QUANDO IL TERRITORIO FA PAURA

A sinistra la frana sulla a18 all’altezza di letojanni. A destra il corso Vittorio Emanuele dopo l’alluvione
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Che il nostro territorio sia ormai ridotto ai minimi termini e con un enorme dissesto idrogeologico, lo si sapeva già, ma non si poteva nemmeno immaginare i danni che le abbondanti piogge hanno causato. Ed il tutto è avvenuto nel corso di un solo anno. Centro maggiormente colpito è stato il comune di Letojanni. Proprio qui si sono verificati i danni maggiori. Tutto è inizio la notte fra il 4 ed il 5 ottobre 2015, quando un massiccio fronte franoso si è staccato dalla parete rocciosa, in località San Filippo dove ha anche sede il depuratore consortile, ed ha invaso la carreggiata lato monte della A-18, Messina-Catania.

Fortunatamente non si sono registrate vittime, ma i danni sono stati veramente ingenti, così come i disagi alla viabilità. Per tutta la mattinata di lunedì 5 ottobre 2015, infatti, l’autostrada è stata interdetta al traffico veicolare, dirottato sulla strada statale 114. Mezzi pesanti ed auto hanno formato code infinite, mandando letteralmente in tilt le strade dei centri abitati interessati. Solo nelle prime ore del pomeriggio, la situazione è tornata parzialmente alla normalità. La carreggiata lato monte della A-18, comunque, è rimasta chiusa. La situazione venne monitorata minuto per minuto dai tecnici del CAS, Consorzio per le autostrade siciliane, ed il traffico venne deviato sulla corsia lato mare, dove tuttora vige il doppio senso di marcia. Nei giorni successivi alla frana, si svolse un sopralluogo al quale presero parte l’assessore regionale al Territorio, Maurizio Croce, ancora in carica all’ARS, l’Assemblea regionale siciliana, l’assessore alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo, il cui incarico è cessato poche settimane dopo, il 26 ottobre 2015, i sindaci del comprensorio jonico, con in testa il primo cittadino di Letojanni, Alessandro Costa, nel cui territorio ricade la zona interessata dal movimento franoso, ed alcuni esponenti della politica siciliana. Il tutto, però, si risolse in un nulla di fatto ed oggi, a distanza di un anno e tre mesi, la frana è lì, a fare “bella mostra” di sé e a ricordare a tutti, qualora ce ne fosse bisogno, la fragilità del versante jonico della provincia di Messina. I prossimi 26 e 27 maggio a Taormina è in programma il G7. La speranza di amministratori e cittadini è che, con i soldi che il Governo manderà per adeguare il territorio ad un evento così importante, possa sparire la frana sulla A-18 all’altezza dell’abitato di Letojanni.

Che sia qualcosa di concreto, oppure è solo un’utopia? Soltanto il tempo darà le risposte. Intanto, però, il dissesto idrogeologico continua a mietere danni e, purtroppo, anche vittime. Lo scorso 25 novembre 2016, in un pomeriggio caratterizzato da pioggia e vento, è stato ancora una volta il paese di Letojanni a pagare il prezzo più alto. Una valanga di fango e detriti, provenienti dalle montagne, si è abbattuta sul centro abitato. Ingenti i danni alle abitazioni ed alle attività commerciali. La via principale di Letojanni, corso Vittorio Emanuele, venne trasformata in un immenso acquitrino, liberato grazie all’intervento della Protezione Civile, ma soprattutto grazie ai cittadini di Letojanni che, armati di pala e stivaloni, hanno iniziato a spalare il fango per far tornare, il prima possibile, la situazione alla normalità.

L’amministrazione comunale di Letojanni ricorse subito ad interventi di somma urgenza. Purtroppo, come abbiamo già detto, questa volta il centro rivierasco non ha pagato solo dal punto di vista dei danni, ma anche da quello delle vite umane. In zona Silemi, dove scorre l’omonimo torrente, infatti, perse la vita Roberto Saccà, imprenditore letojannese di 74 anni, che non è riuscito a scampare alla furia delle acque. Subito si levò il grido d’allarme e di disperazione dei cittadini che chiedevano opere concrete affinché tragedie del genere non abbiano più ad avvenire. Il 30 novembre 2016, a pochi giorni dall’alluvione, in municipio a Letojanni si svolse un vertice, alla presenza dell’assessore regionale al Territorio, Maurizio Croce, che ritornava dopo un anno, e del sindaco di Letojanni, Alessandro Costa. Presenti anche i primi cittadini di: Giardini Naxos, Nello Lo Turco, Castelmola, Orlando Russo e Mongiuffi Melia, Rosario D’Amore. “Ci sentiamo abbandonati a noi stessi, caro assessore, e chiediamo l’immediato intervento delle autorità competenti per mettere in sicurezza i torrenti e le montagne del nostro territorio. Non ci lasciate da soli”.

Fu questo l’accorato appello lanciato dai sindaci all’assessore Croce, che rispose: “Conosciamo bene la fragilità del territorio della provincia di Messina e vi assicuro che faremo il possibile per metterlo in sicurezza”. Tutto il comprensorio taorminese, comunque, vive situazioni molto delicate per quanto riguarda il dissesto idrogeologico. Anche a Giardini Naxos dove, sempre lo scorso 25 novembre 2016, si è verificata l’esondazione del torrente San Giovanni, da anni monitorato ma mai messo seriamente in sicurezza. Anche nella cittadina naxiota ingenti furono i danni ad abitazioni e negozi. Esasperati i cittadini e l’amministrazione che, come gli altri comuni, vuole fatti concreti e non parole al vento. Dunque, sorge spontanea una domanda: arriverà mai il momento in cui il territorio della provincia di Messina non dovrà più fare paura alla gente perché adeguatamente controllato e reso sicuro? Non ci resta che la speranza.

 

 

Emilia Mazzullo

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