Palermo e le donne che vorrei. Terza parte

Il  terzo personaggio, della triade di donne proposte per future intitolazioni toponomastiche femminili, è una donna dal fervente spirito e dalle profonde motivazioni sociali e politiche:  la giornalista e  politica Giuliana Saladino.

Giuliana è una donna libera. É una libertà intellettuale, la sua, che prende le distanze da convenzionali vincoli sociali e che la rende pertanto pronta ad occuparsi delle donne, a tramandare il loro ricordo e a lottare  per una società migliore che renda giustizia alla donna stessa e ne migliori la sua condizione.

Giuliana nasce nel 1925 da una nobile famiglia palermitana.  Dopo essersi allontanata dai “fatti d’Ungheria”[1][1],cominciò, nel 1957, a lavorare per il  quotidiano palermitano”L’Ora”, nel periodo più difficile del “Sacco di Palermo”,   dando spazio a temi di chiaro impatto sociale e politico, quali la condizione della donna, la mafia e il disastro del Belice.

Di lei molto si è scritto ma ci piace lasciare la parola a chi l’ha conosciuta, condividendo con lei parole e vissuto.

Rosanna Pirajno, che con Giuliana ha realizzato    l’esperienza di elaborazione del  quotidiano “Mezzocielo”-una rivista bimestrale che, dal 1991, tratta i temi complessi della emancipazione e della libertà della donna, della difesa dei più deboli – così la  descrive: “Non era soltanto la storia personale di Giuliana, la sua militanza politica nel Pci e poi l’uscita per dissenso con i fatti di Ungheria del 1956, il suo essere sempre stata “dalla parte delle donne” adoperandosi con i mezzi di cui disponeva, le idee e i principi, gli articoli, i libri, le conferenze, gli incontri a tu per tu per dar loro voce nella Sicilia sottosviluppata degli anni cinquanta, non era solo  il curriculum socio-politico che poteva vantare a farne quella icona di donna colta e anticonformista alla quale ricorrere nei frangenti complicati della vita…”. Ricordiamo, tra le altre opere di Giuliana, due libri in cui  si fondono il racconto di sè e del suo tempo, la riflessione e la denuncia coraggiosa:  Terra di rapina (Torino 1976), Romanzo civile (Palermo Sellerio , 2000). Una voce sempre viva, che merita di continuare a farsi sentire anche attraverso  intitolazioni toponomastiche.

Claudia Fucarino

[1][1] Pochi giorni dopo il primo intervento militare sovietico a Budapest, il 29 ottobre del 1956,  il dissenso all’interno del Partito comunista italiano si manifestò in maniera clamorosa in un appello, firmato da un centinaio di personalità e intellettuali soprattutto romani. di solidarietà agli insorti ungheresi.



 

Giuliana_Saladino.pdf