono denunciate.
“Quindi questi reati sono ampiamente coperti dal “numero oscuro” –cioè refrattari alla denuncia-,
tanto che eventuali crescite statistiche potrebbero addirittura costituire una buona notizia, nel senso di segnalare una volontà di non risentire del famigerato sistema secondo cui “i panni sporchi si
lavano in casa”.
Il femmicidio è l’estrema conseguenza delle forme di violenza esistenti contro le donne. “Queste morti non sono isolati incidenti che arrivano in maniera inaspettata e immediata, ma sono l’ultimo efferato atto di violenza che pone fine a una serie di violenze continuative nel tempo”, conseguenza di una politica che fa troppo poco per eliminare le disparità di genere.
Rosi Nicoletta