Sebbene si sia parlato tanto nelle scorse settimane di “liste pulite” e dell’esigenza di candidare persone che, in segno di rottura con il triste passato dell’Ars (24 indagati su 90 deputati nell’ultima legislatura), non avessero vicende, pendenti o chiuse, con la giustizia, scorrendo l’elenco dei candidati al Parlamento regionale siciliano, non mancano le sorprese. Oltre al candidato alla presidenza Cateno De Luca, arrestato per concussione nel giugno scorso e attualmente indagato, ad aprire l’elenco è il candidato di Grande Sud Franco Mineo, imputato per intestazione fittizia di beni e indagato per abuso d’ufficio. Nella lista messinese del partito di Gianfranco Miccichè, poi, trova posto Mario Briguglio, sindaco di Scaletta Zanclea, accusato insieme ad altri amministratori locali di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni gravi colpose, nell’ambito dell’inchiesta sull’alluvione che tre anni fa causò la morte di 37 persone. Sempre con Miccichè, ma stavolta sotto la sigla del Partito dei Siciliani, sono Giuseppe Arena, condannato a 2 anni e 9 mesi per falso in bilancio; Riccardo Minardo, arrestato nel 2011 per associazione a delinquere, truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato; e Fabio Mancuso, arrestato per bancarotta nel dicembre scorso. Spostando l’attenzione sul Cantiere Popolare, invece, tra i candidati troviamo l’ex presidente della Regione Giuseppe Drago, che ha all’attivo una condanna definitiva per peculato, e l’interdizione dai pubblici uffici, scaduta nel giugno scorso. Sempre con il partito dell’ex ministro Romano, poi, è Santo Catalano, che nel 2001 patteggiò un anno e undici mesi per abuso edilizio. Accanto a loro c’è Pippo Gianni, ex sindaco di Priolo, arrestato nel 1994 per concussione e condannato in primo grado a tre anni.
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