L’articolo della Sicilia parla della notte europea dei ricercatori con la partecipazione dei nostri bambini
Era il novembre del 2008 quando fresche di laurea, buoni propositi e tanta voglia di fare decidemmo di lasciare la nostra amata Sicilia per raggiungere la capitale. “Commare noi dobbiamo fare inchiesta” ti dicevo sempre. Su cosa e come non avevo idea. Però a 22 anni sei influenzata dagli scandali Watergate, sexygate e compagnia bella. Tor Vergata ci aveva gettato nello sconforto. La distanza, il prato, l’atmosfera bucolica ci avevo messo un’ansia terribile. Così abbiamo optato per la Sapienza. “Minchia commare c’è il curriculum “forme dell’inchiesta e giornalismo storico antropologico” ti dissi. Così è iniziato il nostro percorso universitario. E’ iniziato sì, ma noi eravamo assenti, seppur presenti. Ci mancava il nostro mare, i nostri colleghi, le nostre abitudini.
E poi c’era quella casa lontana, piccole e scomoda, in cui non avevamo una scrivania per studiare e eravamo costrette a studiare sul letto. Quanta fatica ci è costava scrivere, sottolineare, riassumere tutto. Tantissima. E poi quegli odiosi armadi anni settanta, alti e marroni ci influenzavano psicologicamente male. Anzi no, malissimo… come la lavatrice del 1943 che ci facciamo allagare un giorno sì e l’altro pure. Oggi penso a cosa rimane. E rimane molto. E non parlo di tutti i brillanti esami in cui davamo soddisfazioni ai genitori, ai parenti e agli amici. Ma di tutte le cose che abbiamo imparato insieme e che “sapremo” solo noi. Il giornalismo di David Randall, i diari di keith Haring e di Andy Warhol, la storia dell’agenzia Stefani, e di tutti i “profeti disarmati” e tutta la critica militante quella che ci faceva dire: “Azz commare qua il giornalismo si faceva in maniera seria”. E ancora tante altre cose. Momenti di vita vissuta, tra lacrime stanchezza e tanta voglia di fare.
Oggi però ti ringrazio perché sei l’unica amica che ha capito i miei silenzi e mi ha messo davanti ai miei difetti. Sì, è vero sono maledettamente testarda e presuntuosa. Voglio avere sempre l’ultima parola e sono terribilmente polemica. Non so cosa saremo domani. Forse saremo fagocitati dalle nostre passioni grandi e non arriveremo a nulla ma quello che è certo è che ci sarà sempre una canzone, un film, una poesia, che ci legherà. Vecchioni sarà sempre il nostro Vecchioni. Pessoa sarà sempre il nostro Pessoa e Il postino sarà sempre il nostro postino. Quello che apparentemente sembra un oggetto insignificante ci legherà come in un sottile corrispondenza.
Ti voglio bene amica. Non preoccupiamoci del domani, perché “Domani è già qui” . Ti stritolo. Ti voglio bene. Grazie a tutti quelli che hanno rallegrato la nostra sobria vita romana. Sono passati tre anni ma vi ricordo con affetto.