Patto tra il Dragone rosso e l’Università di Messina

Cinque anni di stretta collaborazione per promuovere programmi di ricerca congiunti, la mobilità di studenti, ricercatori e docenti, lo scambio di informazioni.

Il protocollo firmato oggi tra l’Università di Messina, il Cstec (l’Ufficio per la promozione della cooperazione scientifica e tecnologica della Cina) e il Ministero delle scienze e della tecnologia cinese è tutto questo e molto altro.

L’accordo infatti, come recita l’articolo 2 del documento sottoscritto stamattina nell’Aula Magna dell’Ateneo messinese, «costituisce l’inizio di una collaborazione tra le parti che potrà concretizzarsi in tutti i campi e le discipline di comune interesse».

La Cina è un paese in costante evoluzione che sta puntando moltissimo su ricerca e sviluppo. I dati snocciolati dal dott. Xing Jijun, Vicedirettore generale dell’Ufficio per la promozione della cooperazione scientifica e tecnologica Cina-Ue, sono impressionanti: «La ricerca occupa in Cina 3,2 milioni di persone all’anno. Il rapporto tra le risorse investite in ricerca e il Pil è dell’1,97% e nel 2020 arriverà al 2,5%. Il giro d’affari della ricerca nel nostro Paese è di 8mila miliardi».

Questi risultati sono possibili solo grazie ai programmi di ricerca e sviluppo realizzati sistematicamente dal Governo di anno in anno, che permettono la cooperazione tra scienziati nelle università.

Ora la Cina si apre all’Unione europea con il progetto Dragon Star, che supporta la partecipazione del Paese al programma Horizon 2020 dell’Ue. Una collaborazione che viene incontro all’esigenza della Cina di innovarsi sempre di più e a quella tutta europea di continuare a crescere.

Il motto, ha spiegato il dott. Jijun è «crescere insieme per migliorare la qualità».