Notte della cultura sì, ma non per tutti

Un sabato sera all’insegna della riscoperta di alcune opere d’arte -siano esse musicali, pittoriche o letterarie- e del divertimento per tutte le età. La Notte della cultura messinese si è svolta così, all’insegna dell’organizzazione di iniziative lodevoli, ma che non hanno potuto nascondere una  pecca enorme e abbastanza rilevante: il tutto era stato pensato solo per i deambulanti, lasciando poche occasioni ai diversamente abili.

Scrive Nino Fiannacca dell’Associazione Senza Barriere: “Ma a Messina la cultura è un bene accessibile a tutti o è solo una prerogativa dei  comuni cittadini senza alcun problema di deambulazione?

Gli organizzatori dell’evento “La notte della cultura” non hanno considerato che in questa bistrattata, martoriata città c’è qualche persona disabile  che vorrebbe parteciparvi andando in biblioteca o al museo o in pinacoteca“; non gli si può dare torto, in effetti. Praticamente dappertutto si nota  una preparazione quantomeno approssimativa da questo punto di vista: se alla Biblioteca Regionale gli spazi erano talmente tanto stretti da non  poter far passare neanche una sedia a rotelle, al Municipio per qualche motivazione a noi sconosciuta gli unici ingressi aperti erano quelli  centrali, con tre scalini ciascuno; forse non proprio un ostacolo insormontabile, ma non avrebbe certo fatto male pensare a come evitare una  fatica assolutamente non necessaria. Se al Municpio si piange, alla Provincia Regionale, comunque, non si ride: addirittura lì si esponeva sulle  scale. Sempre meglio di quanto successo al Vittorio Emanuele, però: nel più grande Teatro cittadino la bella mostra su Madame Butterfly è stata  apprezzata, purtroppo, solo dai deambulanti: non è stato infatti possibile per una persona sulla sedia a rotelle godere appieno dello spettacolo,  causa le teche alte più di un metro e i quadri posizionati a circa un metro e cinquanta da terra.

In Italia non si è mai fatta una politica seria per consentire ai diversamente abili di essere, davvero, partecipi della vita cittadina, vuoi perché  fino ad alcuni anni orsono la disabilità non era visibile come lo è oggi, vuoi perché non si è mai seriamente sviluppata una coscienza forte a  difesa dei diritti dei più deboli“; le parole di Pinella Aliberti, assessore alle Politiche Sociali e per le Pari Opportunità, pesano come macigni e  rispondono interamente alla realtà: la cultura della solidarietà, del solo pensare a chi, in effetti, dovrebbe essere il primo nella mente di chi  organizza serate interessanti come quella di sabato è praticamente assente nel messinese medio.

Tanti bocciati eccellenti, quindi. Non le istituzioni, in questo caso: loro hanno fatto appieno il compito che gli spettava, cioè mettere a  disposizione degli enti una nottata del genere. Ma non tutto è buio: una nota di merito c’è, e va paradossalmente uno dei più “giovani” tra i luoghi  di ritrovo messinesi, cioè il Circolo Pickwick, bar/libreria dove, tra un De André ricantato live e un po’ di Baudelaire e Bukowski letti con un  gradevole sottofondo musicale anni ’70, c’è stato anche un pensiero per i meno fortunati: i quadri di ispirazione futurista non erano infatti messi  su un muro, in mezzo a scaffali pieni di libri, bensì al centro della saletta,  tra i due corridoi dove sono passate anche un paio di carrozzelle senza  particolari problemi, a parte un po’ di traffico nella zona dove erano posizionati i due “intrattenitori” del Circolo.

Facendo un paio di conti, comunque, la situazione è triste: Messina non sembra essere sensibile come dovrebbe, invece, essere una città civile  riguardo il problema delle barriere architettoniche e, specialmente, le barriere mentali che evitano la piena integrazione con i nostri concittadini  diversamente abili. In occasioni come quella di sabato salta palesemente all’occhio anche a chi di solito non guarda il problema con aria attenta,  ma chi la vive ogni giorno sa benissimo che le difficoltà nel quotidiano sono tante, e sarebbero tutti risolvibili, se si guardasse verso esse con  aria costruttiva. Anzi, per prima cosa bisognerebbe considerarle, e poi pensare a risolverle: non posteggiare dove ci sono gli stalli per i disabili  o i passaggi pedonali sarebbe già un segno importante da questo punto di vista per noi comuni cittadini; si deve sempre partire da qualcosa, e  questo è sicuramente un buon avvio. Sperando di non vedere più serate gestite male come quelle di sabato, che sviliscono la cultura più  importante, quella sociale.