La Pista della Vergogna

Esistono luoghi dove vengono costruiti artificialmente gli angoli di paradiso, ed altri in cui vi sono già naturalmente ma non vengono valorizzati, esempio di quest’ultimo caso è la Pista Ciclabile di Messina in Zona Pace

La Pista Ciclabile della zona Nord è lunga più di 3,5km, una miseria se pensiamo che l’estensione costiera della città è di 37 km, ma certamente meglio di nulla. La Pista ha una lunga storia che parte addirittura dagli anni 90 durante la prima sindacatura Buzzanca ma vede il suo lento evolversi sino ai giorni nostri, la Pista fu pensata come risposta all’esigenza di una mobilità che iniziasse a divenire “intelligente”, costeggia l’intera costa che dal capolinea Nord del Tram (zona BabyPark) arrivando sino alla stazione di servizio posta prima del bivio per Masse, percorrendo dunque gran parte della Via Consolare Pompea. L’ultimo tratto di pista (nella zona dei cannoni, per intenderci) è, tralatro, l’ultima estensione fatta alla stessa e per la quale si son scatenate non poche polemiche essendo, per stile e composizione, del tutto diversa dal precedente tratto, sembrando le due piste quasi due opere a se stanti.

Ma non è questo il punto, non sono le polemiche per quello che potrebbe definirsi un “adeguamento tecnologico” (dati i 15 anni passati tra la progettazione della prima tratta di pista e la seconda), ma lo scempio di un opportunità unica mandata all’aria. Quale?

Pensateci su, c’è qualcosa di “anomalo” nella pista, e vi è palese se ci pensate attentamente, in particolar modo se pensate che la pista prosegue ininterrottamente dal Baby Park al distributore cui sopra, e prosegue ininterrottamente anche nella zona del Trocadero di fronte alla chiesa di Pace. Ma da dove? Semplicemente passando da un angolo paradiso terrestre che, mentre altrove avrebbero trasformato in una via di commercio e sosta, a Messina è nel pieno degrado.

Arrivando infatti al Trocadero, la pista devia naturalmente non verso la strada (una tale deviazione metterebbe a rischio i ciclisti) ma bensì verso l’interno sul lato del mare, aggirando agevolmente lo Sport Club ed arrivando all’interno di un atmosfera ed un panorama unici, l’affaccio della pista dà direttamente sullo Stretto ove da un lato è ben visibile Punta Faro e dall’altro la Falce, Reggio sembra ad un passo, le brezze di quell’angolo di paradiso sono uniche. Adesso pensate a tutto questo godendovelo da una bici, mentre passate su viali alberati con in mezzo dei chioschi per rifocillarsi, un must di relax per i ciclisti, turisti o cittadini e per le tasche dei piccoli imprenditori locali.

Bene, di questa meravigliosa idea, ecco cosa ne rimane:

Un totale e completo disastro, causato da una mareggiata, che da quasi 10 anni lascia nel dimenticatoio uno degli spazi più belli della nostra città, negando al territorio tutto uno spazio unico al mondo.

A poco importano i rimpalli tra Regione, Città Metropolitana e Comune, il fatto è che non si riesce a venire a capo di una situazione che ha cancellato quello che doveva essere il fiore all’occhiello della zona, tante sono state le Amministrazione intercorse, tante le parole spese ma nulle le soluzioni, ad oggi quello spazio è del tutto abbandonato a se stesso, uno spazio di salute, di passaggio e di economia per una città che continua ad avere tutte le “carte in regola” per natura ma non riesce sfruttarle.

Una pista della vergogna, l’ennesima opera lasciata a se stessa che illude, ancora una volta, la città di essere al passo coi tempi ma che, in realtà, rappresenta in se il simbolo delle opere “alla Siciliana” a discapito di un territorio che è oro, di suo, purtroppo.