Un interessante conferenza si è svolta a Palermo alla facoltà di Lettere e Filosofia. Ospite di rilievo lo psicoanalista René Kaës che, in base alle sue ricerche, prova a rispondere alla domanda:
“Cosa può la psicoanalisi di fronte al malessere psichico nelle civiltà ipermoderne?”
Il malessere contemporaneo, diffusamente affrontato nel suo libro “Il malessere”, si sviluppa a causa di massicce e ripetute trasformazioni della società in cui è penalizzata, se non del tutto assente, la capacità di pensare. La velocità con cui si susseguono e si accavallano “fatti” dalla portata traumatica non da il tempo affinché avvenga un’appropriata elaborazione.
Ad esempio Kaës analizza la criticità delle Istituzioni. Esse, dovrebbero prendersi cura dei pazienti ma, divenute Impresa, annullano la loro funzione “curante” nella mole di carte, di documenti, alienando la capacità di pensare al l’angoscia del paziente, nella burocrazia. L’Istituzione assume in tal modo una funzione di controllo che si pone in antitesi allo sviluppo della capacità di pensare.Spesso, molto spesso, non vengono riconosciuti i bisogni del paziente, piuttosto è il paziente che viene invaso dai bisogni dell’Istituzione.
Un altra causa di “malessere” sociale è riconosciuta nel fenomeno dell’immigrazione laddove l’individuo è continuamente sottoposto, nel confronto con l’Altro-Straniero, all’ attualizzazione della molteplicità identitaria.
Il pensiero di Kaës, moderno e produttivo, approfondito e illuminante, fornisce delle risposte non scontate che infondono fiducia e speranza nella capacità dell’individuo di recuperare il “pensiero” sulle cose. L’utilità degli “interstizi “, per esempio, recuperare cioè quelle aree di pausa nelle istituzioni (la stanza del caffè, per intenderci), consentirebbe di sviluppare un pensare libero dal controllo.
Così come sospendere la posizione di difesa nell’approccio con lo straniero e favorire la capacità di comprensione, darsi tempo di capire senza l’urgenza di doversi difendere dal l’alterità.
Alla bordata di chi sostiene con forza la crisi della psicoanalisi nella civiltà contemporanea Kaes afferma che questo rischia di diventare un’ “ideologia” e conclude:
“La psicoanalisi continua ad essere uno strumento trasformativo” .
Soprattutto oggi, a mio avviso, c’è molto bisogno dell’ottica Psicoanalitica, di una lettura approfondita dei fatti sociali, una lettura che possa aiutare a comprendere che cosa sta accadendo e perché, senza infingimenti, con coraggio, attraverso ciò che è “vero”….come insegna da anni la psicoanalisi. In questo momento storico, oltre all’aspetto intrapsichico, la psicoanalisi trova la sua utile applicazione nella comprensione dei fenomeni socio politici che, se non compresi approfonditamente, hanno ricadute pesanti sul benessere di tutti.