Polvere

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“La riproduzione di amianto ha ripreso a ricrescere nel mondo”  inizia con questa didascalia il documentario Polvere realizzato da Niccolò Bruna, che ha il merito di accendere i riflettori sulle tematiche ambientali e sul grande processo Eternit che a Torino ha inaugurato una sensibilità diversa rispetto ai reati ambientali. Noi de il carrettinodelleidee abbiamo intervistato il regista che lo ha realizzato per capire più da vicino da dove nasce l’idea di trasporre sullo schermo cinematografico tematiche così importanti ma nello stesso tempo poco trattate.

Può raccontarci come mai hai deciso di occuparti di Amianto?

Mio nonno ha lavorato prima all’amiantifera di Balangero (vicino a Torino, era la più grande miniera di crisotilo dell’Europa occidentale, ci lavorarono anche Calvino e primo levi), poi per tutta la vita in un’azienda che produceva tessuti d’amianto, una delle tante in zona.

Il tema sembra ostico e noioso, è una storia gialla dove il killer è invisibile, i morti avvengono dopo molti anni. Difficile da raccontare. 

Ma tre aspetti ce l’hanno reso necessaria. Primo: la constatazione che nel mondo muoiono oltre 100.000 persone l’anno (dati OMS) per patologie asbesto-correlate. Secondo: il più grande processo su temi di salute pubblica, ambiente e lavoro si sarebbe forse svolto (abbiamo iniziato nel 2006 puntando sul processo ed in pochi ci credevano). Terzo: le persone in prima fila per la lotta contro l’amianto (i membri dell’associazione vittime di Casale Monferrato) sono persone fantastiche ed interessanti personaggi per un film.

Lo schermo cinematografico è un mezzo potente per far conoscere problematiche di grande interesse. Puoi raccontarci quali sono le peculiarità del documentario?

Il documentario come lo intendiamo noi è il racconto cinematografico di una vicenda umana, vera ed esemplare nella sua autenticità. Senza voler di-mostrare nulla (come nei film a tesi), noi mostriamo una storia che, nella sua complessità, non sarebbe altrimenti raccontabile.

Il documentario quando è riuscito rende evidente e comprensibile a noi ed al pubblico, qualcosa che altrimenti sembrerebbe parziale e spesso insensato. La vita.

Come è stato accolto in Italia il tuo progetto. Avete avuto problemi nella distribuzione?

In Italia abbiamo trovato molti ostacoli. Solo il Doc Film Fund (un fondo per il documentario della Regione Piemonte e della Film Commission Torino Piemonte) ci ha sostenuto, né la RAI né il ministero l’hanno fatto ed il film non è mai andato in tv in Italia. Mancanza di attenzione e di coraggio, crediamo. Invece ci hanno aiutato il fondo MEDIA (finanziamento EU al cinema) e le tv dei paesi di provenienza degli imputati, Svizzera e Belgio. Oltre alla tv franco-tedesca Arte. Lì sanno cosa voglia dire “servizio pubblico”. A film finito siamo riusciti a trovare una distribuzione in dvd in Italia con l’Istituto Luce.

 

La realtà che avete descritto apre nuovi scenari, su una storia ancora da raccontare. Perché è necessario che la gente conosca e quanto è importante il valore della memoria?

La vicenda descritta da Polvere, il grande processo dell’amianto mostra un fatto unico e positivo avvenuto solo in Italia: il perseguimento della giustizia per una tragedia globale di salute pubblica. L’esito della lotta italiana contro l’amianto è un vanto della nostra società civile e della magistratura. Questa storia è molto istruttiva sui pericoli della globalizzazione e sui danni di un certo sviluppo industriale insensato e cinico. La memoria serve a fare in modo che quello che è capitato a Casale ed in molti altri posti in Italia rispetto all’uso dell’amianto, non si ripeta all’infinito in tutto il mondo. Ma ahimè, se pensiamo che l’amianto è ancora prodotto dove vive oltre il 70% della popolazione mondiale, più che di memoria, qui  è necessaria informazione e coscienza perché la causa prima di questa tragedia venga inderogabilmente rimossa. 

 

 

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