RATPUS

L’ambiente gotico della chiesa di S. Maria Alemanna si fa scena con Ratpus, secondo spettacolo teatrale della rassegna “Atto Unico” 2014-2015 di QaProduzioni di Auretta Sterrantino e Vincenzo Quadarella con una straordinaria e commossa Carmelinda Gentile, la Beba del Commissario Montalbano, nel ruolo della protagonista Cetty Curfino  mugghieri di Cescu. Si tratta di un adattamento di un testo dello scrittore e blogger catanese Massimo Maugeri ad opera del regista Manuel Giliberti con musiche originali di Antonio Di Pofi, Lidia Agricola firma scene e costumi.

 “ Leggendo l’intreccio di storie dell’alba del millennio di Massimo Maugeri–  afferma il regista Manuel Giliberti- mi ha colpito questa donna del popolo, invischiata in una violenza di rapporti incrociati. Non c’è un femminicidio ma sicuramente una distruzione del femminile” A proposito del luogo di rappresentazione e sulla sua attività a Messina aggiunge: “ Questo è un luogo molto suggestivo che necessiterebbe solo di qualche accorgimento soprattutto acustico per la messa in scena. Torno a Messina dopo tanti anni dopo l’ Hystrione di Mario Luzzi al Romolo Valli nel Maggio del 1989; ho soprattutto esperienza su testi classici ma è stimolante questo approccio al contemporaneo.”   

Ratpus è uno storpiamento che indica una caratteristica della protagonista” ci dice l’autore Massimo Maugeri che per la prima volta vede un suo testo tradotto in scena-“ un aspetto quasi comico della storia che di fatto racconta situazioni drammatiche. La lettera di Cetty è un racconto forte, intriso di disoccupazione, abuso sulle donne. Cetty è vittima e carnefice” 

La lunga lettera monologo di Cetty è un racconto dietro le sbarre rivolto al commissario e quindi al pubblico che scandaglia in fondo in fondo, come ripete ritmicamente la protagonista,  le ragioni di un gesto  omicida senza assolversi e si chiude con la scrittura di una storia di una donna sognatrice e viziata dal gossip che pensa all’importanza di scrivere un libro come Monica Lewinsky che ci aveva costruito una fortuna sopra. Cetty è una delle tante donne che una volta vedova non riesce a sbarcare il lunario e non potendo contare su aiuti leciti, ha infatti urgenza di procurarsi i soldi per il mutuo,  finisce per invischiarsi in una torbida storia all’interno dell’ambito familiare con una toccata a tariffario ad opera del cognato e vendica con il sangue  il disprezzo di Trefiori, politico scassapagghiaru che è buono solo a dilazionare speranze.

“Io penso che c’è l’inferno dei vivi e magari quello dei morti, ma i morti non si devono inchere la panza” sentenzia la donna dostoevskiana che ad un certo punto, avendo di fondo una moralità definita e forte, si sente lei stessa “na diavulazza” perché non riesce ad evitare che il figlio Bastiano vada a mala strada e non sa evitare il compromesso sessuale con il cognato.

Passa dentro i vari setting, mima le scene, cammina nervosamente, prorompe in un pianto liberatorio, si acconcia e si sveste, in una sapiente sequenza ritmica. Le sue minne di donna steticamente bella diventano un po’ il simbolo di un abuso, di un corpo mercificato e non di una vera avvenenza. Un discorso cadenzato e lucido che scava in fondo in fondo nell’emotività di Cetty divenendo a tratti e con urgenza volitivo, dirompente, frenetico e angoscioso.  

Giuseppe Finocchio