PEDALATA ALL’ IDROGENO

Si chiama Bhyke, una bicicletta a pedalata assistita alimentata totalmente ad idrogeno, ha un’autonomia di 150 km e si ricarica in circa 15 minuti. Non uno dei tanti progetti che è possibile visionare solo in occasione di fiere particolari, né uno strumento ad esclusivo uso di un’utenza più facoltosa. E’ un mezzo che si può USARE, a completa disposizione della comunità. Il tutto accade a Messina, nello specifico, a Capo d’Orlando.

Presentato nel 2009 in occasione del workshop scientifico sulla mobilità sostenibile nell’ambito di ‘H2Roma Energy & Mobility Show’, il progetto è opera del laboratorio congiunto dell’Istituto di Tecnologie Avanzate per l’Energia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Itae-Cnr) di Messina e della Tozzi Renewable Energy – TRE S.p.A, società con la quale l’Istituto Cnr ha svolto attività di ricerca e sviluppo in diversi ambiti: aerogeneratori di piccola taglia, celle fotovoltaiche di terza generazione (Dssc), fitodepurazione da microalghe, produzione e impiego di idrogeno (Pem-Fc, Pem-elettrolizzatori).

“La bicicletta è alimentata totalmente ad idrogeno con un sistema di accumulo a stato solido in grado di fornire un’autonomia elettrica di 150 km: un pieno costa circa 18 euro per una spesa di circa 12 centesimi a chilometro”, spiega Giorgio Dispenza dell’Itae-Cnr, responsabile della ricerca, che continua: “rispetto ai sistemi elettrici attualmente in commercio alimentati da batterie tradizionali, presenta notevoli vantaggi: maggior autonomia a parità di peso e tempi di ricarica molto ridotti rispetto alle sei-otto ore di ricarica di una batteria convenzionale”.

L’elemento che però rende la Bhyke meno funzionale rispetto a una bici elettrica tradizionale è sicuramente quello relativo ai costi. E’ proprio per questo che i ricercatori dell’Itae-Cnr di Messina hanno pensato a un sistema per poter rendere questi mezzi di trasporto ‘per tutti’, attraverso la proposta di un bhyke ‘sharing’. Condivisione, dunque. Il comune interessato mette a disposizione flotte di bici che possono essere utilizzate dalla comunità, come ormai accade nella maggior parte delle grandi città, con una piccola differenza: è l’idrogeno che pedala per te! “Nel caso di uno sharing, il discorso relativo ai costi impatta dunque molto meno”, come ci spiega il chimico industriale Vincenzo Antonucci, coordinatore del gruppo dei sistemi dell’Itae-Cnr. “Per un singolo, comprare una bhyke diventa davvero difficile. Il bhyke sharing dà invece la possibilità a tutti di usufruire di una flotta messa a disposizione della comunità. E’ ciò che definiamo una piccola follia”, continua Antonucci, “l’idea è stata sviluppata nel 2012, e ha avuto un successo sull’opinione pubblica incredibile”.

Raggirato il problema dei costi, l’idrogeno permette alla Bhyke di godere di determinate caratteristiche che riescono ad ovviare alle problematiche proprie dei comuni mezzi elettrici. Caratteri che, di conseguenza, possono applicarsi a qualsiasi mezzo di trasporto a idrogeno, non solo alle Bhyke. Come ci spiega Antonucci, “Gli inconvenienti dei mezzi elettrici sono due: autonomia e tempi di ricarica. Se si mette a disposizione una flotta che fa servizio pubblico, autobus o bici elettriche, l’investimento è costituito dal doppio dei veicoli che servono realmente. Se occorrono 6 bus, devono essercene altri 6 in carica, che andranno a sostituire gli altri una volta scaricatisi. Come gestione flotta, lavorando con bus o bici a idrogeno non si pone alcun problema perché il tempo di ricarica è lo stesso del carburante normale. Lo stesso vale per le Bhyke. Rispetto alla bicicletta elettrica tradizionale, i tempi di ricarica sono minimi perché va ricaricata solo la bombola di idrogeno e non la batteria.”. Aspetto da non sottovalutare in quanto permette di ridurre del 50% il numero dei mezzi da acquistare dal comune interessato per garantire la continuità del servizio.

Messina all’avanguardia, dunque. Ancora una volta, grazie allo straordinario lavoro dei ricercatori del Cnr, una città sempre tacciata di arretratezza e ricordata più per le mancanze che per altro, si porta avanti forte delle sue eccellenze. E mentre l’Italia è uno degli ultimi paesi in Europa per ciò che riguarda i fondi a disposizione della ricerca, a Capo d’Orlando è possibile ‘pedalare’ assistiti dall’idrogeno.

GS Trischitta