15 Milioni e mezzo di euro per i primi sei mesi del 2014 è questa la previsione di spesa che Messinambiente, la partecipata per la raccolta dei rifiuti del Comune di Messina, ha presentato all’assemblea dei soci della S.p.A. Ancora non si sono spenti gli echi e le urla dei cittadini di Messina, i quali per il piano di spesa del 2013 sono stati chiamati a coprire i costi del servizio di raccolta dei rifiuti e spazzamento della città per 44 milioni e mezzo di euro, e seppure ancora si deve staccare la seconda rata della Tares, già possiamo anticipare che anche il prossimo anno sarà di lacrime e sangue. Il tutto senza riuscire ancora a vedere l’inizio del famoso e promesso “risparmio” a cui si era appellato l’Assessore al Bilancio, Guido Signorino, quando a Dicembre del 2013 aveva dovuto far ingoiare la pillola amare dei costi della spazzatura al Consiglio Comunale e poi ai singoli cittadini.
Ma prima di continuare a riportare le dichiarazioni dei protagonisti di questa pluriennale vicenda della spazzatura di Messina, il Commissario Armando De Maria e l’Assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua, bisogna fare riaffiorare alla memoria le vecchie nozioni economiche di Società ed in particolar modo la distinzione elementare tra le Società di persone e le Società di capitali, tra le quali la più famosa è proprio la S.p.A, che per definizione si differenziano da quelle di persone sia per una tendenziale irrilevanza della persona del socio che deriva dalla mancanza di una sua responsabilità per le obbligazioni sociali e sia per lo scopo sociale che è quello del profitto.
Ma se ad essere una S.p.A è una società partecipata, come la Messinambiente S.p.A o l’Ato3, cosa succede in caso di fallimento ? I Messinesi oltre a pagare i costi del servizio si dovranno accollare anche tutti i debiti di queste società che si ricorda sono già da tempo in liquidazione ? Ed ancora, come mai si è scelto d’avvalersi di una S.p.A. il cui unico scopo è il profitto per effettuare un servizio pubblico come la raccolta dei rifiuti che evidentemente non può che avere finalità differenti dal profitto?
E’ chiaro che tutte queste domande lasciano il tempo che trovano e che in ultimo a pagare saremo sempre noi o direttamente come Messinesi o indirettamente come soggetti a tassazione. “ i debiti della Messinambiente sono 30 milioni e sono soprattutto con il fisco ci confessa il Commissario De Maria”. Ciò non toglie che non sia proficuo riportare le dichiarazioni dei protagonisti, quantomeno per capire come in quest’anni si è comportato il socio di maggioranza, Il Comune di Messina, ne confronti degli Amministratori della Società a cui veniva pagato il servizio pubblico di raccolta dei rifiuti da parte dell’Ente, lo stesso Comune di Messina, a cui per legge spetterebbe il compito.
“Bisogna distinguere il Bilancio di Messinambiente dal piano finanziario di spesa, ci dice l’Assessore all’ambiente, Daniele Ialacqua, sono due cose diverse. Cioè il Bilancio della Messinambiente non ha mai rispettato il piano finanziario ed è andata sempre oltre. E’ da questo che sono sorti i vari debiti e seppure è vero che non ha mai ricevuto quello che doveva ricevere perché è stata pagata meno, …vedi il contenzioso con l’ATO…, ciò non toglie che non abbia rispettato il piano di spesa annuale. I 44 milioni e mezzo non nascono solo dalla Messinambiente ma sono il frutto anche dei costi dell’ATO e della discarica. Nella nuova perizia di spesa per il 2014 (presentata dal commissario della S.p.A. in liquidazione Armando De Maria) avremmo 15 milioni e mezzo in sei mesi per il solo servizio di pulizia, oltre 12 milioni annui per la discarica e con questo siamo a 43 milioni, se infine aggiungiamo l’ATO che in un anno ha un costo di altri 2 milioni e mezzo avremmo pertanto ulteriori 45 milioni e mezzo di spesa e di costi per 2014. ”
Con sette procedimenti giudiziari in corso, tra cui il famoso procedimento per 25 milioni di debiti con l’erario, parlare di essere stato messo sulla graticola è un eufemismo: “ solo a marzo ho sette udienze penali, ci dice Armando De Maria, e con le nuove accuse di spreco di denaro pubblico, straordinari elargiti con facilità e incauti acquisti mi sono dovuto rivolgere ad un legale per tutelare la mia persona e la società”, se poi a questo aggiungiamo lo schiaffo ricevuto dal socio di maggioranza (il Comune di Messina) che ha bocciato e portato in Procura i Bilanci, la decisone già annunciata da revisori dei conti della S.P.A. di dimettersi alla prossima seduta assembleare della S.p.A ed il silenzio dei soci di minoranza, il dubbio che in questi anni ci sia sfuggito qualcosa diventa certezza.
Intanto siamo rimasti perplessi nel sapere che vi sono anche dei soci di minoranza. O meglio, che una S.P.A abbia dei soci a cui sono intestate le azioni è risaputo, che il 99% delle azioni siano del Comune di Messina e che lo 0,50% sia imputato al Comune di Taormina e l’ulteriore 0,50 al Comune di Tremestieri Etnea forse un po’ meno. Ma il rilevo non si ferma solo a questo, anche se saremmo curiosi di sapere, fosse anche al solo fine di provocare, se i comuni in minoranza sono stati anche loro chiamati a ripagare pro-quota i 44 milioni e mezzo di TARES che noi abbiamo pagato ed in caso di risposta positiva imperdibile, sarebbe poi, conoscere come abbiano mai potuto giustificare ai loro concittadini la circostanza d’aver pagato la spazzatura dei Messinesi.
“ La difesa penale è mia personale e dell’Azienda almeno finché io rappresento l’Azienda, continua Armando De Maria, …perché l’Azienda cosa pensa sia…? “E’ stata accusata di sprechi, di acquisti incauti, tutta una serie di situazioni che possono diventare pesanti. E’ chiaro che posso spiegare tutto perché tutto quello che si è fatto si è fatto nell’interesse dell’Azienda.”
Sapere che l’Azienda (la Messinambiente S.p.A) ha bisogno di un penalista per difendere se stessa anche contro il suo socio di maggioranza che ha mandato “i bilanci in procura” è un qualcosa che lascia perplessi. O meglio, è noto che “la società per azioni costituita da enti territoriali per l’espletamento del servizio di smaltimento dei rifiuti, rivestendo una forma giuridica di diritto privato improntata a criteri di economicità, non può essere esclusa dalla disciplina di cui al D.Lgs. n. 231/2001, ancorché la stessa svolga un’attività – gestione del ciclo dei rifiuti – con ricadute indirette su beni costituzionalmente garantiti, quale il diritto alla salute (art. 32 Cost.) e il diritto all’ambiente (art. 9 Cost.)”. In conclusione: “alla luce della giurisprudenza di legittimità esaminata, le società partecipate da capitale pubblico, agendo iure privatorum, sono totalmente equiparate, sotto il profilo della responsabilità amministrativa derivante da reato, agli enti a soggettività privata, non rilevando in contrario né l’appartenenza del capitale all’ente pubblico, né il coinvolgimento nell’attività espletata di valori costituzionali, né l’eventuale trasferimento, in capo al soggetto privato, di funzioni proprie dell’ente pubblico. (Cass. penale n. 234/2011)”.
Questo però non potrà mai voler dire che il Comune come socio di maggioranza e suoi cittadini come Messinesi potrebbero essere chiamati a pagare la parcella dell’avvocato per l’attività professionale svolta (la tutela penale della S.p.A.) nei confronti dell’Azienda come tale. Questo storia non è come il caso della ThyssenKrupp dove la società e per essa i suoi amministratori sono stati condannati per l’incendio della fabbrica. Nel nostro caso i rapporti intercorrono tra un Commissario Liquidatore, già nominato Direttore Generale dall’Amministrazione Buzzanca, ed il suo socio di maggioranza, anche se dovremmo parlare di socio unico di fatto avendo il Comune la proprietà del 99% delle azioni. Pertanto, se la responsabilità penale è personale parlare di difesa dall’Azienda in se e per se rispetto e nei confronti del suo stesso proprietario è come dire che la guancia destra agisce in giudizio per lo schiaffo ricevuto dalla mano sinistra.
E’ chiaro che questa nostra provocazione acquista un senso solo alla luce dalle dichiarazioni del Commissario che seguono:
“ A Marzo abbiamo l’udienza con l’erario per 25 milioni per IVA, IRES ecc… ma questi debiti ce l’ha il Comune o ce l’ha la partecipata ? La partecipata perché è in liquidazione…è chiaro poi che se la partecipata dovesse fallire il piano di riequilibrio lo deve mantenere il Comune… attualmente la procedura è fatta contro la partecipata…ma alla fine qualcuno dovrà pagare e dovrebbe essere proprio il Comune.” Spieghiamolo meglio. “ Si diceva che le partecipate non potevano fallire ma abbiamo dimostrato che possano fallire ed infatti l’AMIA S.pA. di Palermo è fallita”. ( Anche l’AMIA era una S.p.A a cui il comune aveva affidato la gestione dei rifiuti cittadini ed è stata dichiarata fallita ad aprile del 2013. Il principio in base al quale possono fallire anche le partecipate lo possiamo ricavare direttamente dalla massima che segue : se l’ente locale sceglie di avvalersi dello strumento privatistico della società di capitali per la gestione dei servizi, dovrà necessariamente accollarsi i rischi legati all’insolvenza delle stesse Corte di Cassazione sentenza n. 22209/2013- nello specifico una società costituita per gestire smaltimento e stoccaggio dei rifiuti-)
Inoltre, importante ai fini dell’annosa vicenda che ha visto contrapposto l’Ato e la Messinambiente, il cui contenzioso si trascina da anni, è il rilievo che il Commissario ci fornisce ai fini della proprietà delle quote sociali dell’ATO.
“Anche l’Ato è una S.p.A dove il Comune di Messina ha una quota sociale pari al 99%… ma se il socio di maggioranza assoluta è sempre lo stesso Comune di Messina perché non si è riuscirti a trovare una soluzione ?… “Perché il Comune di Messina non ha mai voluto dire fate pace punto e basta. Avremo avuto perlomeno una ventina di riunioni per questa storia ed io ho sempre dato la mia disponibilità…anche con questa amministrazione ?… una sola volta.
Ma perché non si fa ? “E’ una questione d’assunzione di responsabilità…se io vado a perdere da questo contezioso con l’Ato 10 milioni ne rispondo personalmente, se invece si fanno delle perizie da parte di una persona esterna che interviene e dice : è così ! E lo dice il Comune allora si può fare. In altri termini se io dico all’ATO dammi 24 milioni e l’ATO dice te ne devo 12…intanto dammi questi 12 che mi sistemo…e se poi neanche questo è possibile.. alla fine quello che ci rimette è il Comune di Messina. Questa è una vicenda che si trascina dal 2004/2005”.
Domandarsi perché si è dovuti aspettare oltre 10 anni per fare queste domande o avere queste risposte è un “gioco” abbastanza demagogico salvo che di anno in anno la nostra tassa sui rifiuti aumenta sempre di più. Fortuna volle che mentre eravamo intenti ad intervistare il Commissario De Maria entrasse negli uffici del Gabinetto del Sindaco l’Assessore Ialacqua, ed allora in un immaginario e per certi versi reale confronto all’americana l’intervista è continuata con l’Assessore mentre il Commissario in religioso silenzio ascoltava in attesa di conoscere… il suo “destino” ?
E avendo sempre a mente la Società di Capitale dove il socio ha una rilevanza minima nella gestione della società rispetto all’Amministratore mi è venuto spontaneo domandare: Perché il Commissario De Maria è sempre a disposizione dell’Amministrazione ?
“Perché è il Presidente di Messinambiente e Liquidatore di Messinambiente, Messinambiente è del Comune …l’abbiamo obbligato a collaborare. (Quello che dice l’Assessore non è sbagliato solo che deve essere rapportato non alla S.p.A. ma all’esecuzione del servizio di spazzamento e all’esecuzione degli ordini del committente. In ogni caso è indubbio che sussista una certa confusioni tra ruoli e funzioni dovuti più al tipo di Società che ad una reale volontà delle parti). Ma l’altra volta gli avete tirato le orecchie con la storia che gli è stato bocciato il bilancio… “Abbiamo fatto le giuste osservazioni e il Commissario sta rispondendo secondo come ritiene più opportuno. Io penso che come socio… e forse è questo che ha dato un po’ fastidio alla città…per la prima volta un socio, il Comune, si domanda: ma le cose sono proprio così ? Mi puoi dare dei chiarimenti ? E loro per la prima volta (l’Ato e Messinambiente) sono costrette a rispondere ed integrare… e basta. Nel passato, dalle loro relazioni si ricava che nel 2010, 2011 e 2012 il Comune è stato assente ed infatti nella relazione presentata dal Commissario si legge espressamente: riunione del….il Comune assente; riunione rinviata; riunione assente etc… ora che per la prima volta il Comune è presente è strano che ci siano polemiche.
Ma se il Comune è socio di maggioranza e di fatto proprietario in tutte e due le partecipate perché non si può trovare un punto d’incontro ? Sembra che la testa dica alla mano ti sei comportata male e per questo ti porto in tribunale… e questo a prescindere delle singole responsabilità.
Ormai il panorama è cambiato e l’Ato non esiste più (invero la riforma Regionale che doveva già essere operativa ancora non è entrata in vigore tanto è vero che anche per il 2014 è preventivata una spesa per l’Ato di 2 milioni e mezzo ) …e con il contezioso ? “Il contezioso si trascina da anni e oggi che sono in liquidazione la scelta a favore dell’uno e o dell’altro comporta dissesti e quindi bisogna andare molto cauti” .
Conferma che vi potrebbe essere anche per la Messinambiente la possibilità di un fallimento come è successo a Palermo ?
Certo questa è una eventualità nel panorama complessivo che non possiamo escludere. La situazione questa è…e speriamo che siano solo 30 milioni di euro.
Per completezza dobbiamo dire che in una prospettiva di risparmio l’amministrazione, come ci ha confermato l’Assessore Ialacqua, è intenzionata affidarsi alla mobilità interna del personale tra le partecipate , alla messa in quiescenza del personale e come atto concreto ha già cestinato il piano di previsione di spesa della Messinambiente a favore di quello predisposto dall’ATO che comporta per il 2014 un qualche risparmio in più.
Pietro Giunta
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