Perché pagare tasse aumentate al massimo per oltre 10 anni ?

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E’ questo il periodo in cui i Messinesi stanno pagando la seconda rata della Tares, una media annua di oltre 400 euro all’anno per famiglia che grava sullo stipendio delle persone e che rischia di diventare di anno in anno sempre più pesante. L’esempio della Tares, il cui cambio di denominazione non comporterà sic et simpliciter una sua diminuzione per il prossimo anno, essendo collegata alla fiscalità generale dello Stato che impone la sua quota e alle spese della raccolta dei rifiuti cittadini che al di là delle belle parole e dei buoni propositi ancora non ha apportato sostanziali risparmi, è stato lo spunto per fare alcune domande ai nostri Consiglieri Comunali.

E in una prospettiva di tasse locali che incidono sulle tasche dei cittadini e che come è noto non riguardano solo la Tares, non potevamo non affrontare un tema come quello del piano di riequilibrio dell’Ente Locale proprio con le persone, i Consiglieri Comunali, a cui spetterà il compito di stabilire se noi dovremo avere la tassazione con le aliquote maggiorate al massimo per 5, 10 o 30 anni. Perché il 17 Marzo p.v., secondo il crono-programma stabilito dal Direttore Generale Le Donne, il Consiglio Comunale dovrebbe iniziare la discussione sul Piano di riequilibrio o sul Dissesto. Ed è la legge che stabilisce le aliquote al massimo per 5 anni in caso di dissesto, per 10 anni al massimo in caso di Piano di Riequilibrio e in 30 anni nel caso in cui l’Ente acceda ad un mutuo per coprire i suoi debiti, della serie faccio un debito per pagare altri debiti.

Già a Gennaio si era intuito che vi era un sostanziale accordo tra l’Amministrazione Accorinti e il Consiglio Comunale sull’intraprendere la strada del Piano di riequilibrio e sulla stessa linea d’onda è stato anche il Presidente dei Revisori dei Conti del Comune di Messina, Dott. Dario Zaccone, il quale in linea generale ha spiegato i danni che provocherebbe un disseto.

“Penso che il dissesto non sia una buona cosa. A memoria i Comuni che sono stati dichiarati dissestati poi non sono diventati improvvisamente virtuosi, vero è che le tariffe, le imposte e le tasse saranno al massimo…però si tratta pur sempre di un “fallimento” che comporta uno stralcio di crediti delle aziende e ci sono parecchie aziende che sono creditrici nei confronti del Comune di parecchie decine e decine di centinaia di migliaia di euro. Uno stralcio di questo genere creerebbe una depressione economica non indifferente e molte aziende con personale dipendente…al di là dei fatti tecnici, io eviterei, se fosse possibile, di parlare di dissesto”.   

Ma il tema del discorso, al di là dei fatti tecnici e contingenti che vedono il ruolo preminente della Corte dei Conti e del Ministero nell’un caso e nell’altro, lascia in sospeso una domanda sostanziale: ma perché 250.000 persone, tanti sono gli abitanti di Messina, devono pagare le tasse al massimo per oltre 10 anni rispetto alla perdita di credito delle aziende creditrici del Comune di Messina? Ed è proprio questa domanda, forse demagogica e semplicistica, che abbiamo rivolto ai Consiglieri Comunali, facendola precedere da un’altra domanda sulla loro scelta pro o contro il Dissesto. Per comodità espositiva si sono numerate le due domande fatte, con la precisazione che in riferimento alla prima domanda le risposte per la maggior parte sono state nette e univoche mentre quando si è parlato di 250.000 abitanti costretti a pagare per tutti qualche distinguo siamo riusciti ad ottenerlo.

Daniele Zuccarello area PD

  1. (1)Assolutamente no per il Dissesto…(2) perché comunque il dissesto sarebbe il male peggiore per la città, ci troveremmo maggiore disoccupazione, ci troveremmo a non poter far fronte a tante e tante spese provocate dal dissesto e ci sono gli esempi di tante altre città che ci dicono che il dissesto non c’è nulla di buono. Per uscire dal dissesto bisogna fare un buon piano di riequilibrio dando un taglio netto alla politica di questi anni cercando di evitare gli errori passati e di non commetterne più…perché il Pubblico non deve fare occupazione. Il Pubblico per fare occupazione deve dare i lavori alle imprese non deve creare società miste per fare finti rapporti di dipendenza, per creare rapporti di clientelarismo che ci troveremmo sul groppone più avanti. Perché o le aziende nascono per funzionare oppure non ha senso che nascano delle aziende per essere dei carrozzoni e dei portatori di voti o stipendifici non deve creare società miste per fare finti rapporti di dipendenza per creare rapporti di clientelarismo che ci troveremo sul groppone più avanti.

Nicola Cucinotta PD

  1. (1)Andremo a verificare come sarà fatto questo piano di riequilibrio, sicuramente sin dalla scorsa legislatura chi c’era (allora ed anche oggi) non è stato mai a favore del Dissesto, perché il Dissesto non porta nessun beneficio…(2) Perché non è solo questo, nei 250.000 dobbiamo mettere pure i dipendenti comunali, i dipendenti delle partecipate…noi in questo momento cerchiamo di tutelare tutti sia i cittadini che coloro che fanno parte dell’amministrazione…non abbiamo posizione preconcette se non vi è altra soluzione, ma nessun’altra soluzione si andrà al

Pio Amedeo Art. 4

  1. (1)Piano di riequilibrio certamente… (2) Io intanto aspetterei prima di dare giudizi che abbiano un senso di leggere le carte, di “vedere” tutti i responsabili dei Dipartimenti che sono stati invitati ad inviare la relazione sullo stato dell’arte per vedere qual è la situazione vera e reale, perché come cittadino prima che come amministratore sono curioso di capire qual è la situazione reale del Comune di Messina visto che dalle notizie avute si sono evidenziate oscillazioni di cifre pazzesche.

Mario Rizzo UDC

  1. (1)So che l’amministrazione sta lavorando per la costruzione di un piano di riequilibrio, non conosciamo ancora l’atto perché non è arrivato in commissione. Se come mi auguro, da Messinese prima che da consigliere, questo piano di riequilibrio ha tutte le caratteristiche per essere poi approvato dal Ministero, ritengo che sia un atto doveroso da parte del Consiglio Comunale dare seguito e appoggio al piano di riequilibro dell’Amministrazione. (2) Vediamo prima il piano di riequilibro non è detto che il piano di riequilibrio faccia leva su tasse o quant’altro, vediamo come è costruito, come è impostato e quali sono le risorse a cui si appoggerà dopodiché facciamo le opportune valutazioni.

Paolo David PD

  1. (1)Se vi è un piano di riequilibrio fatto bene e con criterio sono per salvare la città. (2) La gente deve capire cosa vuol dire dissesto si o dissesto no… è vero che aumenteranno le tasse ma avremo un’uscita da questo tunnel. Attualmente noi adiamo incontro all’aumento delle tasse senza una progettazione per l’uscita da questo tunnel.

Giuseppe Santalco Felice per Messina

  1. (1)La domanda è mal posta, non si può essere favorevoli o contrari. Bisogna, innanzitutto, salvare se è possibile il Comune e per salvare il Comune bisogna monitorare l’attuale situazione e il monitoraggio lo si può avere solo attraverso un piano di riequilibrio che dovrà tenere conto di tutte le partite debitorie e dovrà dare in dieci anni la copertura finanziaria delle entrate. (2) Innanzitutto già paghiamo al massimo le tasse e i servizi a domanda. Quindi già il fatto che il Comune è andato in predissesto ha comportato che i cittadini paghino le tasse al massimo e quindi non ci sarebbe un di più perché già paghiamo le tasse al massimo. La questione tra piano di riequilibrio e dissesto è collegata al fatto che il Dissesto se da un lato potrebbe consentire al Comune di ripartire come se fosse una new company (da zero ) dall’altro ha tutta una serie di aspetti negativi sugli impegni di spesa, sulla possibilità di contrarre mutui e sugli investimenti.

Nina Lo Presti CMdB

  1. (1)(2) Non si vuole il Dissesto per il 149, perché se dovessimo andare in dissesto la legge prevede che gli amministratori che hanno amministrato nelle precedenti amministrazioni debbano pagare sia amministrativamente che penalmente gli eventuali danni che la Corte dei Conti riscontrerebbe (Quello che dice la Consigliera Lo Presti ha bisogno di una precisazione e cioè che la responsabilità riconosciuta della Corte dei Conti si fonda sulla circostanza che gli amministratori abbiano agito con dolo e colpa grave se poi ad es. aver avuto anni e anni di bilanci delle partecipate non approvati è una mala gestio è una valutazione che non rientra nelle nostre possibilità). E’ questo il deterrente, continua la Lo Presti, che fa propendere più per il riequilibrio che per il dissesto…e lo si può notare in cointeresse generale e trasversale che vede Amministrazione e Consiglio uniti. I Comuni che hanno vinto le elezioni in questa nuova primavera italiana, perché questo è stato, non possono esimersi dal tranciare in maniera netta con un machete il passato tra quello che è stato e quello che sarà. E questo lo potrà fare solo con il dissesto invece d’arrampicarsi sugli specchi per distribuire, come è stato fatto per la Tares, il peso del debito causato dalle altre amministrazioni sulle spalle di tutti i cittadini nell’arco di 10 o di 30 anni.

Luigi Sturniolo CMdB

  1. (1)(2) Io penso che da un punto di vista generale vi sia da parte del Governo un interesse a che gli Enti Locali non entrino in Dissesto, la nuova normativa (il Roma ter) ha rimesso dentro Comuni che ormai erano in dissesto…anche perché i dissesti avrebbero ripercussioni anche sulla contabilità generale dello Stato dato che in ultima istanza sarebbe lo Stato che si dovrebbe fare carico dei Debiti dei Comuni. In riferimento alla domanda devo dire che la mia riflessione è molto semplice. Io sono per il piano di riequilibrio se i costi sociali del Piano di riequilibrio sono significativamente più bassi dei costi sociali del Dissesto…altrimenti preferisco il Dissesto. I Comuni dovrebbero avere la forza d’associarsi insieme e dire: noi non posiamo far fronte a questi debiti.

Dopo aver raccolto le interviste e preso atto delle varie posizioni i dubbi rimangono anche perché impegnare per 10 o 30 anni un’amministrazione comunale a rispettare i vincoli del Piano di Riequilibrio è come voler mettere anche per gli ordinamenti locali l’idea finanziaria d’un “pareggio di bilancio in costituzione”… senza contare che le rape sempre quelle sono e non è detto che si possa, ogni volta e di anno in anno, cavarne del sangue.

Per completezza dell’informazione dobbiamo aggiungere che i comuni che sono già stati dichiarati dissestati sono 412 e gli abitanti convolti sono stati 6.292.886 milioni; nessuna notizia di rivoluzione sociale o di depressione economica ulteriore o maggiore rispetto all’esistente sembra essere pervenuta dai territori colpiti.

Pietro Giunta

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