Senza che ciò suoni come una giustificazione della più feroce e cinica indifferenza, dovrebbe essere noto che i pescatori che soccorrano migranti in difficoltà applicando il codice deontologico della gente di mare e pur banali principi di solidarietà, rischiano ancora il carcere in Italia.
E’ smemorato questo nostro paese, tanto smemorato. Troppo. Persino un film, Terraferma di Emanuele Crialese, ha raccontato di come le leggi italiane – combinato disposto della Bossi-Fini, di una direttiva europea e del “pacchetto” Maroni – arrivino a vietare il soccorso. La stampa italiana sul momento quasi non ne parlò, se ne accorse il tedesco Spiegel, e il regista prese spunto da un episodio realmente accaduto per il suo film. Sei anni fa, proprio nello stesso braccio di mare antistante l’isola di Lampedusa, i capitani di due pescherecci tunisini salvarono decine di africani che stavano per affogare. Prima furono ostacolati dalla Guardia Costiera, poi furono ricompensati con un processo lungo quattro anni (con una prima condanna a due anni), e alla fine i due comandanti e cinque marinai invece di essere celebrati come eroi beccarono quaranta giorni di carcere e subirono il sequestro delle loro imbarcazioni e degli strumenti di lavoro.
Altri processi istruiti da Procure siciliane, – soprattutto Agrigento per Lampedusa, Siracusa e Ragusa per gli sbarchi nella Sicilia sud orientale, Trapani per Pantelleria – su quella scia giurisprudenziale hanno vessato e intimidito la gente di mare. Quando i soccorritori sono pescatori tunisini, come accadde proprio in occasione dello sbarco di sei anni fa a Lampedusa, spesso vengono accusati di essere “scafisti”. E’ anche accaduto di recente a quattro profughi che erano stati incarcerati dopo il tragico naufragio di Scicli: nascosta nelle cronache locali è rimasta la notizia del gip di Ragusa che ha convalidato soltanto l’arresto di due dei sette presunti scafisti fermati il primo ottobre scorso da polizia, carabinieri e guardia di finanza, all’indomani dello sbarco in cui annegarono 13 migranti. C’è chi viene scarcerato, ma pure chi non ce la fa a rimanere dietro le sbarre: al carcere “Malaspina” di Caltanissetta un detenuto egiziano di 24 anni s’è impiccato l’altro giorno nella sua cella utilizzando i lacci delle sue scarpe. Sempre la stessa storia.
Mohuamed Ahmed Mokhar era in cella perché “sospettato” di essere uno degli scafisti che lo scorso 8 agosto, fecero sbarcare sulle coste di Pozzallo, un’imbarcazione con 110 migranti a bordo. E la grande informazione ci mette del suo a seminare allarmismo e falsi. In prima pagina il Corriere della sera nel pieno dell’emozione per i fatti di Lampedusa ha pensato bene di truccare le cifre. Il titolo era: “Due milioni ogni anno. La bomba demografica che preme sull’Europa”, sulla base di un’opinabile previsione di lungo periodo del CNEL: due milioni in arrivo in Europa fino al 2050. Invece, c’è una netta diminuzione di arrivi e un aumento di ritorni volontari . Nel 2013 sono arrivati in Italia attraverso il canale di Sicilia in 30.100, un numero non particolarmente preoccupante.
E il numero di richieste di asilo in Italia è di molto minore rispetto ad altri paesi europei. Per leggere queste cifre, quelle vere, bisogna andarsele a cercare nelle pagine interne.