Preferire la monnezza al proprio dovere

Di Tonino Cafeo.

I principali responsabili della prossima , probabile emergenza igienico sanitaria a Messina hanno nomi e cognomi.

Chi vuole può andarseli a leggere nei resoconti dell’ultima seduta del consiglio comunale , alla fine della quale è mancato – come altre volte- il numero legale per dare il via libera con il voto a Messina Servizi Bene comune , la società  pubblica costituita l’inverno passato per succedere a Messinambiente nella gestione del ciclo dei rifiuti e farla finita con l’era delle società miste , degli affidamenti diretti , degli sprechi e del grande affare della monnezza.

Una maggioranza consiliare viva e vegeta quando si è trattato di provare a dare la spallata della sfiducia a Renato Accorinti  e alla sua giunta , ma anche in quel caso timorosa di segnare un goal a porta vuota , si è ancora una volta  defilata anziché assumersi la responsabilità di prendere una decisone chiara davanti ai cittadini e al personale della partecipata.  Non importa molto fare il computo dei presenti e degli assenti di lunedì pomeriggio ed è pure meglio smontare subito il giochino dei distinguo , dei “io sono uscito per salvare la delibera “ oppure “ meglio che passi senza il mio voto”.  I posizionamenti dell’ultima ora non lasceranno tracce indelebili nella memoria e soprattutto nell’interesse della collettività.

E’ più importante che tornino alla memoria atteggiamenti e pronunciamenti più o meno espliciti che hanno segnato tutto l’accidentato percorso della vicenda non ancora giunta a conclusione. La sfilza di emendamenti -12- presentati e discussi in questi mesi nel corso di sedute con più interruzioni di una soap opera , alcuni dei quali francamente evitabili in una situazione di perenne tensione ( ne viene in mente uno che proponeva di cassare la parte storica della premessa dell’atto , nientemeno ); le conferenze stampa sul “degrado” accompagnate da assenze strategiche dall’aula; gli accorati appelli al Prefetto perché agisca  in emergenza , magari per privilegiare la soluzione privatistica in vista di un ritorno in grande stile della gestione mista.

Tutto fa pensare a una strategia mirata ad ottenere a qualunque costo lo scalpo del sindaco Accorinti o almeno degli uomini –simbolo della strategia rifiuti zero,  Daniele Ialacqua , assessore al’ambiente , e Beniamino Ginatempo, il fisico chiamato ad amministrare la nuova società.  Non importa che per ottenere questo risultato sia necessario passare sui lavoratori dell’attuale partecipata , lasciati in un limbo intollerabile e pressati dalla scadenza al 30 giugno prossimo dell’affidamento a Messinambiente, oppure sui cittadini che pagano una tariffa oggettivamente salata ed hanno diritto a un servizio efficace.

Molti dei politici che oggi fanno le pulci al lavoro di Ialacqua ricoprivano incarichi di responsabilità negli anni in cui  si accumulavano le contraddizioni che caratterizzano lo scenario attuale. Dov’erano quando Messinambiente era utilizzata come  salvadanaio per appropriarsi indebitamente di risorse pubbliche, magari facendo la cresta sugli acquisti dei materiali? Cosa facevano quando sui rifiuti si costruivano carriere con i  voti clientelari, anche attraverso  periodiche assunzioni di nuovi lavoratori , totalmente slegate da qualunque programmazione dell’attività aziendale? In attesa di avere delle risposte – che non verranno mai ma che sono scritte già nei  pensieri e nei sussurri di molti – confidiamo nella determinazione degli operai della partecipata nella difesa del diritto alla dignità e alla sicurezza del lavoro e della giunta Accorinti che, se ne può stare certi, farà il possibile per chiudere al meglio questo capitolo.