Quale la colpa dei bambini

Ma che colpe avranno? Loro, ragazzine e ragazzini venuti al mondo, in questo mondo che si rifiuta di accoglierli,di rispettare i loro diritti, diritti di esseri umani. Qualcuno, da dietro una scrivania, dentro una qualche redazione, si sente così protetto da scrivere, riferendosi a loro, ai diversi per nascita, cultura e forse religione: che ” bisogna farsi carico ma fino a un certo punto”. In questa frase c’è tutto l’odio e tutta la miseria comportamentale di un
qualcuno che è nessuno. Di qualcuno che si sente tranquillo benestante e,quindi,ostile verso coloro che nulla hanno e che nulla è dato. Ma il signor “nessuno” accusa anche coloro che cercano di farsi carico di esercitare un “solidarismo peloso”. Cosa direbbe lo stesso individuo se avesse avuto la curiosità di leggere un recente libro dal titolo: I romeni in Italia tra rifiuto e accoglienza. Avrebbe scoperto che la comunità romena nel nostro paese
conta 1 milione e 110 mila persone che versano 1 miliardo di euro di tasse e 1 miliardo e settecento milioni di contributi. Quindi quale sarebbe questo limite, questo “certo punto” dentro il quale offrire ospitalità, accoglienza, servizi? E i ragazzi e le ragazze dei quali ci stiamo occupando in questo momento, hanno superato il limite di accoglienza stabilito dal signor nessuno? Loro possono essere lasciati abbandonati dentro i ruderi dell’ex sinagoga ebraica al Tirone? Possono, piccoli esseri umani, rimanere abbandonati al loro destino, senza acqua, servizi igienici, dentro un rudere a
rischio crolli? Secondo noi senza i valori di rispetto delle diversità, solidarietà, equità e giustizia, non si è degni di vivere. Il sostegno ai popoli poveri e marginalizzati. in un’ottica di collaborazione paritaria, onestà e trasparenza, responsabilità, deve rappresentare un atto dovuto non certo un’elemosina. Questo dunque è il punto. L’ attuale amministrazione comunale, assieme alla Capitaneria di Porto, ha avviato una “operazione di bonifica” nella zona di Maregrosso. Vengono demolite baracche,villini,capannoni abusivi. Si parla di “delocalizzare” le varie attività più o meno artigianali, più o meno legali. Bene, benissimo. Ma in quei luoghi, attorno a quelle baracche e quei capannoni hanno vissuto, per decenni, cittadini e ragazzini invisibili. Di loro nessuno si è mai curato. Facevano parte delle discariche abusive. Costituivono magari un ingombro, una sorta di fastidio quando osavano avvicinarsi al centro della città, ai semafori. In quel momento scattava l’indignazione. Non per la loro condizione, no per il fatto che di notte, ogni notte, quegli invisibili dormivano al freddo e tra l’immondizia. Non era quello che preoccupava. Ad infastidire era la loro faccia sporca e la loro mano tesa.
I finestrini delle auto, di quasi tutte le auto,si alzavano improvvisamente e bruscamente per mettere una distanza,una barriera tra noi e loro. Adesso, che la zona della vergogna sta per essere liberata anche attraverso con ricchi bandi di gara per lo smaltimento di quantità enormi di rifiuti e di macerie, nessuno si preoccupa di trovare una sistemazione dignitosa a qualche decina di esseri umani. Loro valgono meno dei rifiuti.Meno delle macerie da smaltire. Per loro, come dice sempre il signor nessuno, “per i migranti dura lex sed lex.” Insomma la cultura è : andate a farvi fottere, noi, gente garbata ed educata vogliamo il water – front che appartiene alla città. ” L’affaccio a mare è nostro” e guai chi lo tocca. Ossessiva litania di chi sa già che quella “riconquista” significa nuova spartizione, nuove colate di cemento.Costoro sono gli stessi secondo i quali Caino è l’emblema del “Male”. Non un uomo come tutti noi, come Abele, nè buono e né cattivo per definizione. Quindi adesso quei ragazzi possono rimanere, invisibili, tra i ruderi del Tirone. Loro, seconde o terze generazioni di esseri umani condannati – senza processo – da inqualificabili e pericolosi signor nessuno.
Saro Visicaro