Perché ho aderito alla mobilitazione delle donne italiane

Su Facebook un “nuovo amico”, a proposito della Manifestazione del 13 febbraio da me divulgata attraverso il social network, mi ha scritto: «penso che la donna la dignità debba difenderla ogni giorno e non con una manifestazione, che tutti sappiamo contro chi è…». E quando gli ho chiesto se fosse un fan di B., ha incalzato così:

«Io sono Italiano. Il fatto che tu me lo chieda, dimostra che ho colto il senso della manifestazione […]».

Lo ringrazio perché mi ha dato l’input per fissare nella “solidità delle parole scritte”, che di solito porta alla riflessione e alla consapevolezza, l’insieme caotico di sensazioni, l’ingorgo di pensieri ed emozioni, di sdegno, nausea e rabbia suscitati dal degrado politico e morale in cui l’attuale classe di governo ha trascinato il nostro Paese, ma fatto anche (direi soprattutto) di disorientamento di fronte all’acquiescenza o all’indifferenza di molti concittadini.

Lo ringrazio perché, rispondendogli, mi ha dato lo spunto per scrivere chiaro e tondo che io domani scendo in piazza:

–   perché, con un gesto evidente, voglio far vedere che non tutti gli italiani sono indifferenti o collusi;

–   perché voglio difendere la dignità delle donne, ma anche le istituzioni del mio Paese;

–   perché sono una donna che ha studiato tanto e continua a farlo, come tante altre donne italiane, e voglio difendere – davvero e non con riforme di carta – il valore e l’impegno di chi, spesso con pochissimi mezzi, contribuisce a mantenere in vita la tradizione culturale italiana e/o, grazie ad anni e anni di studio, vince i concorsi e conquista un posto di lavoro per MERITO;

–   perché sono una donna che lavora tanto, come la quasi totalità delle donne italiane: infatti, anche se la percentuale di disoccupate o inattive è tra le più alte dell’Europa a 27, le donne italiane lavorano più delle altre donne europee, perché dedicano più tempo delle altre a quel lavoro non pagato e non riconosciuto che è il lavoro di cura;

–   perché sono una donna che ama le proprie radici, sia quelle che affondano nella cultura e nelle tradizioni giuridiche e politiche del proprio Paese, che quelle più intime, legate alla propria famiglia di origine, e in tutti e due gli ambiti la dignità costituisce un valore da difendere;

–   perché sono un’italiana al cento per cento e la mia indignazione nasce non dal fatto che oggi il governo del mio Paese sia guidato dal centro-destra, ma dal fatto che sia guidato da un personaggio, attorniato da cortigiani e cortigiane, che sta infangando e diffondendo all’estero un’immagine deteriore delle donne e degli uomini italiani, un’immagine squalificata e priva di etica della classe di governo italiana e, quindi, un’immagine desolante del mio Paese!

–   perché se non ora, quando e con più urgenza di ora dovrei difendere questa immagine? se non ora, quando dovrei manifestare a tutela della dignità mia e di tutti gli italiani?

…e ti dirò di più, “nuovo amico di FB”: io non sono di centro-destra, ma se lo fossi scriverei le stesse cose che ho scritto adesso. In qualunque altro Paese civile, quando il capo non funziona, sono i suoi più stretti collaboratori a invitarlo a uscire di scena. In Italia, Paese dalle tante anomalie, purtroppo non è così.

Il mio desiderio, per domani, 13 febbraio 2011, non è di essere in tante e in tanti, ma di vedere in piazza molti giovani e soprattutto molte persone, molte donne di centro-destra!

 

Appello alle donne italiane

In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.

Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica.

Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.

Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.

Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione.

Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.

Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.

Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.

Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne.

 

Aggiungiamo inoltre che:

1) La manifestazione non è fatta per giudicare altre donne, contro altre donne, o per dividere le donne in buone e cattive.

2) La manifestazione è fatta per esprimere la nostra forza e la nostra determinazione.

3) La manifestazione non ha un colore politico, né appartiene a nessun simbolo di categoria.

4) La manifestazione è promossa dalle donne, ma la partecipazione di uomini amici è richiesta e benvenuta.

 Consigliamo la lettura dei documenti allegati: