Palermo, manette per estorsori

La Polizia di Stato questa mattina, ha eseguito  4 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal locale G.I.P. su richiesta della D.D.A. di Palermo nei confronti di altrettante persone, resesi responsabili dei reati di estorsione e tentata estorsione aggravate dal fine di avvantaggiare “Cosa Nostra”.

L’operazione, denominata “Family Crimes” (in ragione dei vincoli di parentela che legavano gli estortori con la vittima), è stata condotta dalla Squadra Mobile di Palermo, diretta dal Dr. Rodolfo RUPERTI ed è stata coordinata dalla locale D.D.A. diretta dal Proc. Capo Dr. Francesco LO VOI.

L’attività  ha avuto origine dall’aver portato avanti gli spunti investigativi ottenuti dalla sorveglianza di un soggetto, VALLECCHIA Giuseppe (cl. 1979), dedito all’espletamento di attività criminali in città (ed in particolare nel noto quartiere locale “Noce”), a seguito della quale emergevano, inconfutabilmente, altre responsabilità ed altri coinvolgimenti in operazioni illecite da parte sia di soggetti ancora non tratti in regime di restrizione, quali la di lui cognata, D’AMICO Loredana (cl. 1980) e COSPOLICI Tommaso (cl. 1977), sia di un criminale attualmente già assicurato alla Giustizia, ossia CHIOVARO Fabio (cl. 1973), marito della D’AMICO Loredana (e cognato del VALLECCHIA Giuseppe), recidivo con precedenti specifici ed organicamente affiliato alla Mafia nell’ambito del mandamento della “Noce”, presso cui, prima della carcerazione, aveva rivestito anche il ruolo di Capo.

 La predetta indagine, condotta dal Proc. Agg. Dr. Vittorio TERESI e dai Sost. Proc. Dr. Francesco DEL BENE, D.ssa Amelia LUISE, D.ssa Annamaria PICOZZI, Dr. Gianluca DE LEO e Dr. Roberto TARTAGLIA, è stata espletata dal personale della Sezione “Criminalità Organizzata” della Squadra Mobile (diretta dal Dr. Stefano SORRENTINO), e si è originata a seguito della denuncia sporta presso gli Uffici della Questura da parte di una vittima, che accusava il CHIOVARO e la moglie di avergli estorto la somma di 4000 euro  che, a suo dire, in precedenza gli era stata dagli stessi elargita a titolo di regalia, salvo poi chiederla indietro avvalendosi della forza intimidatrice propria dei comportamenti mafiosi, rappresentata dall’intervento, del CHIOVARO. Quest’ultimo, infatti, seppur recluso in quel periodo, attraverso le comunicazioni veicolate dalla moglie D’AMICO Loredana, impartiva ordini al suo accolito VALLECCHIA Giuseppe, affinché si attivasse per recuperare il denaro che in precedenza era stato appunto da loro donato al denunciante. L’illecita organizzazione tentava, con chiaro utilizzo della minaccia, di rientrare in possesso dei soldi in argomento.

A seguito della denuncia presentata, si iniziava un’attività investigativa basata tanto su servizi tecnici di intercettazione delle conversazioni che su servizi dinamici sul territorio, che consentiva di raccogliere numerosi elementi di prova riguardo l’effettiva esistenza di comportamenti inquadranti, nell’ambito di un processo sussuntivo, le fattispecie astratte costituenti il reato di tentata estorsione aggravata.

Inoltre, durante lo sviluppo dell’attività de quo, dall’attività tecnica di intercettazione è altresì emersa la responsabilità degli odierni arrestati in un’altra azione di stampo estorsivo, consistente nel fatto che il CHIOVARO, sempre per il tramite della moglie, aveva ordinato al cognato VALLECHIA Giuseppe di intimidire un altro soggetto affinché restituisse alla D’AMICO un quadro vendutogli per 1000 €, e senza che avanzasse neanche la pretesa della ripetizione della somma pagata per l’acquisto dell’opera; azione che poi venne effettivamente posta in essere dal VALLECCHIA, con la complicità del COSPOLICI Tommaso, che in quel frangente lo spalleggiò anche in occasione del recupero materiale del quadro in questione.

L’indagine ha quindi consentito la disarticolazione dell’intero organigramma criminale individuato, ponendo un freno alle attività estorsive poste in essere da un nucleo criminale facente capo a quello che tutt’oggi, seppur ancora in regime di restrizione carceraria, risulta sempre essere uno dei capi carismatici del locale mandamento criminale della “Noce”, dato che, com’è noto, il CHIOVARO ebbe nel passato la sua ascesa nell’ambito del locale organigramma mafioso sotto l’egida di quello che era considerato all’epoca il vertice del menzionato mandamento mafioso.