Quando la mafia sopravvive ai mafiosi: una storia “purtroppo” vera

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Il 15 Novembre 2010 muore Giuseppe Mulé, 53enne, malato di AIDS, ergastolano in regime di 41bis, “uomo d’onore”.

Leggo di lui in un articolo del quotidiano messinese Tempo Stretto, che ripercorre scientificamente la vita dell’uomo, del mafioso Mulé, della gavetta, della malattia, della latitanza, del carcere duro. E, ad oggi, 260 commenti appassionati di lettori di ogni estrazione sociale e credo religioso, accompagnano l’epitaffio giornalistico del de cuius, molti dei quali prontamente “moderati” dagli amministratori del suddetto giornale online zancleo. E le opinioni del pubblico censore sulla “buon anima” sono decisamente spaccate in  due categorie: da una parte, col sorriso sulle labbra e il martelletto in pugno, chi condanna; dall’altra, docili nel dolore della perdita, fazzoletto in mano e lacrime amare in viso, chi assolve e piange il defunto. A solidarizzare con quest’ultima fazione, poi, in costante preghiera, ci sono anche gli immancabili onnipresenti fautori dell’assoluzione biblica, quelli che, pur di non giudicare mai, di non schierarsi – e, così facendo, cadere in peccato mortale di superbia – , rimandano la sentenza al Signore nostro Dio, «perché solo lui ha il diritto di farlo, e non noi! E mai noi!».

Non c’è dubbio che leggendo alcune – fortunatamente la stragrande minoranza – delle frasi dedicate al caro estinto boss di Villa Lina, una riflessione profonda del grado culturale della nostra gente prova ad affiorare sulla superficie cutanea dei nostri corpi, cercando violentemente di attivare quella situazione che i tecnici usano chiamare “pelle d’oca”. Kristian apre le danze con un  «pippo muristi da ranni», superato di slancio dal  «anke da morto rimarrai sempre 1 signore riposa in pace» di Alberto; ma entrambi devono rassegnarsi all’incomparabile verve di Salvo mzz, strenuo difensore del Capo e brillante delatore di tutti i «era meglio se non nascevi» e «uno di meno», con una serie terrificante – è dir poco – di commenti: «pippo sei sempre nel mio cuore e nei miei pensieri salvo mzz», «siete tutti una massa di ignoranti parlate cosi e morto xke tutte ste cazzate non glielidicevate in faccia», «pezzi di +++++(“moderato!”)+++++ a tutti quelli ke parlano male del signor mule speroa dio ke vi condannera da morto», «la morte non si augura a nessuno sei un /////(“moderato!”)///// quando il gatto non ce piu surici balla hahahahhh e cosi», «volevo bene pippo era un mio amicone aiutava tante xsone oggi ke e morto tutti lo criticano xke non ce piu sanno solo parlare e dinascosto dietro al pc e minacciano pure me qui nei miei commenti ke sono come lui e se lo sono non mi vergogno spero ke tutta questa gente ignorante ke parla cosi ci rifletta bene xke e gente senza cuore infondo siamo tutti figli di dio ke ke pippo riposi inpace». Ed eccolo il profeta dell’Armageddon pronto a sostenere il Ghedini dei poveri, sotto le mentite spoglie da internauta di unoqualunque e del suo  «invece di parlare e farvi i forti e perbenisti dietro ad un pc, fate solo una cosa. PREGATE che DIO, IL SIGNORE DI TUTTI ABBIA PIETà della sua anima. nn crediate che parlando cosi e avendo dei sentimenti di odio, siate esenti dalla giustizia divina. saremo tutti giudicati. PREGATE E CHE NEL VOSTRO CUORE ENTRI AMORE»; siamo solo all’inizio dell’accesa discussione quando entra in scena “la nipote”, poi svelatasi in Daniela Mulé: «comodo parlare adesso senza conoscere siete bravi a godere nella morte belle parole complimenti vorrei conoscervi uno x uno x sputarvi negli okki» e «penso che tutta questa onesta ansi onestissima gente prima di giudicare dovrebbe cercare innanzi tutto di pensare che dietro a quel mafioso c era un uomo un figlio ed un padre…se nn avete rispetto x lui abbiatelo per la famiglia….e onestissima gente cuor di leone perche’ lo dite solo ora che e’ morto???bigotti dei miei stivali!!!!ORA LASSU’ CE UNA STELLA CHE BRILLA PIU’ DELLE ALTRE….PIPPO MULE’» i commenti.

Spero che anche chi leggerà questo articolo riterrà tutto ciò che fedelmente riporto davvero agghiacciante. Ma non c’è da stupirsi di commenti del genere ad un articolo – senza firma alcuna – che, fra le righe, dietro un velo di carta igienica di obiettività da cronista, cela malamente una celebrazione delle imprese del caro  Pippuzzo “Culu Niru”, dell’uomo che «è passato attraverso le varie stagioni senza risentire di alleanza fra clan, tradimenti, operazioni antimafia e soprattutto superando la fase dei pentimenti di tanti picciotti un tempo fedeli. Mulé è sempre rimasto un uomo di rispetto, temuto ed ossequiato. Non ha mai voluto collaborare con la giustizia nonostante la condanna all’ergastolo 41bis. fino all’ultimo il suo nome è stato sinonimo di terrore soprattutto per commercianti ed imprenditori […]. Ergastolano, affetto da aids, accusato da decine di pentiti, nulla era riuscito negli anni a scalfire la sua tempra e l’immagine di ferocia che si portava dietro». E mentre le mie dita cercano di scongelarsi, noto che le ultime condanne dell’uomo – non del “giornalista”, anche se sono convinto che non gli dispiacerebbero, almeno farebbero anche di lui un “uomo di rispetto” – risalgono al Giugno 2009 ed al Giugno 2010, quest’ultima relativa alle attività estorsive condotte fino al letto d’ospedale prima della morte, l’altra attinente all’omicidio del compagno di cella, nel Febbraio 2006, Salvatore Caruso, a colpi di stampella. Non gli aveva dato la precedenza per andare sotto la doccia. Gli aveva mancato di rispetto.

La famiglia Mulé oggi piange. È morto un padre, un figlio, un compagno, un fratello, uno zio. Un pluriomicida, un mafioso. Funerali celebrativi si sono svolti nel suo quartiere, Dio è davvero pronto a custodirlo e benedirlo. Articoli agiografici circolano su internet, la memoria delle sue gesta, della sua “tempra” sarà conservata per sempre. Il dolore è dolore sempre, ma non Dio solo giudica, l’uomo giudica, l’uomo sceglie cosa essere. La storia giudica, giudica chi sei, cosa hai scelto. Ogni uomo è la sua storia, ogni uomo è ciò che fa, ogni uomo si giudica ed è giudicato. La morte non ha bisogno di rispetto, la morte necessita di verità. I morti sono solo il ricordo di ciò che erano da vivi, Giuseppe Mulé è la salma di un assassino. Fosse stato mio parente forse intimamente avrei pianto, ma non avrei mai potuto sbandierare in faccia alle persone, di fronte alla storia, la sua figura di uomo. Me ne sarei vergognato.

Che Dio mi perdoni per la mia opinione, per la mancanza di rispetto per quest’“uomo d’onore”, per la voglia che mi viene, leggendo che siamo tutti figli dello stesso dio, di sputare contro lo specchio che riflette il mio viso, vedendo nel mio il suo viso. Non basta sperare che gente del genere muoia, il problema è creare una società in cui Giuseppe Mulé non esista più. Da questo punto di vista, le persone alle quali dedicare una lacrima ad un funerale, si contano sulle dita di una mano.

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