In una giornata come quella dell’otto marzo è importante andare oltre l’immagine della mimosa e dei suoi stereotipi. Ciò che conta è sempre il percorso: non la data, ma il processo di costruzione. L’otto marzo è la manifestazione di ciò che è stato fatto; di tutto quello che è stato plasmato nel processo di socialità con donne e uomini che vogliono realizzare nuovi spazi. È un momento simbolico molto importante.
Cerchiamo di conoscere meglio “Non una di meno Messina”.
A raccontarci questa dimensione è Domiziana Giorgianni, donna impegnata attivamente all’interno del movimento. La sensibilità e la convinzione di poter realizzare e vivere in un mondo libero da ogni oppressione, dove l’ingiustizia sociale è solo un ricordo, arriva con passione, voglia di riscatto e speranza affinché nessuno/a si possa più sentire solo/a.
“Non una di meno Messina è un movimento nato un anno fa nel nostro territorio ed è una realtà collegata con i contesti regionali e nazionali. È costituito da giovani donne, studentesse e lavoratrici, protagoniste di molte iniziative pubbliche, di dibattito e confronto che hanno come fine quello di sensibilizzare e rendere partecipe la comunità su questioni sociali, ad esempio la violenza sulle donne. Questa è una tematica a noi molto cara perché il nostro agire si basa sulla convinzione che la violenza sulle donne non è un fenomeno avulso dalla società, non è il raptus di follia di un uomo in preda alla collera e non è la legittima conseguenza di una gonna troppo corta. Nelle sue differenti declinazioni storiche essa è un elemento costitutivo e strutturante dei rapporti sociali e del contesto socio-culturale in cui viviamo. Ecco perché la nostra attenzione e le nostre iniziative partono all’interno dei luoghi di formazione, scuole e università, in quanto realtà in cui i modelli culturali si creano e si consolidano”.
Queste sono riflessioni e pratiche necessarie per capire il presente e per cambiare il futuro, ma ciò può realizzarsi solo attraverso la conoscenza del passato. Le conquiste dei diritti devono essere sempre protette e, purtroppo, oggi più che mai rivendicate. Viviamo in un contesto in cui il patriarcato è diventato egemone in forme diverse, ma che ha la stessa violenza di ieri. Infatti Domiziana ribadisce che ancora noi donne “quotidianamente veniamo attaccate sul campo mediatico, dove siamo sempre colpevolizzate minimizzando il ruolo degli aggressori; subiamo violenza ostetrica negli ospedali; viene negata la nostra libertà di decidere se abortire o meno (Messina registra un tasso di obiettori di coscienza del 97%); sul posto di lavoro non mancano molestie sessuali e verbali e notevoli differenze salariali con gli uomini. Ecco perché ci battiamo ogni giorno per la difesa della legge 194 del 1978 e per la sua piena applicazione. Pretendiamo che i consultori tornino nei territori con pieno ruolo dedicato all’autodeterminazione come spazi delle donne e per le donne.
Pretendiamo contraccezione gratuita. Pretendiamo maternità consapevole e l’accesso a beni fondamentali da parte di tutte e tutti. Sì, pretendiamo! Perché i diritti non si domandano, ma si pretendono!” Comprendiamo bene come il movimento “Non una di meno” è di fondamentale importanza per la creazione di un percorso che ha come fine l’occupazione dello spazio pubblico e privato che spetta alle donne. Quindi c’è una forte attenzione sulle decisioni che riguardano il corpo, il quotidiano, la società e il bene pubblico. Il movimento copre tutti gli aspetti della vita, si preoccupa di ciò che accade nella comunità e si lega ad una visione globale delle lotte contro la violenza di genere in tutte le sue forme. È un urlo contro ogni oppressione, ogni sfruttamento e violenza di tipo razzista, omofoba, sessista.
Rivendica l’incontro con l’altro, valorizzando la diversità attraverso la consapevolezza della propria identità e la conoscenza di chi si ha davanti. Perché è la paura che porta all’etichettamento, all’oppressione e alla costruzione di muri. Bisogna iniziare ascoltando linguaggi non conosciuti, sforzarci di vedere oltre le apparenze e questo è possibile solo partendo dalla nostra soggettività. Più nello specifico stiamo assistendo alla formazione di un femminismo anti-capitalista che va oltre il modello neoliberista ed individualista. Non è un movimento di sola opposizione perché riesce a costruisce. Questa è la sua grande forza: creatività, volontà di recuperare conoscenze tradizionali, creazione di legami e di reti sociali.
Oggi le donne sono in prima fila nella lotta per un mondo libero dal capitalismo e da tutte le forme di oppressione. Questo fatto è rivoluzionario e deve essere al centro di un nuovo modo di pensare e di agire; deve servire per comprendere il vero significato di politica femminista e soprattutto per prendere coscienza del fatto che è necessario avere un’immagine diversa del potere. Come sostenuto e rivendicato dallo stesso movimento: “in tutto il mondo le donne sono in rivolta contro la violenza patriarcale, razzista, istituzionale, ambientale ed economica”.
Unica alternativa: unirsi alla lotta! La manifestazione prevista per l’otto marzo 2020 è stata cancellata.