Quando non conviene dire ‘mafia’

“Il giornalista, seppur utilizza toni particolarmente forti ed espressioni suggestive, a parere di quest’ufficio, non travalica il limite di critica politica/storica posto che nella ricostruzione della storia del Comune di Falcone richiama fatti da sempre ricollegati al paese nonché problematiche sociali che attengono alla realtà del territorio locale”.

Così scriveva la dottoressa Francesca Bonanzinga, pubblico ministero del Tribunale di Patti (Messina), nella richiesta di archiviazione depositata il 7 febbraio 2013 nei confronti del giornalista Antonio Mazzeo, querelato dal Comune di Falcone (Messina) per un’inchiesta pubblicata sul periodico I Siciliani giovani (n. 7 luglio-agosto 2012), dal titolo “Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona Pozzo di Gotto”. Un’inchiesta che fotografa una realtà sfregiata, violentata, deturpata. Una realtà forse troppo scomoda per essere pubblicamente descritta. Senza mezzi termini, senza filtri o edulcoranti. Ma la realtà, o meglio, la verità paga, e spesso a farne le spese sono quelli che, quella verità, hanno avuto il coraggio di raccontarla. Antonio Mazzeo, quel coraggio, lo ha avuto. E sta ancora pagando per questo. Per aver denunciato e raccontato quella verità fatta di appalti, di asfalto, di sfruttamento agricolo, di dissesto idrogeologico. Di mafia, la ‘signora’ di cui è meglio non parlare.

Il risultato sono accuse e querele, ormai paradossalmente segno distintivo del buon giornalismo, quasi a conferma di aver ‘toccato il tasto giusto’.

Nel caso di Antonio Mazzeo, questo ironico riconoscimento viene confermato dall’opposizione della giunta di Falcone alla richiesta di archiviazione del Tribunale di Patti che affermava, nella persona del pm Bonazinga, che “la critica mossa dal giornalista non si risolve in un attacco sterile e offensivo nei confronti del denunciante, ma in una amara riflessione sulla storia del Comune di Falcone […]. Per tutto questo non sussistono, pertanto, elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio nei confronti dell’odierno indagato per il reato di cui all’.art. 595 c.p. (diffamazione a mezzo stampa)”. Ma non è bastato: lo scorso 8 luglio, il Giudice per le indagini del Tribunale di Patti, dott.ssa Ines Rigoli, ha rigettato la richiesta di archiviazione nei confronti del giornalista, ordinando di formulare l’imputazione a carico di Mazzeo. Il Pubblico ministero ha pertanto disposto la citazione a giudizio per il reato di cui agli artt. 81 e 595 comma 3 del codice penale, fissando l’udienza davanti al Giudice di Patti per il 10 dicembre 2015.

Nel decreto di rigetto della richiesta d’archiviazione il Gip rileva “che la connotazione gravemente diffamatoria del giudizio di disvalore espresso nello scritto rispetto al sindaco di Falcone, Santi Cirella, appare specificatamente confermata dall’auspicio di uno scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, nonché dall’allusione a illecite interferenze nella gestione degli appalti pubblici”.

Ecco che quanto evidenziato dalla relazione della Commissione antimafia su ‘Mafia, giornalisti e mondo dell’informazione’ viene per l’ennesima volta confermato, ovvero che in Italia i giornalisti attivamente impegnati nel denunciare mafie e corruzione subiscono oltre alle ‘minacce tipiche’ anche le cosiddette ‘persuasioni legali’. Fenomeno che ormai può considerarsi routine.

La querela da parte della giunta di Falcone ad Antonio Mazzeo aveva già sollevato scalpore e sdegno nella società civile, provocando una vera e propria pioggia di testimonianze di solidarietà a favore del giornalista.

Social, manifestazioni ed interventi sembrano però non esser serviti.

Noi de ilcarrettinodelleidee.com continuiamo a dichiarare la nostra solidarietà, e lo facciamo pubblicando quanto inviatoci dall’ ‘Associazione antimafie Rita Atria’, alle cui parole non sentiamo di dover aggiungere altro:

“A causa di un’inchiesta, di una verità a volte scomoda, la stampa libera è spesso sotto attacco di querele e minacce non per ottenere rimedio a un torto subito, che qui non c’era secondo il pm, ma per intimorire con lo spauracchio del risarcimento danni chi cerca di raccontare la verità.

L’Associazione Antimafie Rita Atria non si limiterà pertanto a esprimere una mera solidarietà al giornalista Mazzeo – che sarà difeso dall’avvocato Carmelo Picciotto, già legale dell’Associazione – ma è – e rimarrà – al suo fianco in tutte le battaglie per la giustizia, la pace e i diritti civili denunciando in tutte le sedi e in tutti i modi – con coraggio – ogni forma di illegalità, corruzione e infiltrazione mafiosa nella pubblica amministrazione”.

NOI SIAMO CON ANTONIO MAZZEO

Gaia Stella Trischitta