Processo Rostagno, inizio udienza del 13 luglio 2011

Processo Rostagno, inizio udienza del 14 luglio 2011

Di Rino Giacalone

Ad apertura di udienza vengono acquisiti i verbali di dichiarazioni rese durante l’istruttoria dall’editore di Rtc, Giuseppe Bulgarella, perché deceduto. Primo teste è l’avv. Nino Marino.  Negli anni 80 svolgeva attività forense e dirigente del Pci, all’epoca del delitto era dirigente regionale ed era nella commissione antimafia presieduta dall’on. Violante all’interno della direzione nazionale del partito. Rostagno era un giornalista puntuale, accreditato e ascoltato, frequenza molto intensa tra noi dopo la morte di Rostagno tanti sono diventati suoi amici, col tempo si stabilì un rapporto di interlocuzione al di là del semplice dato politico. Quel 1988 fu un anno particolarmente intenso, terribile, scandito da una serie di arresti di assessori e consiglieri comunali arrestati per tangenti, la scoperta della loggia Scontrino, ci colpì che questa cosa nascesse a Trapani, quasi in coincidenza e si pensava anche da parte di Rostagno in sostituzione di Castiglion Fibocchi (P2), erano gli anni in cui scende in Sicilia la struttura segreta Scorpio di Gladio, a Trapani ci sono 5, 5 centri, è l’anno in cui si celebra il processo per l’omkicidio di Vito Lipari,. Un anno in cui molto fattori si addensavano e che davano il segno di un cambiamento nei rapporti tra mafia e politica e per questo il contatto con Rostagno era quasi quotidiano. Di questi argomenti parlavamo con Rostagno , Rostagno stava facendo stava preparando inchieste giornalistiche su questi temi, fu pubblico il suo interesse nel seguire il processo per l’omicidio di Vito Lipari, Rostagno concordò e approfondì un n ostro giudizio che segnava una rottura, vito Lipari era uomo dei cugini Salvo era il numero uno dell’espressione politica dell’influenza politica dei Salvpo, non si uccideva Vito Lipari se non per dare un colpo ai Salvo, poco tempo prima c’era satto il sequetsro Corleo. Rostagno iscrisse il delitto Lipari in questo quadro e ragionò che se questo fu deciso con il coinvolgimento di Santaparola, se questo era avvenuto ed avvenne a Trapani quello che si profilava come un nuovo potere dentro la mafia a Trapani doveva essere molto forte, allora si pensava che capo mafia a Trapani era Minore, ed invece a quell’epoca era già l’attuale imputato Vincenzo Virga, un passaggio che doveva restare segreto. Rostagno per quetso ricevette minacce seguendo questa linea di intepretazione. Rostagno esordisce sulla Iside 2 sulla quale subito si intuisce la pericolosità e la rilevanza per i nomi che c’erano dentro Iside 2 nomi di mafiosi riconosciuti credo anche ufficialmente  Rostagno esordisce su questa vicenda con un editoriale incredibile per chi non lo conosceva, un editoriale di apparente sottovalutazione, io capii subito che era un depistaggio, non poteva corrispondere al pensiero di Rostagno, gli chiesi cosa c’era dietro, debbo depistare, debbo fare finta che è una cosa stupida, voglio indagare ancora, non voglio essere scoperto per potere ricevere ricevere così notizie, qualche giorno dopo venne convocato dai carabinieri, lo assunsero a verbale, gli chiesero notizie dell’editoriale, Rostagno me ne parlò, ricordo che mi diede questa immagine della biglia che viene sballottata nel flipper per via di quell’editoriale, io gli procurai un incontro con il giudice istruttore nunzio trovato, debbo dire che leggendo quel verbale Rostagno ricevette massima comprensione dal giudice, lui racconta al dott. Trovato che lui andò a fare una visita alla sede del circolo Scontrino per rendersi conto della loggia, e lì in qualche modo non so fino a che punto fu prudente, racconta al giudice che egli ebbe notizia della venuta qui in provincia di Trapani a Mazara e Campobello di Licio Gelli ospite di Mariano Agate, Licio Gelli si muove solo per decidere qualcosa e Rostagno ebbe questa sensazione. I magistrati gli chiesero come lui lo aveva saputo, Rostagno risponde di non ricordarselo.  La convocazione dei carabinieri parve anomala a Rostagno perché lui escludeva che potesse essere una forma di censura giornalistica, semmai una forma di intervento sul suo lavoro. Io avvertii una sua preoccupazione visibile, quando fu ucciso e trovato morto sulla piazza di Paceco un ragazzino, e fu arrestato un soggetto pacecoto. Il fatto destò allora impressione e Rostagno ne fece un pezzo e una serie di servizi additando questo Barbera come autore del delitto, se non chè questi fu scarcerato perché riconosciuto estraneo,. E Rostagno cominciò a ricevere una serie di lettere anonime e che lui attribuiva a questo presunto autore del delitto, per questa vicenda lo vidi colpito e preoccupato, preoccupato e poi lo vidi umiliato per la vicenda Calabresi.

 

Gli appunti di Mauro

Conoscenza con Cardella. Rapporti di conoscenza giovanile, poi anche in età adulta, difensore in processo che lo ha riguardato (truffa Saman) poi da allora non l’ho più visto. I rapporti tra Cardella Rostagno. La preminenza di Cardella era evidente, assieme li ho visti poche volte, non vedevo molto bene la frequenza con Cardella. Cardella faceva delle feste nella sua casa, io non andai mai, mi chiese perché non andavo, non sapevo cosa potesse significare questa comunità, il sospetto mio era quello che lui potesse essere in rapporti con servizi segreti anche stranieri. All’inizio era una comunità di arancioni, era una cosa strana, c’erano sensazioni per quegli anni che la Sicilia diventava terra di ”attenzioni”. Con Rostagno non parlai mai con Cardella, alcune vicende le appresi dopo. L’esame dell’avv. Marino prosegue a proposito del faldone di documenti appena dallo stesso riconsegnati all’avvocato di parte civile di Chicca FRoveri. Chicca me la diede il giorno di Natale del 1988, io la visionai, la conservai con cura, appunti manoscritti di Rostagno, ritagli di giornali, quotidiani, settimanali, sottolineature che rigaurdasvano i famosi cavalieri di Catania, i Salvo, qualche cosa rigaurda l’on. Giunnella, in genere sulle vicende della mafia, oltre a questo c’era la fotocopia di una lettera che mi colpì, fotocopia di una lettera inviata da Ninì Gerbino, personaggio di Calatafimi, questa lettera ha una cosa strana che tiene timbro di entrata del 26 settembre 1988.  L’indagine sul delitto Calabresi: lui ne attribuiva l’origine ad una manovra dell’arma dei carabinieri. Non so se conosceva particolari specifici, non me lo disse, che la riteneva una manovra di destabilizzazione per operare una ricostruzione diversa della storia d’Italia degli anni 70 questo lo percepii. Domanda su Giuseppe Bulgarella. Anche con lui una antica frequentazione giovanile, era l’editore di Rtc, non sottovaluto la funzione che ebbe Caterina Bulgarella, la moglie era lei l’editrice di Rtc materialmente, Puccio esercitava un peso ma con la moglie aveva una buona interlocuzione, con Rostagno Bulgarella non aveva un ruolo censorio, secondo me Bulgarella commise un errore di sottovalutazione, aveva buoni rapporti con Claudio Martelli e tramite Ludovico Corrao  e in qualche modo ebbe contatti con Falcone, Bulgarella non aveva precisa contezza della mafia e della mafiosità.

La mafia che entra in politica

Tocca alla parte civile. Avvocato Lanfranca. Lavoravamo, svela Marino, alla preparazione di una lista civica, una lista diversa, nel 90 in Consiglio comunale vengono eletti soggetti particolari, Franco Orlando, arrestato, in Consiglio provinciale il consuocero di Messina Denaro, nelle liste del Psi a Castelvetrano viene eletto uno dei generi di Messina Denaro.  Cambia morfologia dei gruppi politici e dei gruppi criminali. L’ultima intervista fatta da Rostagno fu al capogruppo all’Ars del Pci, Ino Vizzini. Continue erano le denuncie di Rostagno usando l’arma del giornalismo sulle cose che non andavano nelle città e sul eprchè su questecose c’era l’interesse della mafia, per esempio l’invasione della monnezza delle città. Lui ebbe rapporti con altri due uomini politici di limpida cristallinità, con Michele Rallo e con un socialista ahimè scomparso, Vincenzo Genna, fu il tramite che mise in contatto Rostagno con Paolo Borsellino.  Rostagno delle cose di mafia trapanese ne parlava con una certa cognizione. Parte civile avv. Miceli. Seciondo l’avv. Marino era forte l’interesse di Rostagno per Marsala, accenna allo scandalo che restò non chiarito del cosidetto ente teatro del mediterraneo, Marino accenna ad un incontro tra Rostagno e Borsellino, fu sicuramente poco prima dell’estate del 1988, non conosco però i contenuti dell’incontro.  Traffici di armi e droga. La provincia di Trapani era esposta e sospettata di essere luogo di sbarchi, forte presenza navale in grado di camuffare determinati movimenti.  Rostagno all’epoca associava spunti di contatto poi risultati provati tra iside due, mazara, la stella d’oriente. Avv.Maggio. Una delle vicende che Rostagno seguì alla Provincia fu quella di una indagine di mafia che coinvolse un consigliere provinciale del Pri i Mazara, Girolamo Pipitone (poi prosciolto).

 


Le domande della difesa

Tocca alla difesa. Avv. Mezzadini chiede delle minacce che Rostagno avrebbe ricevuto da tale Barbera di Paceco.  Le domande successive riguarda il faldone di documenti consegnati oggi alla Corte e che lui aveva avuti consegnati da Chicca Roveri.  Avv. Ingrassia. Le domande riguardano la possibilità che l’avv. Marino abbia riferimenti certi rispetto alle dichiarazioni rese rispondendo ai pm Ingroia e Del Bene.  L’avv. Marino accenna a sue conoscenze legate anche all’impegno politico dell’epoca.  La pista di Gladio e dei servizi segreti deviati interessa il difensore dell’imputato Virga, le domande ottengono una risposta clamorosa, e cioè quella che Gladio era presente a Santa Ninfa e possibile referente della struttura poteva essere l’allora comandante della stazione dei carabinieri Guazzelli, ucciso anni dopo ad Agrigento. Rispondendo all’avv. Salvatore Galluffo, l’avv. Marino dice che da Cardella seppe che questi nel viaggio verso Trapani la sera del delitto Rostagno, l’on. Pellegrino che viaggiava con lui gli disse  che quel delitto era cosa di servizi segreti.

Le rivelazioni di Aldo Ricci

 

L’udienza riprende di pomeriggio con l’audizione di aldo Ricci. Una testimonianza anche colorita dal racconto di vicende personali, ma che ha conosciuto un picco quando ha ricordato che nel 1978 in un momento in cui Rostagno era, ha detto, deriso per la gestione del locale Macondo, mi disse che se lo continuavano a deridere (dall’ambiente degli ex compagnia della sinistra) avrebbe raccontato quello che sapeva sul delitto Calabresi. Se continuano a rompermi  i c….dirò chi ha ucciso Calabresi, una affermazione detta in un epoca in cui non c’era nemmeno un elemento che faceva pensare ad una indagine sul delitto del commissario. Ricci ha riferito che Rostagno gli disse che aveva rotto ogni rapporto con gli ex compagni di Lotta Continua in particolare aveva rapporti tesi con Giorgio Pietrostefani.

 

L’editore Bulgarella mi disse che non era stata la mafia ad uccidere

Rostagno non era un bacchettone come altri personaggi di Lotta Continua, come per esempio Marco Boato, Rostagno aveva un modo di comportarsi e di vestirsi che non andava bene  a quelli di Lotta Continua, mi pare che metteva un ombretto sugli occhi, portava braccialetti, andava vestito in un certo modo. Quelli di Lotta Continua non potevano essere dalla sua parte, perché i comportamenti erano diversi, per pnizizione, Pietrostefani, responsabile del servizio d’ordine di lotta continua, responsabile della militarizzazione di Lotta Continua,  Pietrostefani mi ha mandato in Sicilia, dove sono stato benissimo. A poposito di Francesco Cardella, duro e sprezzante il giudizio, gangster e pronografo per cui non spportava che Rostagno potesse dipendere da lui. Su Piuccio Bulgarella, una persona simpatica, con lui parlai del delitto Rostagno, io arrivai uno o due giorni dopo il funerale, non venni perché avrei incontrato Martelli, Boato, quelli di Lotta Cotoniua, arrivai apposta due giorni dopo il funerale, Cardella mi portò a Rtc, dopo avere conosciuto Caterina Ingrasciotta e Bulgarella, andammo tutti in barca e durante questa giornata Bulgarella mi disse che dovevo togliermi dalla testa che questo era un delitto mafioso, per delle caratteristiche balistiche, Bulgarella ripeteva questa cosa in modo categorico, ossessivo, per un mese mi disse questo. Questo fino a quando all’arrivo di Martelli, loro si riuniscono a Lenzi, dopo un’ra viene fuori Bulgarella, mi dice che Martelli gloi ha dato un miliardo di pubblicità, abbiamo parlato del delitto, non è stata la mafia con la m maiuscola, ma una mafia con la m minuscola, qualche balordo, io a quel punto me ne andai. La folgorazione di Martelli (parole testuali dell’avv. Ingrassia) fece cambiare, secondo Ricci, idea a Bulgarella.
Il processo riprende il 28 settembre con l’audizione di Carla Rostagno, sorella di Mauro