Non è la solita raccolta di motivazioni con l’ambiente al centro di tutto, non il solito elenco di ‘no’ a prescindere: il libro “Ponte sullo stretto e mucche da mungere” fa delle ragioni politico-economiche il proprio motore immobile per la lotta contro la faraonica opera di prossima realizzazione. Gli autori Luigi Sturniolo e Antonello Mangano, introdotti mercoledì 9 Dicembre da Francesco Maimone alla Casamatta della sinistra, hanno elencato per più di un’ora i passaggi principali che li hanno spinti a portare avanti questo progetto: “I problemi ambientali ci sono, ma è ancor più grave la speculazione politica dietro tutto questo”, comincia Mangano. “Dietro il ponte sullo Stretto c’è un preciso disegno politico-economico”.
Ma qual è questo progetto?
“Non so se state seguendo i lavori del governo riguardo la Finanziaria: be’, la maggior parte dei 7 miliardi di euro sono finti, aleatori, in quanto entrate solo stimate al momento dalla maggioranza” parte forte Sturniolo “Ed è nella stessa maniera che sarà pagato il ponte: i soldi pubblici altro non saranno che obbligazioni e prestiti, che rientreranno, nelle loro previsioni, con i pedaggi. Questi, però, sono in costante decrescita”.
Sturniolo è un fiume in piena: “All’inizio degli anni ’90, venne chiesto ad alcuni advisor se il ponte fosse economicamente sostenibile per l’Italia; la risposta fu positiva, ma solo a certe condizioni. Oggi, la più nera di quelle da loro immaginata sarebbe un Paradiso”
Ma non c’è solo un problema econimico, come spiegato da Antonello Mangano: “Non sono personalmente interessato al ‘no’ e basta, infatti sono contento che la piattaforma della manifestazione prevista per il 19 Dicembre a Villa S. Giovanni presenti anche qualche ‘sì’. Infrastrutture di prossimità, welfare, agevolazioni per il traghettamento… questi sono i problemi cui si può comodamente far fronte. La città senza ponte non lascia comunque soddisfatti, ma non è con quest’opera che si progredisce”.
Neanche per quanto riguarda il turismo? “Non mi risulta che il Ponte di Akashi Kaikyō in Giappone o il cinese Xihoumen Bridge siano mete particolarmente ambite dai viaggiatori”.
Aggiunge poi Sturniolo: “I soldi del Ponte sono un’opportunità unica per la classe politica per dirottare soldi pubblici in tasca ai privati, come già successo per i termovalirizzatori napoletani o per la recente privatizzazione dell’acqua. Le scelte neoliberiste che hanno caratterizzato la politica dalla fine degli anni ’70 in poi stanno pian piano portando alla privatizzazione di tutto”.
Ma la classe politica attuale che importanza ha? “Hanno imposto un modello, quella della verticalizzazione delle scelte. C’è un ‘monarca’ che decide cosa si deve fare e qualche ‘vicerè’. Sta succedendo per il ponte, è successo in Abruzzo; è successo anche a Giampilieri, quando Berlusconi -dopo aver visto per cinque minuti la situazione dall’elicottero- ha sbandierato ai quattro venti l’intenzione di dare un miliardo di euro e costruire le new town. Inutile dirlo, solo parole”.
Ma quindi oggi battersi contro il ponte cosa vuol dire? “Battersi contro il ponte vuol dire battersi per la democrazia, partecipare alla costruzione dei percorsi sociali. La politica oggi è spesso intesa come ‘governo contro azione di piazza’, uno schema che a me non piace, come la rigidità del “sì-no”. La vera politica è occuparsi del territorio, dei cittadini”.
Anche Mangano è dello stesso avviso: “Il movimento No ponte è importante da questo punto di vista: i cittadini si sostituiscono ai partiti che elaborano solo la spartizione del potere. Un ottimo esempio”.
Le domande finali trattano perlopiù l’argomento dell’informazione. Sturniolo precisa particolarmente che ci sono notizie false, come ad esempio quella sui fondi europei: ” I soldi europei sarebbero il miliardo e trecento milioni di euro di fondi FAS. Ora, posto che questi fondi oggi vengono utilizzati anche per la cassa integrazione, è giusto specificare come siano destinati in orgine alla protezione del suolo. Quindi, nessun modo migliore che deviarli per mettere in sicurezza Messina”.
Perché un “No al ponte” diventi solo il punto di partenza per tanti altri sì.