Rap e trap, due generi che stanno invadendo il panorama musicale e che si accostano sempre più a “nuove scoperte” e “nuovi talenti”.
L’ha dimostrato il Festival della canzone italiana: a Sanremo su 24 brani in gara, 10 erano legati a rap e trap, tra cui “Soldi” dell’artista Mahmood, vincitore di questa 69esima edizione. Ma dal palco dell’Ariston, alle polemiche che continuano a perseguitare il (t) rapper Sfera Ebbasta dopo la tragedia di Conegliano, alla vittoria del rapper Anastasio a X-Factor, se la visibilità è molta, tanti sono anche gli stereotipi su mondi e mode musicali che forse semplicemente non si conoscono.
Ne abbiamo discusso con
un giovane rapper messinese. Andrea, 16 anni, ci spiega cosa sono rap e trap,
tra nuove sonorità, testi da approfondire ed evoluzione musicale.
Sempre
più spesso si utilizzano indistintamente termini come rap e trap, qual è la
differenza?
Sicuramente la
differenza principale sta nelle sonorità utilizzate. Si può scrivere un testo
molto impegnato su base trap, genere più in voga in questo momento, con
sonorità più moderne, ricreate al computer, senza troppo campionamento. Il rap
anni ’90 utilizzava molto i suoni campionati. C’è poi stata un’evoluzione a
livello di scrittura. Fino al 2009 se non si parlava di determinate tematiche
non si veniva considerati come artisti rap. Il rap è evoluto. La musica in
generale è in continua evoluzione.
Suoni
e colori differenti, dunque, ma a essere criticati sono soprattutto i testi.
Quanto valore ha per voi ragazzi il testo? Lo stesso Sfera Ebbasta quanto viene
preso in considerazione per i suoi testi?
Sfera Ebbasta è il
rapper più discusso del meno per quanto accaduto ad Ancona. Io lo seguo da
molti anni, lui si è evoluto in accordo al suo stile di vita. Un suo album di
tre anni fa parla di vita di strada, della vita nel suo quartiere nella
periferia milanese…oggi i suoi testi parlano sicuramente di una vita più
agiata, diversa. I suoi testi vengono forse guardati un po’ meno, mentre conta
molto la sua musicalità. Un suo brano si apprende facilmente proprio grazie
alla sua musicalità. Non è un esponente del writing.
Altri nomi sono famosi per quello.
Sempre
in merito ai testi, quanto conta la vera crescita dell’artista e quanto
l’imposizione di “temi” da parte di una casa discografica?
Grazie ai social si sa
anche molto di più sul “dietro le quinte” e posso dire che le
imposizioni da parte delle case discografiche per quanto riguarda il rap, sono
pur sempre limitate, perché il rap nasce e cresce come genere di protesta. E’
una musica libera che affronta anche le tematiche più discusse. Non bisogna
soffermarsi solo su quei testi che vengono etichettati come
“diseducativi”. Anche quando sembra che un testo inneggi alla droga,
in realtà si sta descrivendo parte del vissuto dell’artista. Se faccio quello,
racconto quello. Inoltre bisognerebbe andare a guardare anche quei testi che
trattano temi attuali quali il razzismo ad esempio. Basta andare a scavare e
informarsi.
In merito alla tragedia avvenuta al concerto di Sfera Ebbasta, oltre alle forti
critiche ai suoi testi, una delle maggiori polemiche è stata in merito alla
presenza di ragazzini dell’età di 12 anni nel locale che ospitava la sua serata.
Cosa ci fa un
ragazzino di quell’età in discoteca?
Va ad ascoltare il suo
rapper preferito dal vivo. Segue la sua passione. Questi artisti sono
abbastanza idolatrati, ma non è una cosa brutta che un bambino vada a un
concerto. Certo è meglio se è accompagnato dai genitori, ma quel ragazzino va cantare
col suo rapper, dal vivo, le stesse canzoni che magari canta sul bus ogni
giorno. E’ un’emozione unica che non ha età e non va divisa per età.
Tua
madre spesso ti accompagna a questi concerti. Come incide nel rapporto
genitore- figlio ritrovarsi alle tre di notte fuori dal locale?
Il genitore a fine
serata vede il proprio figlio tornare stanco ma felice di aver fatto qualcosa
per seguire le sue passioni. Secondo me non può che essere un momento
bellissimo. Non può che migliorare il rapporto.
Anche quando ci sono situazioni spiacevoli in cui si tarda molto perché
è l’artista a ritardare.
Altra
idea comune è che spesso il locale faccia ritardare l’artista di proposito per
spingere i ragazzi a consumare alcolici per impiegare il tempo. Hai contezza di
questo?
Non è del tutto vero.
Io ho fatto poche serate, ma in quelle non c’era la possibile di consumare
alcolici per i minori. A Milazzo ad esempio, a una serata, un mio amico ha
provato a chiedere alcolici al bar, e non è stato servito. Non è un incitamento
al bere. Basti pensare che in altri tipi
di serate nel biglietto è inclusa la consumazione gratuita, alle serate rap
invece no.